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Andy Timmons live Villafranca (VR)

Un buon concerto di chitarra è sempre capace di regalare emozioni vive

Si torna all’Esoteric Pro Audio Theater di Villafranca (VR) il 23 febbraio per una delle date del mini tour del chitarrista, originario dell’Indiana, Andy Timmons, 61 anni alle spalle, creatore di una discografia affascinante, formata da 10 album solisti, che si porta qui in provincia di Verona un pubblico di tutto rispetto. Appassionati, giovani studiosi delle sei corde, donne (poche) e uomini (tanti) cultori della buona musica che qui, in casa di Mirko Marogna, il padrone di casa di questo gioiello di locale, dove l’audio è semplicemente straordinario e perfetto, arrivano da ogni luogo, California compresa. Siamo qui a Verona, la città dell’amore – mi dicono all’arrivo – e siamo qui anche per vedere Timmons, un gigante.

Lui, Andy Timmons, già chitarrista dei Danger Danger, si aggira all’ingresso sereno. Buonasera, ben arrivato, mi dice, con il garbo di un lord. Allo stupore del momento segue la consapevolezza che qui, a Villafranca, lo stile portato avanti da Marogna è così: genuino, sereno e alla buona, senza però far venir meno la qualità dell’offerta culturale. Consiglio di tener d’occhio il sito, anche perché è dotato di un ottimo servizio: quello di poter scaricare, con un click, il calendario sul device che si utilizza.

Andy Timmons non si fa attendere. Dopo l’esibizione di Andy Martongelli, virtuoso delle sei corde, che ha scaldato il pubblico con pura energia Heavy/Rock, Timmons sale sul palco accompagnato da Mike Daane al basso, e Rob Avsharian alla batteria. Martoncelli, che ha eseguito quattro brani dalla sua produzione discografica, ha però creato un’attesa che, di fatto, Timmons, già nella Jam iniziale, ha infranto.

In sintesi, il concerto di Timmons è stato molte meno heavy, e veloce, di quanto Manrtoncelli ci ha fatto sentire nei minuti a sua disposizione. Un contrasto che, quanto meno all’inizio, ha forse penalizzato un poco il ricordo della comunque interessante esibizione del chitarrista italiano.

La sacra trinità, incarnata dalla band di Timmons, fa subito capire che, se anche non ci saranno eccessi, siamo comunque al cospetto di un maestro della melodia, delle tranne morbide e che non vuole in nessun modo stupire con la velocità, e tanto meno con il virtuosismo fine a se stesso.

Il concerto, esaurita la Jam di riscaldamento, si apre con “Super’70” e “Pink Champagne Sparkle”, brani del 2015 dall’album “That Was Then, This Is How”, disco dal quale Timmons eseguirà molti pezzi, lasciando quasi volutamente da parte l’ultimo lavoro “Recovery”, del quale invece sono poche le composizioni eseguite. Timmons fa capire subito che la serata sarà a tinte rock, con poco Blues, e ancor meno Funk, sonorità che erano presenti nel lavoro del 2022, “Electric Truht”, dal quale prenderà solo “Take Me With You”, ma solo nel finale.

Tre sono gli omaggi che hanno strappato grandi applausi. In primis, “Elegy For Jeff”, in ricordo di Jeff Beck, composizione che si apre con un’inattesa lentezza che, almeno nella prima parte dell’esecuzione, ricorda più lo stile di Gilmour che quello di Beck, ma è solo un abbaglio. Tutto il seguito è infatti un vero omaggio allo stile di Beck, con rimandi ai grandi classici di “Beck-Ola” e “Truth”.

Il secondo omaggio è ai Beatles, con “Strawberry Fields”, dove si esalta anche la batteria di Rob Avsharian. Un’esecuzione che strappa applausi, e che profuma di psichèdelia, senza però esondare mai nel manierismo. Anzi, a tanti questa esecuzione ricorda, in parte, l’incipit dell’Hendrix che omaggia quel disco capolavoro che è “Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band”. Il mio manager mi ha chiesto un pezzo dei Beatles, e di questo album… credo che “Strawberry Fields” si addica alla mia chitarra, e a questa serata, ricorda prima di lanciarsi in quel pezzo.

Il terzo momento è dedicato ai Queen con “Bohemian Rhapsody” che, però spinge il pubblico a cantare, con un effetto karaoke che è dovuto, visto che Timmons, qui, e solo qui, si limita a un’esecuzione troppo scolastica e scontata. Peccato, ma comunque strappa applausi, tutti cantano, e c’è spazio anche per un gioco di luci stile disco-balera.

Il resto del concerto, per quanto riguarda la prima parte, è energia pura, a partire da “Winterland”, composizione che si apre con un giro lento di accordi, per trasformarsi in una lunga cavalcata, esaltata anche dalla parte ritmica del basso di Mike Daane. “Deliver Us”, dal capolavoro “Resolution” del 2015, porta il pubblico in un’atmosfera rock, a tinte forti, con sonorità che richiamano i grandi temi sonori d’oltreoceano. Il pubblico si esalta, anche perché a seguire c’è “Helipad”, sempre presa dallo stesso album, e che rafforza il muro sonoro di Timmons, sostenuto da un ottimo impianto che ne esalta i passaggi, anche quelli tirati al fondo del manico della sua sei corde.

“Electric Gypsy” e “Cry For You” chiudono un set decisamente intenso, nel quale Timmons ha saputo regalare emozioni senza bisogno di eccedere. Una presenza scenica composta, mai di troppo, ma capace di esaltare il pubblico con la sola forza della musica. Complice anche una band rodata, che sa bene quando essere di supporto, come in “Winterland”, o in apertura di “Helipad”, con un giro di batteria davvero esaltante, o il giro di basso, in solitario, di “Firenze”.

La suite finale, e l’esecuzione fra gli applausi del classico, atteso da tanti, “Electric Gypsy”, allungata molto più che nella versione originale, è la sintesi perfetta di uno show che ha oscillato solo ed esclusivamente fra le tante sfumature del rock, senza alcuna concessione ad altro genere, e che proprio per questo ha strappato applausi dall’inizio alla fine. “Cry For You” ha chiuso di fatto il concerto, e Timmons a spinto il brano a una velocità crescente che ne ha esaltato la matrice rock made in USA, perdendo così quel mood morbido che la caratterizza nel disco.

Timmons, insomma, non delude, anzi. Ci ha ricordato che un buon concerto di chitarra è sempre capace di regalare emozioni vive, perché il chitarrista resta sempre il ruolo principe nella musica contemporanea. Se poi, come nel caso di Timmons, siamo in presenza non tanto di una mano lenta, quanto di una mano che sa dosare, in modo giusto e corretto, gli ingredienti, allora la magia è davvero buona.

Che Timmons non sia fra gli dèi del genere poco importa, perché spesso è anche fra i comuni mortali che si annida bellezza e perfezione. Ben dosate, pur se non in brani memorabili, come nel caso di Timmons.

Articolo di Luca Cremonesi, foto di Roberto Fontana

Set list Andy Timmons Villafranca (Vr) 23 febbraio 2025

  1. Jam
  2. Super ’70
  3. Pink Champagne Sparkle
  4. Winterland
  5. Elegy For Jeff
  6. Deliver Us
  7. Helipad
  8. Strawberry Fields
  9. Welcome Home
  10. Firenze
  11. Take Me With You
  12. Bohemian Rhapsody
  13. Mike Solo Piece
  14. Electric Gypsy
  15. Cry For You
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