
Il 22 giugno sono saliti sul palco del Beky Bay, sul lungomare di Bellaria (RN), i leggendari Exodus. La band originaria di San Francisco, capitanata da Gary Holt, è tornata in Italia dopo aver riaccolto nelle sue fila Rob Dukes alla voce in sostituzione dello storico cantante Steve “Zetro” Souza. Ad aprire la serata sono saliti sul palco i veronesi The Frog e i casertani Fulci.
I The Frog salgono sul palco quando le luci del tramonto illuminano ancora la scena. Il mix di Punk e Crossover rende la proposta musicale dei due una sorta di “Garage Metal” in cui si ha la forte sensazione di trovarsi di fronte a due amici che dal tempo del liceo hanno condiviso le stesse esperienze e salgono sul palco con la stessa attitudine, rispecchiando quello che è effettivamente il percorso musicale dei The Frog. Francesco Schiavi alla batteria è molto abile a incastonare groove, controtempi e canto, integrandosi alla perfezione con Umberto Patuzzo che col basso tesse trame di melodia e tappeto muovendosi costantemente da un lato all’altro del palco. Il tutto senza mai dimenticare le proprie radici come goliardicamente testimoniato da “Bovolone On Fire” che chiude il loro set.
Da fenomeno di nicchia tutto italiano a band di culto con un seguito internazionale, soprattutto statunitense, i Fulci precedono gli headliner di serata e lo fanno con il loro iconico stile. Durante la loro esibizione dal fondale a led del palco sono proiettate scene di film horror e splatter, con un notevole impatto scenico dato dalla sincronizzazione tra musica e video. Non è certo una novità nel mondo della musica la coordinazione tra proiezione di immagini ed esibizione live, ma in un ambito di genere come quello dei Fulci è sicuramente una perla. L’omaggio totale al maestro del Gore Lucio Fulci, da cui la band prende il nome, è reso non solo graficamente ma anche e soprattutto musicalmente dalla violenza del Death Metal del quintetto originario di Caserta, che per l’occasione si presenta sul palco con Francesco Flagiello degli Across the Sword alla voce in sostituzione di Fiore. Molto apprezzata la scelta della band di lasciare al megaschermo la presentazione dei brani con la semplice proiezione dei titoli con uno stile che richiama la suddivisione dei capitoli di “Pulp Fiction” permettendo così alla band di mantenere un ritmo molto alto senza lasciare al pubblico la possibilità di rifiatare. Quando arriva un momento di pausa è solo perché è ora del cambio palco.
Gli Exodus si mettono alle spalle un periodo non semplice che ha visto a gennaio il cambio alla voce con l’allontanamento di “Zetro” Souza e il ritorno di Rob Dukes. I punti fissi rimangono Tom Hunting alla batteria, Lee Altus alla chitarra, Jack Gibson al basso e ovviamente il frontman Gary Holt, autentico punto focale della band, alla chitarra. La band, originaria di San Francisco ha intrapreso il tour per le celebrazioni del quarantennale di “Bonded by Blood”, e con la title track aprono il loro set. La scaletta però non è incentrata sul primo, seminale, leggendario album della band thrash metal, ma al contrario pesca un po’ ovunque nella carriera della band californiana guardando tanto al passato, con brani tratti anche da “Pleasures of the Flesh” e “Fabulous Disaster”, quanto al presente, con brani tratti dall’ultimo “Persona Non Grata”, senza tralasciare il periodo dei primi Duemila che negli anni dopo la réunion del 2001 ha forse visto la band nel suo periodo più ispirato tra “Tempo of the Damned”, “Shovel Headed Kill Machine” e “The Atrocity Exhibition – Exhibit A”.
Gli Exodus nonostante gli anni che passano mostrano uno stato di forma invidiabile, Holt salta da un lato all’altro del palco con la carica di un ragazzo, Hunting trova anche l’ispirazione per arrampicarsi sopra i fusti della batteria. Il pubblico è letteralmente in visibilio per una band che forse non è mai stata abbastanza celebrata per il contributo che ha dato al Metal rimanendo un po’ all’ombra dei Four Horsemen del Thrash.
Colpisce la carica di Dukes che annuncia i brani uno dietro l’altro come se non se ne fosse mai andato, colpisce la precisione nell’esecuzione dei brani e ancora di più colpisce l’attitudine di Altus che in The Toxic Waltz lascia la chitarra a un roadie e in chiusura di set list invita un giovane fan sul palco facendogli suonare qualche accordo. Verso fine esibizione c’è persino spazio per un accenno del celebre riff di “Raining Blood” degli Slayer da parte di Gary Holt, che rende così omaggio alla sua esperienza con la celebre band in cui ha sostituito egregiamente il compianto Jeff Hanneman, per poi dare il via alla chiusura, esattamente come nell’album “Bonded by Blood”, con Strike of the Beast che fa scendere il sipario sul concerto.
Impressiona come gli Exodus, nonostante occupino un posto di una certa rilevanza tra i capostipiti del Thrash Metal, rifiutano convintamente certi atteggiamenti da divi ma piuttosto cercano di veicolare un messaggio di condivisione e di fratellanza, termine troppo spesso abusato in certi ambienti musicali, nonostante la loro musica e i loro testi trattino tematiche antireligiose, violente o politiche. Ed è così che dovrebbe sempre essere.
Articolo di Francesco Cutugno
Set list Exodus 22 giugno 2025 Bellaria
- Bonded by Blood
- Iconoclasm
- And Then There Were None
- Children of a Worthless God
- Fabulous Disaster
- Brain Dead
- Deathamphetamine
- Blacklist
- Prescribing Horror
- The Beatings Will Continue (Until Morale Improves)
- War Is My Shepherd
- The Toxic Waltz
- Strike of the Beast