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Tener-a-mente: intervista a Viola Costa

Anche quest’anno un cartellone incredibile, non solo quantitativamente, ma qualitativamente

Anfiteatro-Vittoriale

Torna nell’estate il bellissimo Festival Tener-a-mente nell’Anfiteatro del Vittoriale, uno dei teatri all’aperto più belli d’Italia. Incontro ancora Viola Costa, la direttrice artistica, per conoscere ancora più a fondo le scelte e anche i segreti del successo del cartellone proposto, che cresce e si evolve anno dopo anno.

Tener-a-mente sta diventando un festival sempre più importante, quest’anno un cartellone incredibile, non solo quantitativamente, ma qualitativamente. Le proposte sono sempre state, sin dalla prima edizione, di altissimo livello, mi sembra però che riusciate a differenziare, a dare veramente sempre di più, qualcosa che possa soddisfare chiunque, sia per gusti musicali che per target di età del pubblico …
Beh, ti ringrazio per questa osservazione perché è sicuramente la conferma di un lavoro che cerchiamo di fare in termini di selezione della proposta artistica, appunto riteniamo che ci sia in qualche modo un’identità nel cartellone, ci sono sicuramente dei fili rossi testimoniati anche dal fatto che ci sono spettatori che arrivano anche da lontano a vedere più di uno spettacolo, più di un concerto, che significa che c’è un gusto in cui alcune persone si riconoscono molto. Però al contempo cerchiamo anche di differenziare, quindi di andare a intercettare i gusti di un pubblico abbastanza eterogeneo, pur, come dicevi tu, di pubblico comunque esigente, nel senso che noi non facciamo una proposta di musica da puro intrattenimento, senza nessun giudizio e solo una scelta di campo, cerchiamo degli artisti che sentano l’urgenza di dire qualcosa, di esprimere qualcosa attraverso la forma canzone, la forma musicale, la forma brano musicale, anche soltanto strumentale. E dentro questo tipo di selezione però cerchiamo di essere eterogenei.

Quest’anno mi sembra che la musica italiana si sia fatta un bello spazio!
Sì, quest’anno c’è anche forse maggior spazio alla proposta di musica italiana, perché è aumentato il numero degli appuntamenti a nostra disposizione; questo ci ha permesso anche di lavorare bene sulla musica italiana, sempre sulla musica d’autore naturalmente.

Francesco De Gregori è già stato da noi, ormai è un po’ di casa, e c’è tantissima richiesta per lui, che propone i suoi grandi successi in quello scenario meraviglioso. Carmen Consoli pure era già stata da noi nel lontano 2017, con una serata di un concerto epico che terminò con un grande vento e un po’ di pioggia, ma soprattutto questo vento potente, e c’era una scenografia con tantissimi fili che venivano di conseguenza mossi dal vento, abbiamo delle immagini splendide del suo abito gonfio di vento, con questi fili che la incorniciano, e il pubblico che come sempre, anche quando viene qualche goccia d’acqua, non abbandona le proprie sedie, anche se in quel caso era proprio il finale del concerto;  è stata una serata sublime. Max Gazzè, pure lui è già stato al Vittoriale nel 2021, l’anno in cui l’edizione è stata più forzatamente nazionale, perché eravamo sotto restrizioni pandemiche, e anche lui è molto molto atteso, è un grandissimo autore e anche un raffinatissimo musicista. Poi quest’anno c’è una proposta un pochino più nuova, anche se ormai artisticamente consolidata, quella di Colapesce Dimartino.

Diciamo che anche l’offerta di musica italiana attraversa forse quasi tre generazioni, manca, se vogliamo proprio essere autocritici, una proposta per il pubblico più giovane, che a volte in questi anni c’è stata, e che quest’anno probabilmente in cartellone non c’è, siamo tornati a una fascia di spettatori dai trent’anni in su. Le proposte comunque sono molto varie, perché ci sono per esempio i Kasabian, passando da Glenn Hansard, che penso sia una delle date più attese, perché nel nostro paese lui ha un seguito enorme. Quindi ce n’è veramente per tutti i gusti, e per molte date siamo già al sold out.

