
“Outside”, pubblicato da VREC Music Label, è il terzo album di inediti dei Roommates, rock band italiana dell’estremo ponente ligure attiva dal 2012. I componenti sono uniti da un forte legame che va oltre la musica: i “compagni di stanza” sono formati da Davide Brezzo (chitarra e voce), Danilo Bergamo (chitarra e voce), Marco Oreggia (basso e voce), Alessio Spallarossa (già noto batterista dei Sadist). Approfondiamo la genesi di questo nuovo complesso lavoro con il chitarrista David Brezzo.
“Outside” è nato da un’idea, un concetto. Tutti i dettagli, musicali e grafici, si sono sommati man mano o li avete pianificati dall’inizio? Raccontami come avete sviluppato il progetto.
Un disco nasce sempre da un concetto. Ce lo dice anche Pietro Foresti, il nostro produttore: è la fotografia della band in quel momento. Quindi abbiamo scritto una sorta di manifesto: “Chi sono i Roommates nel 2024?” Da lì sono partiti testi, idee, riff, parti ritmiche, che piano piano si sono assemblate. Prima abbiamo curato la struttura generale dei brani, poi ci siamo dedicati ai dettagli. Con Foresti, tra l’altro, abbiamo lavorato un po’ “all’americana”. Ci ha insegnato un metodo nuovo: noi buttiamo giù il grosso, e poi un arrangiatore, Vincenzo Giacalone, lavora con noi per sviluppare l’idea, in linea con il concetto di base. L’illuminazione è arrivata dopo il nostro precedente album in studio, “Roots”, che aveva tinte più cupe; con “Outside” siamo andati su sonorità moderne. Ci hanno ispirato band come Nothing But Thieves, soprattutto il loro disco “Moral Panic”, e anche i Biffy Clyro. Cercavamo un Rock che suonasse fresco e non il solito clichè già sentito.
Quindi avete abbandonato i riferimenti southern rock dei primi lavori, giusto?
Sì, perché come persone e come band evolviamo. Non ascoltiamo sempre le stesse cose e se in certi momenti amavamo un sound più roots, adesso siamo più attirati da certe sonorità rock moderne. Tanto più che ognuno di noi ascolta generi diversi: Alessio ama il Prog Metal, Danny il Folk acustico, Marco spazia su tutto. Poi ci siamo ritrovati con un disco che ci entusiasmava allo stesso modo.
Dal punto di vista dei testi, visto che “Roots” era un concept sui vizi capitali, qui verso quali temi siete andati?
“Roots” era un viaggio dentro di noi, mentre “Outside” è l’uscita verso l’esterno. Le radici sono il punto di partenza, ma ora l’albero cresce e si apre. È un disco che parla del rapporto con il mondo che ci circonda, dell’essere individui ma anche moltitudine. Si esplora come stiamo con noi stessi e come ci relazioniamo agli altri. È un disco sulla libertà di andare “fuori” e vivere: a volte ci esalta, a volte ci ferisce, ma ci fa crescere. Dieci brani che toccano dieci aspetti diversi di questa ricerca.
È una bella crescita, anche se penso che “Roots” sia stato necessario per arrivare a “Outside” …
Sì, senza dubbio. Prima dovevamo scavare dentro noi stessi, poi è arrivato “Outside” come passaggio successivo. Da un punto di vista della registrazione, invece, è stato complesso perché ci abbiamo lavorato durante il periodo Covid. Non potevamo chiuderci in studio nove giorni di fila come per “Roots”, per cui abbiamo fatto un pezzo alla volta, finché non ci convinceva davvero.
Credo che il vostro disco non suoni neanche italiano, a livello di produzione: è curato in maniera maniacale, dal concepimento all’impostazione finale, compresa la copertina che è davvero bellissima.
Grazie! In effetti la copertina è la ciliegina sulla torta. Poi è anche una di quelle immagini che ti incuriosiscono subito: se la vedi su uno scaffale, ti chiedi ma che cos’è? e ti viene voglia di ascoltarlo. Infatti, ti racconto questa cosa divertente: un signore che vende vinili ai mercatini mi ha fatto mettere lì qualche nostra copia. Una nostra amica di Milano è passata, l’ha vista, e si è avvicinata dicendo ih, ma è il nuovo disco dei Roommates! Quindi vuol dire che qualcosa funziona! A far suonare internazionale l’album ha concorso anche il mastering curato da Rich Veltrop negli Stati Uniti, uno che ha lavorato con A Perfect Circle, System Of A Down, Rage Against The Machine. E si sente la differenza.
Album che merita la stampa fisica…
Sì, abbiamo deciso di puntare tanto sul fisico. Il vinile in primis, con in omaggio il cd che contiene due bonus track: ci sono i brani con i featuring ma anche le versioni suonate solo da noi. In più, per chi non ha un lettore cd, nelle prime 100 copie c’è un QR code (stampato su una confezione di caramelle gommose!) per scaricare i file digitali. Insomma, cerchiamo di non lasciare scuse a nessuno. Puoi ordinare tutto dal nostro store online (link su Instagram) o trovarci su Amazon, Mondadori, Feltrinelli.

Ottima strategia. E allo shop avete anche merchandising?
Sì, tutte con il concept grafico di “Outside”, e abbiamo ridisegnato anche il logo Roommates per dargli freschezza. Ci sono t-shirt da uomo e da donna, canotte da donna e pure qualche collanina col nuovo logo. Ovvio che troverete tutto anche al banco merchandise ai concerti.
Molti concerti in arrivo: che scaletta farete? Tutto “Outside” o anche pezzi precedenti?
Dipende dalla durata del concerto. Nei set più lunghi facciamo un mix di brani da tutti i nostri dischi. Cover praticamente non ne facciamo più, a parte “Hung Up” (che però è ormai parte del nostro repertorio). Se invece dobbiamo suonare 40 minuti, diamo la precedenza ai singoli di “Outside”, e qualche estratto da “Roots”.
Io quando voglio ascoltare un album, lo faccio su cd o vinile, odio Spotify …
Eh, infatti questo disco, a differenza di “Roots”, non è completamente su Spotify. Per scelta. Fuori dall’Italia lo abbiamo messo in digitale, come promozione. Ma qui da noi vogliamo puntare sul formato fisico e sui live.
Avete fatto un lavoro di altissima qualità, e spero proprio di vedervi live.
Grazie davvero. Anche per noi questo disco è un passo importante, e in questo momento stiamo puntando molto sui live, perché è sul palco che si vede la reazione del pubblico. Speriamo di macinare tante date.
Articolo di Francesca Cecconi