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Giorgio Canali live Bologna

A Bologna l’artista ha uno zoccolo duro di fan sempre pronto ad accoglierlo

Vedere Giorgio Canali al Locomotiv di Bologna, come accaduto lo scorso 31 gennaio, è una sorta di tradizione; tante volte è stato ospite nel club dove ha uno zoccolo duro di fan pronto ad accoglierlo – con relative battutine e botta e risposta durante i suoi concerti. Un rapporto confidenziale tra vecchi amici i quali già dalla fila fuori lo chiamano “Giorgione” che, in maniera disinvolta, si affaccia alla piccola variopinta roulette dove si fanno tessere e biglietti, sotto gli occhi disinvolti dei suoi fan di vecchia data ma increduli di quelli più giovani: Davanti a me, ti dico, è qui! dice una giovanissima ragazza al telefono. Lui è così; compare con un bicchiere dal buio, scompare con il bicchiere nel buio.

Martino Adriani

L’apertura del suo concerto è affidata al giovane Martino Adriani che non è di “primo pelo”: ha già all’attivo 4 album e una collaborazione con Pierpaolo Capovilla con il recente brano “Rospo” del 2024. In questo caso lo sentiremo in una veste prettamente acustica e meno ruvida, o poppeggianti in altri casi, rispetto ai lavori in studio. Entra davanti a un pubblico curioso con un look tra l’elegante e il casual, imbraccia la chitarra e inizia con una versione più folk di “Per mezz’ora del tuo sguardo” (da “È in arrivo la tempesta”, 2021) in cui qui il cantato, spoglio della strumentazione originale, risulta meno onirico e nella seconda parte più da elenco mentre invoca la sua Ilenia.

Martino Adriani

Nel secondo brano viene raggiunto sul palco dalla violinista Giulia Chiapponi per “Romantici sul serio”, una composizione che è una promessa e un tramonto: queste sono le tinte. La soluzione chitarra acustica e violino è una cosa che negli ultimi anni sta andando molto nelle band più cantautorali: piuttosto che usare tappeti di tastiera, basi o altro si porta sul palco un altro strumento vibrante e acustico, rendendo tutto più folk e live. Il duo prosegue con “Tanqueray” (da “Occhi”, 2022) aggiungendo un’armonica, un brano che si lega di più al vecchio indie italiano degli anni Duemila.

Martino Adriani

In “Mostri” Martino si presenta al pubblico con un Ciao a tutti, io sono un cantautore e attenzione, sempre dall’album “Occhi” sta per arrivare una delle eredità lasciate all’umanità dal giovane autore: “Radici” è un brano più scuro, maturo, irlandese, un pezzo in cui con il passato non si scherza. Ho sentito dietro di me il pubblico che è stato toccato, ho avvertito un coinvolgimento più caloroso, più sentito, per un pezzo che ha molto in comune con qualsiasi fuori sede (e non): Come gli occhi di mia madre, le mani di mio padre / “Se sono andato via è stato solo per salvarmi. Quanti di noi hanno vissuto questo rimorso: andar via per lavoro, per inseguire sogni, e non poter vedere i propri genitori invecchiare ogni giorno.

Martino Adriani

Sentirsi in colpa di questo e delle proprie scelte nei confronti delle nostre radici. In fondo i Fontaines D.C. hanno scritto “I love you” parlando di questo. Credo che sia la traccia che Martino lascia all’umanità, e qui “traccia” può avere un doppio senso azzeccato. Sempre con spirito folk irlandese, il duo procede con “Ariel”; ma è dedicata alla violinista stessa? Ci siamo chiesti. Il testo sembrava per lei. La stessa ogni tanto butta sorrisi a qualche amicizia nel pubblico venuto per sostenere ovviamente anche lei. La band chiude con “Marlene”, che lui definisce la sua “musa lontana”, dal primo album “Agrodolce: Racconti d’amore tra fegato e cuore” del 2016.

Senza troppe cerimonie e attese Giorgio Canali e la band entrano e attaccano tutto. Canali arriva con due drink chiari in mano. Lo guardo e mi chiedo come sarebbe se un suo live fosse descritto da quel Lawrence Osborne di “Santi e bevitori” e “Cacciatori nel buio”. Al tutto aggiungiamo ancora del pulp, vedi la sfilata di magliette che indossano: leggiamo “merde” su quella del bassista Marco Greco e “Con la pioggia dentro” in quella di Canali.

GIORGIO SINDACO! – urlano dal pubblico. In che paese di merda? – replica rauco il cantante, seguito da un più aulico “bonsoir”.

“Rossocome” (dall’album omonimo, 2002) apre il live con il suo sound ruvido da strada e con assolo noise su quella sua nera, nera chitarra. Il pubblico, un flusso unico, canta insieme al lui il ritornello “fatevi fottere”. Il tempo, a fine brano, di alzare come un trofeo il suo bicchiere e di un Cheers e seguono la trainante “C’era ancora il sole” e “Un filo di fumo” (entrambi da “Pericolo giallo”, il disco che stanno portando in tour, 2023); quest’ultimo suona come un racconto urbano, duro, un lascito quasi paterno al pubblico più giovane: ragazzi andateci piano / se fate vento è finita in cui ogni assolo è il volo libero di un corvo nero. Finale al tremolo e si passa alla successiva “Morire perché” (dal precedente “Venti”, 2020) dal ritornello al flanger: Canali poco prima si scambia un’occhiata con il batterista come per dire c’era questo pezzo, no? Ho notato nel corso del concerto che, leggendo la scaletta ai piedi del bassista, non sempre la successione corrispondeva con gli attacchi improvvisi di Giorgio: credo che il tutto andasse molto a sentimento con la sorpresa degli stessi divertiti membri della band.

