
Mi accingo a telefonare a Torba che di recente ha pubblicato “II” (la nostra recensione). Inizialmente pensavo di prepararmi diverse domande ma ammetto che il disco è stato una sorpresa imprevista. Così, lascio che l’imprevisto diriga la stessa. Scoprirò che la componente “x come incognita” è stata fondamentale per il progetto stesso. Prendo qualche appunto e poi telefono, come fosse una jam e rischiando figuracce, però per questo album mi sembra la maniera più genuina di affrontare il tutto anche per capire meglio questo tipo di processo creativo, un brainstorming dalle tinte elettroniche. C’è poi un’altra questione scomoda di cui parlare: è un lavoro nato durante il Covid: un artista vorrebbe che il suo lavoro venga associato a questo? Molte persone preferiscono non tornare con la mente lì. Me la rischio, perché può essere una domanda fastidiosa, ma vorrei saperlo. Mi risponde questa voce giovane e dalla cadenza veneta direi. Cosa che poi sarà confermata.
Parto con le domande. La prima volta che ho ascoltato il disco, soprattutto nella prima parte, ho percepito una sensazione di rabbia. Qualcosa di spontaneamente rabbioso. La trovi sensata questa percezione?
Be’….sì, devo dire che una parte di rabbia c’è, non so verso cosa o chi, ma sento che c’è. Mi fa strano riascoltarmi, riascoltare il disco e “scoprirmi” di più. Non ho deciso il mood quando ho iniziato a comporlo, non lo decido prima. Ma si vede che la rabbia è andata lì, in qualche modo è uscita fuori.
Quindi tutto spontaneamente …
Anche molto casualmente. Cerco di seguire il flusso e vedere cosa ne esce fuori. Sicuramente ci sento anche io della rabbia ma non saprei dirti perché, è venuto tutto fuori casualmente.
Leggevo che il disco è nato durante il periodo del COVID
Sì, esatto. Avevo la batteria montata in casa, già microfonata. Non avevo un’idea di fare un disco ma di creare dei loop o dei demo, vedere cosa mi veniva fuori al livello sonoro. Poi sono andato avanti, ho avuto un bel periodo di tempo data la situazione che stava accadendo. Parte del materiale è venuto fuori nel primo EP. Parte sempre di quelle e altro materiale successivo sono finite nel disco “II”. Mi piace “collezionare” una serie di demo e di idee e dopo tempo rimescolarle, andare avanti a naso per vedere cosa accade.
La stratificazione dei suoni quindi è avvenuta così. Leggevo poi nel comunicato che hai tirato in ballo il termine “distruzione”: voler distruggere i suoni e ricomporli; un bel concetto
Mi piace molto la degradazione digitale del suono, come si mangia i suoni distesi. I suoni divengono spezzettati, taglienti. Questo tipo di distorsione mi ha sempre affascinato, ne ho usata molto. Ho cercato di partire da cose più acustiche ed eteree e di sfondarle un po’ a livello di distorsione. Poi ne ho preso delle piccole parti o le ritagliavo per montarle in altro ancora. Cerco di avere un approccio abbastanza veloce: se una cosa mi convince la tengo altrimenti la butto o la metto da parte.
Segui il flusso.
Sì, vado avanti finché non trovo che c’è qualcosa di interessante, che so, 5 secondi di loop, e a quel punto inizio a lavorare attorno ad essa, a svilupparla.
Questo disco è stato iniziato nel 2020 a livello compositivo. Ma quando è stato concluso in realtà?
In effetti è passato un po’, a pensarci. Sono terribile con le date. Credo che in realtà sia stato fermo per un annetto.
E dopo ti è venuta la spinta di pubblicarlo? O addirittura eri dubbioso se farlo o meno?
