Irene Buselli. Anna Castiglia. Rossana De Pace. Valeria Rossi, in arte Cheriach Re. E infine Francesca Siano, meglio conosciuta come Francamente. Queste cinque talentuose cantautrici sono le fondatrici del collettivo Canta fino a dieci, che durante la serata del 8 ottobre ha scaldato gli animi del pubblico presente nello storico locale torinese Hiroshima Mon Amour, uno dei tanti eventi organizzati nella città sabauda dall’organizzazione di Reset Festival durante questo tiepido inizio di autunno.


Canta fino a dieci è, nelle parole delle cinque musiciste, un collettivo transfemminista, che al motto di ci contiamo per contare, mira a combattere le discriminazioni di genere in ambito artistico e non. Il progetto nasce nel novembre del 2020 quando, con il brano “Fuori posto”, le ragazze lanciano una protesta atta a sensibilizzare l’opinione pubblica contro le restrizioni imposte verso gli spazi di aggregazione culturale durante il secondo periodo di lockdown: cominciano così a esibirsi nella metropolitana di Torino, unico spazio in cui la musica e i messaggi che porta con sé potessero ancora avere qualche possibilità di arrivare agli orecchi del pubblico in quei difficili mesi di pandemia.


L’iniziativa attira l’attenzione di diverse testate, le quali però ne spostano il focus, dalla protesta verso l’impossibilità di diffondere la propria arte all’unione delle forze delle cinque artiste, che a fine lockdown decidono così di far diventare il progetto un megafono amplificato dalla forza dell’insieme, in grado di diffondere con più efficacia la loro musica e, soprattutto, di richiamare l’attenzione sui temi che stanno a cuore al collettivo: il ruolo della donna nell’industria musicale, spesso sessualizzata e ritenuta non alla pari dei corrispettivi maschili, e di conseguenza l’entità del gender gap.


La serata sembra possedere il mood rilassato di una festa a casa di amici fin dall’ingresso nel grazioso cortile antistante il locale, dove capannelli di giovani – e non solo! – sono impegnati a chiacchierare trangugiando birrette e scherzando gli uni con gli altri, con qualcuno impegnato a rollare una sigaretta e qualcun altro che abbraccia affettuosamente gli ultimi arrivati. Questo feel quasi casalingo proseguirà anche durante il concerto, con le Canta fino a dieci impegnate a scambiare continuamente battute tra loro e con il pubblico, mentre il palco è occupato dal via vai di guest stars invitate ad esibirsi insieme alle cinque fondatrici.

Alle ore 22 le luci si spengono, e un’enorme, coloratissima fetta di anguria stilizzata, accompagnata dalla scritta “Free Palestine”, appare alle spalle del palco, sul quale poco dopo salgono, tra gli applausi e le urla di incitamento dei presenti, Anna, Rossana, Irene, Francamente e Cheriach Re: giusto il tempo di imbracciare la chitarra acustica, che la De Pace apre il concerto guidando le quattro colleghe tra le armonie del suo brano “L’alternativa”, caratterizzato da un vivace strumming quasi Flamenco e dall’intreccio raffinato di voci delle artiste.


Dopo le presentazioni di rito, è il turno di Anna Castiglia di prendere il ruolo di cantante solista, la quale approfitta dell’occasione per presentare un brano inedito, dall’esplicativo titolo di “Scema”, scritto dopo una conversazione avuta con il padre riguardo al proprio look eccentrico: si tratta di un invito a vivere la propria vita anche quando le scelte fatte non corrispondono appieno alle aspettative dei genitori, con le quattro voci di accompagnamento che sul finale si alternano nell’urlare la parola Scema! verso la Castiglia.


È il momento di introdurre la prima ospite: si tratta della giovane cantautrice torinese Selli, all’anagrafe Selene Greco, la quale sventola con orgoglio una bandiera palestinese tra gli applausi di approvazione del pubblico. Il brano che sceglie di eseguire è “Alberi senza foglie”, una delicata ballad a tempo di valzer che mescola le atmosfere intime del testo con sonorità prettamente indie pop, accompagnata dalle voci della platea impegnate a cantare insieme all’artista il ritornello della canzone.


Per la successiva “Radici”, brano scritto dalla musicista italo-brasiliana Sirlene, si siede sullo sgabello della batteria Roberta Russo, voce e anima del progetto Kyoto (qui la nostra intervista), mentre l’autrice impugna il basso, con il quale inizia a snocciolare dei bei riff melodici che ben si sposano con l’atmosfera Funk caratteristica del pezzo, inseguita dai fraseggi della Telecaster di Rossana De Pace.


