
15 gennaio, Firenze. Stasera sul palco del Glue Alternative Concept Space un doppio live, con due band che sono anche amiche, e che hanno in precedenza già suonato insieme: gli Auge, gruppo di città, e I Fiumi, superband a noi nota già dall’uscita del loro album omonimo (la nostra recensione). Entro nella sala, dopo aver sudato per ottenere la tessera del locale, e forse è ancora un po’ presto: tra chi deve ancora arrivare e chi è fuori in attesa del set, la stanza deve ancora riempirsi. Mi dirigo al tavolo del merchandise dove incontro il cantante degli Auge Mauro Purgatorio, compro senza esitazione il vinile del nuovo album “Spazi Vettoriali” (la nostra recensione), che andranno a presentare, ma so già bene il loro sound spazia su molti generi e che avrò sorprese.

Dopo aver atteso l’arrivo di buona parte dei partecipanti, la serata può avere finalmente inizio. Attaccano gli Auge con il brano di apertura del disco “Icaro”, una traccia che subito definisce l’atmosfera e ci porta immediatamente nel loro mondo: synth post-apocalittico, guidato dal cantato narrativo di Mauro, e successivamente accompagnato dal resto della band.

Niente da fare, bastano i primi quaranta secondi per stamparmi un sorriso in faccia. Questo pezzo introduttivo è trascinante e lento, descritto da una batteria semplice, accordi di chitarra aperti e leggermente distorti, linea di basso sensuale, e liriche che esplodono in un ritornello esemplificativo del Mito di Icaro: anche tu, spettatore, ti senti di volare, con la consapevolezza di avere due ali fatte di piume e tenute insieme dalla cera, che inevitabilmente si scioglieranno con il calore del sole.

Il live continua con il brano “Ero lì”, e il pubblico inizia a sentirsi comodo. Difatti con questo pezzo ci sentiamo più liberi di muovere: la traccia dà una sensazione di speranza, il ritornello è incalzante, con riff e lick di chitarra taglienti, per poi concludere in un finale dominato da un arpeggio di synth che man mano diventa sempre più minaccioso e distorto.

Segue “Firenze”, il primo singolo pubblicato per l’arrivo dell’album. L’apertura e le strofe trip-hop mi rimandano a sonorità degne dei Massive Attack, che vengono poi spazzate via da un ritornello di condanna verso la città in cui ci troviamo: Firenze ha ucciso la New Wave, Firenze is not UK!

Il frontman adesso presenta “Lei”, il secondo singolo a promozione del disco, e ci racconta di colei che è forte, autosufficiente, determinata, ma che porta con sé un peso troppo grande per non essere condiviso, e finirà per, come suggerisce Mauro, lasciare la fune, e il funambolo cade. Vengo attratto da una progressione di accordi e una ritmica molto interessante; tuttavia, il pezzo è abbastanza semplice e la struttura omologa ai precedenti.

Sul pezzo seguente, “Maestrale”, il Glue viene scosso da dei bassi enormi che persistono per tutta la durata della canzone, forse a causa di qualche errore di equalizzazione da parte dei fonici, ma nonostante l’iniziale pesantezza, compongono un personaggio attivo piacevole in quel momento. Anche in questo pezzo gli Auge ci colpiscono con un altro finale psichedelico, sfruttando sempre la solita formula ormai caratteristica: batteria che abbassa la dinamica con tocchi morbidi su ride, rullante e cassa, e synth distopico che echeggia in tutto il locale.

Di tanto in tanto mi distacco dalle loro sonorità e mi concentro sui membri del gruppo, e una cosa che mi soddisfa molto è vedere come tutti i componenti, durante la performance, rimangano quasi incantati dai loro stessi strumenti: entrambi il chitarrista e la bassista, come il pubblico, si lasciano trasportare da questo flusso perpetuo, rendendo così il loro live ancora più veritiero ed entusiasmante.

Arriva “Perdersi”, questo pezzo si apre con degli accordi e un giro di basso enigmatici, per poi sfociare in una strofa pulita senza distorsione, chitarra che sfrutta un effetto tremolo, e un cantato dolce e con armonizzazioni che corniciano perfettamente la voce del cantante. La sensazione che trasmette il pezzo e la similitudine di tonalità, portano Mauro a inserire sul finale due versi dal brano degli Alice in Chains “Angry Chair”, facendomi brillare gli occhi per la citazione e per il modo in cui i versi si incastrano perfettamente con le loro note.

A seguire “Gravità”, pezzo che, riprendendo il testo, Ti schiaccia al suolo, condito da cori femminili che sposano il timbro di voce del frontman, e poi “La Teoria”, definito dalla band come Il nostro manifesto e caratterizzato da una dinamica stanca e poco movimentata, dando spazio alle liriche.

