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Alteria intervista 2025

La popolare speaker e VJ radiofonica è tornata con un nuovo disco tra Rock più abrasivo e le ballad più introverse

Fuori su VREC Music Label “Nel fiore dei tuoi danni” (la nostra recensione), quarto album di inediti di Alteria, il terzo in italiano. La popolare speaker e VJ radiofonica è tornata con un nuovo disco tra il Rock più abrasivo e le ballad più introverse. Le due anime si fondono alternandosi nella scaletta del disco: momenti più tirati si alternano a brani più rarefatti. Sempre con testi di vita quotidiana dove Alteria mette a nudo le sue fragilità con la sua splendida voce. Stefania è per noi un’amica, e con grande piacere ci troviamo sempre a condividere pensieri e visioni.

“Voglio andare oltre”, il primo singolo uscito prima della pubblicazione dell’album, è quasi un pezzo metal, posso dirlo? Di solito gli artisti quando vanno avanti si ammorbidiscono un po’, cercano di strizzare tutti gli occhi possibili al commerciale. Tu invece, vuoi andare veramente oltre …
Sì, sì, assolutamente. Allora, questo pezzo nello specifico, sì. Poi, ad onor del vero, il disco è come se avesse due facce della stessa medaglia. C’è una parte molto, molto tirata e una parte molto più cantautoriale, perché a 40 anni ho capito che io sono entrambe le cose. Quindi ho l’aspetto super rock’n’roll che mi piace, mi diverte, soprattutto quando poi vado nella dimensione live è proprio il mio. Allo stesso tempo, mi piace moltissimo la parte più introversa, più riflessiva.

C’è sempre Max Zanotti accanto a te!
Sempre. Ci facciamo da specchio, nel senso che c’è il gusto di Max, le idee di Max, magari io gli do un input e lui lo porta avanti, o viceversa, perché abbiamo esattamente lo stesso gusto. Non c’è mai una cosa che lui mi compone che a me non piace e viceversa. Quindi da questo punto di vista ci siamo proprio trovati. Tu cresci, quindi mantenere l’intesa nel tempo con la propria evoluzione, significa che è una vera e profonda intesa. Altrimenti, sai, le strade si separano quando uno cambia un pochino. Però Max, mi ha seguito anche in questa mia crescita, se vogliamo definirla crescita artistica, evoluzione, perché non sono la stessa del mio primo disco. Ma rimango coerente al mio DNA, che non vuol dire che poi faccio sempre la stessa cosa. Però il semino alla base è sempre quello che può poi evolvere e Max mi ha seguito in questo processo. Poi c’è anche un aspetto umano molto importante, cioè per me lui è mio fratello, un vero amico.

Non importa quanto cambi nella vita, quando nasci rocker, resti rocker.
C’è un’anima che ha una certa identità, poi uno cresce, fa esperienze nella vita, integra nuove cose. Però sostanzialmente l’anima ci guida nel come ci si relaziona con il mondo, con se stessi, è una costante, no? Poi, sul piano musicale, in questo disco ci sono un paio di canzoni chitarra e voce, super ballad, super morbide, molto leggere. Però io quando le canto e quando le ho scritte le percepisco rock, che non è necessariamente la chitarra distorta, è proprio un’attitudine.

I tuoi testi non sono mai banali, mai superficiali.
Il disco precedente, “Vita imperfetta” (la nostra recensione) è uscito nel periodo del Covid, quindi non ho avuto molto modo di suonarlo molto dal vivo, quello per me è stato un disco a livello di testi molto denso, molto personale, molto sofferto. La mia reazione dopo è stata proprio allontanarmi dallo scrivere canzoni mie, mi sono fatta quattro anni in giro con una tribute band, niente a che vedere con cose mie. Quasi mi sono voluta un po’ allontanare da quella realtà personale, dai miei stessi pensieri che ho messo in canzone. Quando mi sono decisa di riprendere a scrivere, e ti dico la verità, ho fatto veramente fatica, proprio come se mi sentissi bloccata, non trovavo più le parole. Sì, ho fatto molta fatica come primo passo di partenza, poi grazie a Dio è arrivata l’ispirazione e ho capito che avevo bisogno di andare oltre, un po’ come se raccontasse appunto la scelta a un certo punto di andare oltre a, chiamalo dolore, chiamalo lutto, chiamalo blocco, ognuno ha la sua, ognuno si può identificare nell’oltre in diversi modi.

Quando uscì “Vita Imperfetta” mi raccontassi che uscivi da un periodo molto difficile, personalmente e professionalmente…
Sì, anche se per fortuna ora posso dire sono andata oltre, e sono andata a raccogliere anche quelle che sono state le esperienze degli ultimi due o tre anni e le ho buttate nel disco “Nel fiore dei tuoi danni”. Per chi non ascolta il disco, magari così di primo impatto può sembrare un titolo riferito alla mia persona, che di sicuro di danni continuo a farne anche 40 anni, ma in realtà è il titolo della canzone all’interno del disco che io ho dedicato a mia figlia, che ha 18 anni e che è nel fiore dei suoi danni. Il titolo, perché preso così,  può sembrare una cosa provocatoria, invece è una canzone molto dolce dedicata a mia figlia, mi piaceva molto l’immagine che evocano le parole “Nel fiore dei tuoi danni” e l’ho fatta diventare il titolo.

Ma è bellissimo questo titolo, è geniale! Disco ma anche relativo tour promozionale con molte date. Dal vivo farai tutto l’album, e ci saranno anche pezzi da “Vita Imperfetta” o ancora precedenti?
Farò tutto il disco, sicuramente, ma si potrà ascoltare anche qualcosa del passato. Faccio dischi che posso suonare per intero dal vivo. Mi immagino già sul palco quando compongo, è in assoluto la mia dimensione professionale preferita. Io scrivo le canzoni, faccio i dischi per poi andare a suonare, assolutamente. Che sia in elettrico, che sia in unplugged, è sempre la parte più divertente del lavoro.

In tutti i concerti in agenda ci sarà la band con te?
Assolutamente, siamo formazione doppia chitarra, basso, batteria. La formazione rock classica.

Articolo di Francesca Cecconi

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