È ora il turno di assumere le vesti di protagonista per Irene Buselli, che intona la sua “Il palombaro”, accompagnata dai fraseggi puntuali del basso di Sirlene e dai cori armonizzati delle altre ragazze sullo special del brano; la segue a ruota Cheriach Re, la quale introduce con un arpeggio delicato di chitarra acustica “Puchukay”, che esplode sul finale grazie all’entrata in scena della batteria e soprattutto alla potenza emotiva del ritornello cantato all’unisono da tutte le artiste presenti sul palco.
Kyoto prende ora le redini dello spettacolo, guidando, con il potente groove del timpano, le colleghe musiciste in una spettacolare versione semi-unplugged del suo più recente singolo “Sasso”, mentre le chitarre di Anna e Rossana e il basso di Sirlene intrecciano il tappeto sonoro.

Per “Fucina” di Francamente, ritornano ad essere sul palco solo le cinque fondatrici: il pubblico canta il testo parola per parola, accompagnato dagli arpeggi soffusi dell’artista torinese; l’atmosfera che si respira è quella intima di un falò sulla spiaggia tra amici di vecchia data, cosa che risulta evidente anche durante i brani successivi, l’eterea “Così sottile” di Irene Buselli e “La Rochelle”, che vede di nuovo alla voce solista Cheriach Re.

Diamo il benvenuto a una vera istituzione della musica torinese! Così Anna Castiglia introduce sul palco Giorgieness, che travolge con la sua energia tutto l’Hiroshima: “Dicono di me” inganna con un’introduzione cantautorale per poi trasformarsi in un Pop Rock scatenato, trascinato dalla cassa squadrata della batteria e dalla ritmica in ottavi della chitarra.

Un’ironica discussione sul concetto di appropriazione culturale ai danni della Sicilia tra Anna e Francamente introduce “Zagara”, canzone a firma di quest’ultima che in questa versione acustica assume nel ritornello delle movimentate venature ska, mentre la successiva “Decostruire” di Anna Castiglia fa ballare con il suo ritmo latin e, contemporaneamente, riflettere con lo stile di scrittura sempre ironico ma profondo tipico dell’autrice siciliana.

Siamo quasi alla fine: dopo “Vorrei che fosse voglio”, cantata da Rossana De Pace, arriva l’ultima ospite della serata, Sara Santi, che prende possesso della scena per intonare una versione a cappella di “Sentimi sentimi sentimi” della sua band, i Queen of Saba, con le cinque Canta fino a dieci originali impegnate a ricreare il groove del brano con le voci e battendosi le mani sul petto; sul finale si unisce a loro il resto della squadra, finalmente come da copione il numero di dieci artiste contemporaneamente presenti sul palco. Un accorato discorso riguardo all’abbracciare le lotte ed essere marea colpisce intimamente i presenti, che si ritrovano uniti al grido liberi tutti anche in Palestina! in chiusura di serata.

Quello all’Hiroshima Mon Amour è stato uno spettacolo emozionante, ovviamente per la qualità della musica a firma delle artiste coinvolte, ma anche e soprattutto per quella che è l’idea di fondo di tutto di Canta fino a dieci: anche se a volte è una cosa che dimentichiamo, il collettivo è uno strumento potente, che può amplificare enormemente la voce di chi ha qualcosa di importante da dire con il risultato di far arrivare il messaggio a orecchi che, diversamente, non lo avrebbero mai ascoltato. Detta in termini forse banali ma universali, l’unione fa la forza, cosa che queste ragazze, donne, ma soprattutto autrici di talento dimostrano quotidianamente con il loro lavoro. C’è di che prendere esempio.
Articolo di Alberto Pani, foto di Silvia Sangregorio
Set list Canta fino a dieci Torino 08 ottobre 2025
- L’alternativa (Rossana De Pace)
- Scema (Anna Castiglia)
- Alberi senza foglie (Salli)
- Radici (Sirlene)
- Il palombaro (Irene Buselli)
- Puchukay (Cheriach Re)
- Sasso (Kyoto)
- Fucina (Francamente)
- Così sottile (Irene Buselli)
- La Rochelle (Cheriach Re)
- Dicono di me (Giorgieness)
- Zagara (Francamente)
- Decostruire (Anna Castiglia)
- Vorrei che fosse voglio (Rossana De Pace)
- Sentimi sentimi sentimi (Queen of Saba)