Io sono sempre dubbioso. Non ci credo mai tantissimo. Mi ero anche “rotto” e l’ho lasciato lì. Quando l’ho riascoltato mi ha convinto, “ma sì, pubblichiamolo”, e ho provato anche a suonarlo per dargli una dimensione live, vedere se non mi annoiasse ma mi divertisse in questa veste, insieme a due ragazzi: uno che si occupa di basso e synth e l’altro alla batteria. Ho notato che era divertente e questo mi ha dato anche spinto per dare un punto al lavoro, chiuderlo, anche per liberarmi da questa cosa.
Per sigillare un periodo
Esatto, “sigillare”, tu lo dici anche meglio di me.
No, è che capisco perché capita anche a me, devo chiudere delle cose o restano lì aperte, è una motivazione per andare avanti
Sì. Poi mi sono dato una scadenza, mi sono detto “a tot mese riascolto e vediamo se mi convince”. L’ho fatto e non mi è dispiaciuto
E ora che è passato un po’ di tempo dalla chiusura come lo stai metabolizzando? Direi bene
Sì, sta andando anche meglio di quello che mi aspettavo. Io sono bello negativo, pensavo non gliene fregasse niente a nessuno e mi fa piacere quindi parlarne.
Un disco che merita, credo che molti si sorprenderebbero. Prima mi hai accennato di una formazione dal vivo, basso e batteria giusto?
Mi piace molto che visivamente sia “band” e che il suono sia molto diverso da quello che ti aspetti vedendo una formazione basso, batteria e chitarra. Sono super nerd su queste cose, per preparare il tutto tra midi, loop etc.
Stai pianificando dei live?
Mi sta aiutando un’agenzia di booking. Al momento abbiamo pensato a una data release qui, vicino Vicenza. Alcune date sono state prese ma ora vediamo
Piccolo spoiler di interesse personale: verrai anche a Bologna?
Sono stato da poco, qualche mese fa al Covo in apertura ai Föllakzoid. Mi piacerebbe ritornarci. Magari vediamo in primavera.
(Passiamo alla domanda scomoda). Durante il periodo del covid personalmente non ho sentito spesso delle produzioni esaltanti, sarà anche la difficoltà di interazione tra artisti o altro, idee isolate e non sempre completate in catena, come di solito, in una miscela fisica. Tu hai però tirato fuori un disco molto diretto, sostenuto, bello. A lungo andare però vuoi che venga ricordato come un disco legato a questo particolare periodo storico o che se ne distacchi?
Preferirei che si staccasse. Il covid mi ha dato il tempo e la noia per mettermi a lavorarci su. A livello emotivo il disco rappresenta qualcosa che ho dentro e che va al di là della reclusione. Credo che il covid sia stato più influente come tempistica.
Ho notato, e credo sia assolutamente voluto, che il disco sembra composto da due parti: spezzatoto dal brano “Interlude”, la prima è più carica e la seconda quasi più ambient. Vero?
Ora che il disco è uscito ho notato che mi capita di parlarne. Per me è stato abbastanza naturale, noto la differenza di sonorità. Mi sono chiesto anche io che strada seguire ma mi venivano fuori entrambi i mondi, mi rappresentano entrambi anche se sembrano opposti. Ho pensato fosse bella questa dualità, una più club e una più riflessiva. Un po’ come il lasciarsi andare seguita dalla parte del rimorso
Ahahah, il “rimorso side” del disco!
Ahaha, sì. Sono impulsivo e riflessivo. Sono impulsivo e poi ci penso e me ne pento. Parlandone ora con te e scrivendo per altre interviste mi sono reso conto che mi rappresenta bene.
Sono due lati che si legano bene. Uscirà anche in vinile? Parlando di dualità e doppi lati…
Al momento solo in digitale, poi vedremo
Progetti per il futuro? So che il disco è uscito ora, ma come mi dicevi era lì da un po’. Ti sei già messo a lavorare su qualcosa di nuovo?
Sto continuando sempre a registrare, anche con il telefono, idee, suoni strani. Fatalità che in questi giorni non c’era nessuno in studio e ho giocato con i synth. Non so se tenere lo stesso approccio di questo disco o farmi aiutare da qualche batterista ad esempio. Qui attorno è pieno di musicisti pazzeschi. Pensavo anche a qualcosa di acustico ma questo è il trip del momento.