Auguri Lella! Prende pausa il cantante rivolgendosi a una parte di pubblico festaiolo e proseguendo: Mi sta colando il naso. Vi passerei il bicchiere ma sono influenzato. Così, più che il momento del climax arriva quello del fazzolettino soffiando davanti al pubblico e ripartendo con “Undici” (da “Undici canzoni di merda con la pioggia dentro”, 2018). Il mio dubbio che la scaletta stia andando a braccio diventa più consistente quando leggo, sempre sotto i piedi del bassista, che il brano successivo doveva essere “Aléalé” ma invece Canali, dicendo un e ora piccoli esperimenti suicidi attacca la ventennale “Fumo di Londra” (2004, da “Giorgio Canali & Rossofuoco”) a sorpresa credo della stessa band che ride e si lascia andare, anzi, Greco si accende divertito una sigaretta sul palco. Il batterista Luca Martelli macina come un treno per quello che è uno dei brani più carichi del concerto. A questo punto arriva l’urlata e invertita in scaletta “Aléalé” (2007, “Tutti contro tutti”), insieme a un’altra soffiata di naso e un altro drink teso in aria.

  • Adesso vorrei una paglia – sussurra il cantante
  • Eccola Giorgio! – si offre una fan con una sigaretta
  • No, fumo le mie, non le vostre che forse son drogate
  • Ma magari, Giorgio, io sono povera! – biascica la fan

Segue la più rilassata “Nell’aria” e con un “adesso vi portiamo a sentire la grandine sui tetti”, Giorgio introduce “Wounded Knee” (entrambi dall’album “Venti”, 2020): un volo bianco.

  • Giorgio sei un figo! – urlano dal pubblico
  • No, non è vero – mormora il cantante
  • Giorgio non vedi un cazzo! – continua a provocare il pubblico

A quel punto la sua chitarra fischia e lui ironicamente continua:

  • E ora una canzone di merda fatta col fischio

Si torna al 2023 di “Pericolo giallo” con “Pulizie etiche” che precede “Va tutto bene” (qui si va nel 1998 con “Che Fine Ha Fatto Lazlotòz”), un’attesa apocalittica, un pugno, un grido. Canali sul finale controlla il cellulare e poi lo butta via sul palco: sono tanti i piccoli gesti paralleli che osservo in lui. Il pubblico batte le mani accompagnando il ritmo di “Nostra signora della dinamite” (dall’omonimo album, 2009) dal suono da film pulp che avanza come una marcetta.

Contento, alza ancora il bicchiere come un trofeo guadagnato e dicendo la storica Questo è solo Rock’n’Roll ma ci piace.

  • Vorrei raccontarvi delle barzellette per prendere fiato – prosegue
  • Vai, Giorgio, vai – risponde il corale pubblico
  • Ecco, potrei dirvi questo: vedete questa maglietta? La trovate al banchetto. C’è un regista romano che sta facendo un documentario su di me – annuncia in anteprima – ma i produttori sono delle sanguisughe: vogliono dei soldi da lui per dei pezzi miei.

A questo punto si procede con la dilatata “Meteo in quattro quarti” (sempre da “Pericolo giallo” 2023) che suona come una bellissima dedica e con l’urlo randagio e porpora serale di “Morti per niente” e poi ancora una pausa: Arriva un momento di riflessione. Ricordo con un groppone alcune perdite avute di recente: qui Luca coi baffi e poi quella di Paolo (Benvegnù). – il pubblico applaude commosso. Lui continua – Questa canzone è di Mark Lanegan e la suoneremo finché i Rossofuoco esistono, fino alla fine.

“Hit the city” sembra un pezzo loro ormai, nonostante in inglese. Si amalgama con gli altri brani. Durante la storica “Ci sarà” (da “Rojo”, 2011) il pubblico inizia a pogare e Canali interrompe tutto: Non è la sagra della salsiccia, fermatevi! Questa non la facciamo allora. E per la prossima: se vedo qualcuno che usa il cellulare, non la suono! La band inizia così “Precipito” (2004) e viene ancora interrotta: qualcuno stava riprendendo con il cellulare. Sembra la gara a chi ce l’ha più lungo, continua il cantante, ma stavolta è più clemente e procede con il brano.

“100.000” (1998) è un dibattito dal basso corposo, puro Rock con finale in crescita. In “Rotolacampo” (2020) a sorpresa c’è un’ospitata con l’artista e batterista Stefano Orzes che a Bologna conosciamo bene poiché lo vediamo spesso dietro il bancone del Kinotto, lì di fianco al Locomotiv. Torna il batterista Luca Martelli per la conclusiva “Lettera del compagno Lazlo al colonnello Valerio” dalla compilation di canzoni contro la guerra “Rockit, Volume 21: Settembre 2010”. Il gruppo balla scherzando con una versione pop dance di “Nuvole senza messico” messa sulle casse. Greco saluta tutti regalando plettri, noi ci accaparriamo la seconda parte della famosa scaletta ai suoi piedi e Canali sparisce nel buio con il suo bicchiere in mano, così come è entrato.

Articolo di Mirko Di Francescantonio, foto di Giovanna Dell’Acqua

Set list Giorgio Canali Bologna 31 gennaio 2025

  1. Rossocome
  2. C’era ancora il sole
  3. Un filo di fumo
  4. Morire perché
  5. Undici
  6. Fumo di Londra
  7. Aléalé
  8. Nell’aria
  9. Wounded Knee
  10. Pulizie etiche
  11. Va tutto bene
  12. Nostra signora della dinamite
  13. Meteo in quattro quarti
  14. Morti per niente
  15. Hit the city (Mark Lanegan cover)
  16. Ci sarà
  17. Precipito
  18. 100.000
  19. Rotolacampo
  20. Lettera del compagno Lazlo al colonnello Valerio
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