Ci avviciniamo alla fine del live degli Auge, e il chitarrista accorda lo strumento in drop D per suonare il brano “Ognissanti”, con ottime combinazioni di ritmiche da parte del gruppo e grande criticismo nel cantato, e con la sua conclusione giungiamo all’ultimo pezzo. Il brano conclusivo è “Universi”, ed è la perfetta chiusura per il set: il basso si intreccia perfettamente in armonizzazioni con la chitarra, e insieme alla voce, ci regalano una strofa magica, poetica, e un assolo di chitarra non basato su tecnicismi, ma sull’espressività, riassumendo l’essenza di ciò che questo live è stato.

Gli Auge ringraziano il pubblico, che sembra aver apprezzato a pieno il lavoro presentato, scendono dal palco e raggiungono il banco del merchandise. Ovviamente non spreco tempo e corro a congratularmi con la band, i quali membri sono stati circondati da vari amici e conoscenti con la mia stessa intenzione. Il concerto ha raggiunto tutti, l’ambiente era adatto e anche gli Auge sono sembrati contenti di esser riusciti a trasmettere il concetto dietro a “Spazi Vettoriali” davanti a un pubblico.

Il cambio palco è veloce, e stiamo per assistere al live dei I Fiumi, un supergruppo: il chitarrista è lo storico Xabier Iriondo, riconosciuto soprattutto per la sua militanza negli Afterhours, al basso abbiamo Andrea Viti, ex-membro del gruppo precedentemente citato e fondatore dei Karma, il batterista è Diego Galeri, presente a lungo nei Timoria, e alla voce c’è Sarah Stride, versatile cantautrice indipendente.

Finalmente è il loro turno, e non appena gli artisti approcciano i propri strumenti, veniamo travolti da questo Hard Rock melodico pervaso da un’alta saturazione dei suoni, riff elettrici e bizzarri, line di basso tecniche e definite, una batteria con ritmi squadrati e che fa grande utilizzo dei floor toms, e una voce che, nella sua soavità, fa da collante e indirizza perfettamente il sound verso chi si trova sotto al palco.

I Fiumi stravolgono l’atmosfera ipnotica e magica instaurata dagli Auge, e tirano fuori il meglio dal pubblico. Dall’essere fermo, attento e incantato dalle sonorità della prima band, il pubblico adesso capisce di avere l’occasione per lasciarsi andare, e muoversi con il gruppo.

Da ricordare “La Festa”, il quale a mio avviso è stato uno dei pezzi più divertenti in scaletta, oppure “Caterpillar”, pezzo meno intuitivo con progressioni meno familiari all’udito, per poi passare a brani come “Sulla peste”, una ballad travolgente che spezza il ritmo tenuto dal gruppo fino a pochi secondi prima.


I Fiumi si distinguono per la loro sperimentalità e compattezza. I virtuosismi della chitarra fuoriescono grazie all’ampio utilizzo della leva del tremolo, o di pedali quale il morelliano whammy, e fuzz, sempre pronto per friggere l’amplificatore. Anche il basso non manca certo di creatività, trova sempre lo spazio per aggiungere quella nota insolita ma determinante, e in pezzi come “Sulla peste” sfrutta la tecnica gli accordi plettrati per compensare l’acutezza delle note della chitarra.


La cantante doma con maestria il palco, ha carattere, e non ha paura di osare grazie anche ai musicisti che la circondano, tra i quali un batterista che è una colonna ben salda, abile nel centrare con le bacchette il tema del pezzo e a far saltare chi ha davanti.


Il set si conclude, dopo un bis altamente richiesto dai fan, “Il Dono”, e anche I Fiumi abbandonano contenti e sudati il palco.

La serata ci ha regalato emozioni altalenanti grazie a questi due gruppi che combinano alla grande originalità e talento, l’aria respirata era fresca di novità e di gente contenta di aver trascorso una serata fuori casa all’insegna della musica alternativa.
Articolo di Luca Colligiani, foto di Francesca Cecconi
Set list Auge Firenze 15 febbraio 2025
- Icaro
- Ero lì
- Firenze
- Lei
- Maestrale
- Perdersi
- Gravità
- La Teoria
- Ognissanti
- Universi
Set list I Fiumi Firenze 15 febbraio 2025
- Muta
- Questi Giorni
- In Fondo all’Incendio
- La Festa
- Caterpillar
- Sulla peste
- I Fiumi
- Quello che Serve
- Quanto più rumore
- Non Dorme
- Perdoniamo Caino
- Il Dono
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