Mi fai pensare, parlando di acustica e accostandoti all’elettronica, a un disco di Craig Armstrong, “As if to nothing”, dove miscela il calore di un’orchestra con dell’elettronica. Chissà che non ti accada qualcosa di orchestrale in questa ricerca
Sarebbe bellissimo. Come doti musicali sono portato più per i suoni che a livello compositivo e melodico; mi trovo a fare a volte “due accordi” quindi orientare un’orchestra la vedo dura. Mi stavo ascoltando anche i Liars di “Drum’s Not Dead”, un disco tutto fatto di ritmi di batterie, tagliati strani. Sarebbe figo farla come cosa. Ma anche questo è un trip di questi ultimi due giorni quindi chissà.
In chiusura: un disco o dei dischi che consiglieresti? Anche storici
Disco storico. Non facile. Ascolto tanta roba che non c’entra niente, non ascolto tantissima musica, non abbastanza e quando lo faccio magari ascolto i The Beatles per due mesi ad esempio. Sto rivalutando, nei momenti di produzione, anche il mondo degli Strokes o gli MGMT come tipologia di sonorità e vocalità, ma non c’entra molto con quello che faccio io.
Del resto avevo letto che Norah Jones fosse in realtà una metallara come ascolti personali. Deriva tutto da tutt’altro
Di recente ho ascoltato molto anche un po’ di Kanye West o Kendrick Lamar
Bravo,lui, Kendrick Lamar
Loro in realtà a livello di libertà sono da ascoltare: mettono dentro della roba che apparentemente non c’entra nulla ma che invece funziona bene
Nominando Kendrick Lamar mi fai pensare anche a Childish Gambino, li ho conosciuti nello stesso periodo
Lui è pazzesco, sto ascoltando anche Slowthai. Mi piace questo giro di… roba molto libera. Con tutta quella quantità di produttori che mettono dentro sono sempre freschi, mai ripetitivi.
Cosa pensi di un gruppo che sta andando, i Fontaines D.C.?
Credo che per l’ultimo disco hanno sentito il profumo della “graniglia” a livello di scelte fatte. Ci sono dei pezzi molto fighi, una mi ricorda una canzone dei Cure, forse attingono a delle cose. Mi piacciono ma preferivo il penultimo all’ultimo.
Skinty Fia, è stato storico…
Sì, era bellissimo. Poi questo modo di cantare quasi monotono, come stile voluto; senti che sa cantare anche diversamente ma mantiene questo stile. I video poi sono bellissimi.
Parlando di pubblico, mi hai fatto pensare a un concerto che abbiamo visto, quello dei The KVB (qui la recensione) quando sono venuti a Bologna
Sì, sì, li ho conosciuti a Londra una volta
Due ragazzi giovanissimi. Mi ha stupito che il pubblico era molto più grande di loro. Hanno attirato molto del pubblico new wave e elettronico. Tu che pubblico ti aspetti? Entri su un palco di un locale e…bum! Chi ti aspetti?
Spero che ci sia qualcuno intanto!
Ci saranno…
Non so. Sono stato molto nel giro goth ma non è che fossimo dei corvi o dei darkettoni in generale, anche con i Soft Moon. Mi aspetto gente un po’ goth ma non credo di vedere tute di latex. Credo sia molto trasversale. Dal vivo la percezione è sempre abbastanza diversa, del disco, suona tutto più “strumentale”.
Questo album te lo immagini anche all’aperto oltre che nei club?
Immagino più una stanza piccola con impianto grande, più da club. Ma se dovesse venire fuori una data all’aperto perché no. Nel mio immaginario comunque, penso ai club.
Dai, spero di vederti da queste parti allora!
Ciao, spero anche io di passare di là!
Articolo di Mirko Di Francescantonio