L’anno scorso ho avuto la fortuna di venire per il concerto di Hozier, e devo dirti che oltre al concerto stupendo, quello che mi ha colpito è stato il senso di felicità che c’era tra il pubblico; c’erano persone dai 20 ai 60, ma non si vedevano differenze nel calore, nella partecipazione. C’era veramente un senso di essere in un luogo speciale, al sicuro, dove ci potevamo scatenare, ma sempre nel rispetto degli altri.
Grazie moltissimo per questa testimonianza, per tantissime ragioni, e comunque perché corona proprio il nostro modo di lavorare. Noi diciamo sempre che in qualche modo il nome del Festival, Tener-a-mente, davvero rispecchia il nostro modo di gestirlo. Sarà che il Festival si fa femminile, perché a organizzarlo siamo io e Rita, che è anche mia sorella e socia e si occupa della produzione. Siamo molto sensibili al luogo in cui siamo, e quindi cerchiamo di prendercene cura, di prenderci cura degli artisti, che infatti conservano sempre un ricordo bellissimo, non solo del palcoscenico, ma anche del tipo di accoglienza, del dietro le quinte, di tutta la parte di produzione, e del pubblico, perché se deve essere un’esperienza memorabile, lo deve proprio essere per tutti.

Certo che è difficilissimo andare incontro agli esigenze di ciascuno, ma è quello che esattamente proviamo a fare da molto presto, quindi fin da quando facciamo i primi annunci, con tantissimi mesi di anticipo. La nostra cura è sempre nel rispondere uno per uno chi ci contatta, sui social, via mail, telefonicamente, e mandare tutte le informazioni che riguardano proprio la gestione dell’evento, fare in modo che l’organizzazione della presenza per lo spettatore sia semplice, che quando infine arriva al concerto, come hai ben detto tu, si possa veramente godere appieno l’esperienza.

E davvero il pubblico si intona immediatamente al clima di quel luogo museale e scrigno di bellezza; questo fa sì che ci sia sempre molta sintonia e che il finale di ogni concerto sia una festa. Per me è il momento più emozionante di tutto il lavoro, che per noi dura un anno di preparazione, è quello in cui il pubblico viene in sala, l’artista sale sul palco e parte il primo applauso di calore e di entusiasmo.  Mi emoziono, mi rilasso, ritorno in ufficio, che deve sempre essere presidiato, può sempre succedere che qualcuno del pubblico abbia bisogno di qualcosa. Per noi è importante che l’ufficio del teatro resti aperto per il pubblico finché non è tornato a casa, perché non vogliamo che trovino una serranda abbastata e solo un indirizzo mail a cui scrivere.  Ci mettiamo la faccia e diamo assistenza nella casa di un grande poeta, quindi è un onore e una grande responsabilità.

Immagino che molti degli spettatori non vengano semplicemente per seguire un singolo artista quando c’è, ma tutti gli anni mettano l’occhio al cartellone, ci sia sempre qualche buona ragione per tornare.
Sì, assolutamente. Ormai c’è uno zoccolo duro di fan che ritorna sempre, aspetta con trepidazione negli annunci del festival e si precipita a prendere i biglietti per non rischiare il sold-out. Quello che speriamo è che questo zoccolo duro di spettatori possa diventare così fidelizzato e così fiducioso nella qualità della nostra proposta artistica da poterci permettere in futuro, magari non troppo lontano, anche di fare qualche proposta artistica di artisti un po’ meno conosciuti, perché questa sicuramente è una piaga che affligge il mondo dello spettacolo soprattutto musicale. Quando bisogna ragionare e autosostenersi, le scelte sono libere fino a un certo punto, c’è sempre bisogno di trovare risposta da parte del pubblico. L’Italia è un paese in cui la cultura musicale vera e la curiosità ancora mancano. Speriamo che tutto questo cambi, e che per il Festival si aprano possibilità di aprire le porte alla musica indipendente di qualità.

Articolo di Francesca Cecconi

Il cartellone dell’edizione 2024 del Tener-a-mente: https://www.anfiteatrodelvittoriale.it/biglietti-e-concerti-tener-a-mente/

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