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Ghigo Renzulli No.Vox live Bologna

Prima data del tour per il nuovo album “Dizzy” del suo progetto No.Vox

Arriviamo all’Alchemica Music Club di Bologna, è il 1 febbraio e sono circa le 18:30, sperando di non essere troppo in ritardo per accaparrarci i posti davanti allo stage per il concerto di Ghigo Renzulli e il suo progetto No.Vox. Stasera è la prima del tour, “Dizzy”, album uscito da pochi mesi e non sappiamo cosa ci aspetterà nella sua reincarnazione live. Parcheggio, ci fiondiamo davanti alla porta, c’è solo qualche fan al momento. Da dove venite? chiede una ragazza ai fan. Veniamo da Modena o giù di lì – risponde uno di loro. Lo sentite? Sentite che è lui?

Già, lo sentiamo anche noi da fuori: si chiamerà pure “No.Vox” ma il tocco di Ghigo è una voce inconfondibile. Stanno provando. Poi vengo sorpreso da un dettaglio: sento il tema di “Amarcord” di Nino Rota suonata con quell’inconfondibile chitarra rock, come fosse un medley. Su questo ci sarà un approfondimento in seguito.

I ragazzi del club ci fanno entrare accogliendoci con gran sorrisi e cortesia. Siamo solo noi, loro e girato l’angolo dietro la reception Ghigo e la band che suonano durante il soundcheck nella sala ancora semivuota. Non riuscivo a crederci, era lì davanti a noi questa leggenda del Rock italiano. Ci mettiamo seduti su un tavolino del bar ancora chiuso del locale e ascoltiamo. Mi rendo conto che la qualità è alta, i musicisti sono bravissimi e che questo progetto di Ghigo dal vivo è veramente godibilissimo, Rock, puro Rock live.

Un tocco sicuro, che gestisce perfettamente tutto ciò che tocca e che fa, non una sbavatura. Mentre ero seduto lì al tavolino e lo guardavo pensavo a cosa gli avrei chiesto semmai mi capitasse di intervistarlo. Poi penso che il locale è ancora vuoto, che siamo al soundcheck e che questa cosa potrebbe accadere, forse. Così mi annoto, man mano che lo ascolto, alcune domande su cellulare. Cosa sta provando in questo momento della sua vita? Come sta vivendo questo nuovo lavoro? Lo vedo sul palco felice, libero, contento di come le prove stiano venendo e di come tutto si senta.

L’Alchemica ha anche delle sale prova e per uscire devi passare proprio per il palco, così vediamo alcuni musicisti giovanissimi con le chitarre in spalle sostare increduli davanti a Ghigo e la band: stavano provando e si trovano il chitarrista dei Litfiba davanti! Tutti abbiamo avuto almeno un disco dei Litfiba a cui siamo legati. Hanno definito periodi di vita. Non potevo non notare che in uno dei case c’era proprio la scritta della storica band. Un po’ di storia te la porti sempre dietro, un qualche cimelio.

Per essere il primo soundcheck di questo gruppo alla prima serata, direi che è ottimo! Dice soddisfatto Ghigo sia alla band che ai tecnici. Le prove sono finite, lui sta poggiando una delle due chitarre che userà (una è una Fender Stratocaster, l’altra direi una PRS) e in un momento di calma decidiamo di fare uno slancio fuori programma: gli chiediamo un’intervista. I 20 minuti successivi li ho passati a fargli qualche domanda, quelle che mi ero scritto sul tavolino del bar, e lui in maniera molto pacata ci risponde. Strano guardarlo negli occhi, ne ha visti di palchi e incisi di dischi storici, certo, e ora eccolo seduto di fianco a me. (la nostra intervista).

Sono le 21, il pubblico sta gradualmente entrando, molti si fanno dei selfie con il palco alle spalle, un signore porta la sua bimba a vedere lo stage. L’età è molto varia. Avvistiamo Federico Poggipollini, una vecchia conoscenza tra le altre nei Litfiba stessi.

La band entra: Richard Nielsen Cocciarelli alla batteria, Mauro Lallo al basso, Fabrizio Simoncioni alle tastiere (dietro a un Nord C2D e una Yamaha da quel che ho visto) e infine lui, Ghigo Renzulli che imbraccia come prima chitarra la PRS e ci accoglie con “Texana”: lenta come un serpente, la chitarra gratta, la tastiera sibila, le note scendono dal ventilatore di un hotel nella Route 66. Una spolverata di Creedence nell’aria. La chitarra di Ghigo è un flauto, ci chiama. Noi ci siamo, flautista, in questo deserto torrido. Infine, prende il serpente per la coda e conclude. Abbiamo tutti capito a che livello di live ci troviamo davanti: eccezionale, impeccabile e soprattutto suggestivo. 

La mia versione indiana di questo brano, esordisce Ghigo. Il prossimo brano è dedicato a un locale di New York vicino al Village veramente affascinante, il Blues Club che era di BB King dove si è esibito anche Chuck Berry. Se vi capita andateci! “Terra blues” è il secondo brano in scaletta. Riconosciamo Ghigo, il suo tocco come scrivevo è una firma, un’impronta digitale. Le tastiere qui sono una passeggiata, una strada, dove il chitarrista è libero, sta facendo quel che vuole. Impossibile non notare il suo frequente sorriso di soddisfazione.

Cambio di chitarra, si passa alla Stratocaster per “Stroboscopico”. Prende qualche momento per accordarla poi si gira verso i compagni chiamandoli: Compagni di merenda? E i compagni di merenda si scatenano tutti insieme, banchettano sul palco. Gli assoli sono da far saltare, a volte il tutto diventa tutto più stoppato, ci sono pause, sembra un treno annunciato, un treno che sta per arrivare. Ghigo muove il selettore della Fender, cerca il suo ululato. Alla fine del brano il pubblico acclama il suo eroe: Ghigo! Ghigo! L’eroe è felice.

Volevo ricordare che in questa band si suona veramente, senza basi, specifica, garantendo la qualità totalmente live dello spettacolo. Penso ai Queen che in ognuno dei dischi degli anni ‘70 specificavano “No synth!” sui booklet: far sapere del proprio approccio “puro”, al di là dei tempi che cambiano, è importante per molte band della scuola rock. Poi il chitarrista ci parla della successiva, “Strano Fiore”, che ha un che di primi Litfiba nella versione live se posso permettermi; è un meraviglioso lungo assolo e power chord su sentieri di tastiere. Ancora cambio di chitarra, rientra la PRS per i successivi tre brani.

Dovete sapere che c’è una band metal che amo, i Rammstein racconta Ghigo trovando l’approvazione del pubblico (l’Alchemica fa molti concerti sul genere, di conseguenza quel nome è pane per i denti per i suoi assidui frequentatori). Ho trovato un legame con Nino Rota. Ci ho messo due mesi a comporre questo brano, a cercare di fondere queste due cose. Così ecco la suite di Ghigo, una fusione tra “Engel” dei Rammstein e “Amarcord” di Nino Rota con il chitarrista e tastierista a fare da collante. La parte di Rota è emotivamente forte per ognuno di noi a livello di ricordi in qualche modo, è un pezzo che dona tanti momenti e sentimenti se vogliamo contrastanti. Cinema e Metal, i compagni di merenda ci hanno preparato un gran esaustivo spuntino.

Un armonico fischiante introduce la title track del nuovo disco portato in tour, “Dizzy”, dal riff epico e memorizzabile. Ghigo guarda il batterista come per dirigerlo, per un momento. Seguono “Pirati dei Caraibi” e “Traditional”, dal vivo una cavalcata sui mari, degli inni gloriosi, un mood celtico, Ghigo chiama il pubblico con un Eh! alla fine di ogni giro ed esso risponde, diventa parte della band, quando deve. E cosa dobbiamo fare con un marinaio un po’ ubriaco? Lo dobbiamo invitare!” scherza.

Rimonta su la Fender. Come mi piacciono le chitarre che tengono l’accordatura e presenta la band. In “Hermosa” come suggestione siamo sbarcati in un locale latino; l’esecuzione è una danza su un bancone di legno tra cocktail. Ghigo si scambia con il tastierista come lead palco, lo incita con un “vai!”, le note tra chitarra e tastiera si rincorrono. Si diverte, si divertono, come noi.

Vai, maestro, continua il chitarrista rivolgendosi sempre a Simoncioni e “La grande notte” ha un piano molto profondo, è un girotondo molto delicato, c’è chi chiude gli occhi tra il pubblico e si lascia cullare. Ma il Rock arriva nella seconda parte, qui non ci si riposa. Ecco anche “Exotica”, più tribale a volte, western in altri. Ghigo fa musica per postacci da frequentare direi, non importa in quale parte del mondo, sono quelli che accolgono le anime randagie, quelli dove sappiamo che ci si diverte di più a una certa ora e lui li dipinge molto bene. Avrete notato che ci sono alcune parti di “Diavolo illuso dei Litfiba dice. Ricordo all’epoca, chiamai un musicista degli Inti Illimani per comporla. Bei tempi… Il suo ricordo dei Litfiba continua con la successiva “Stella del sud”: C’era anche in “Eutopia” dei Litfiba ma cambiò per diverse vicissitudini. Questa è la versione originale, ci racconta. Scambia qualche abbraccio con il pubblico, poi la band, visivamente soddisfatta, chiude (riprendendo la chitarra PRS) con “La danza di Minerva”, un lento avventurarsi e scoprire, una musica che anche se non ha voce sa narrare, è narrazione.

Non andate via, il tempo che ci cambiamo e scambiano due chiacchiere…e due plettri, saluta Ghigo rimandando al firma copie che ci sarà successivamente. Andiamo via soddisfatti di questo viaggio sonoramente narrato dei peggiori bar del mondo, quelli dove ci si diverte di più, con una colonna sonora impeccabile di un tocco inconfondibile.

Articolo di Mirko Di Francescantonio, foto di Giovanna Dell’Acqua

Setl ist Ghigo Renzulli No.Vox Bologna 1 febbraio 2025

  1. Texana
  2. Terra Blues
  3. Stroboscopico
  4. Strano Fiore
  5. Engelcord Suite
  6. Dizzy
  7. Pirati dei Caraibi
  8. Traditional
  9. Hermosa
  10. La Grande Notte
  11. Exotica
  12. Stella del Sud
  13. La Danza di Minerva
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