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God Is An Astronaut Live Milano 

Un concerto o un un viaggio siderale nel firmamento?

Molto, molto tempo fa, prima che la Terra dimenticasse come parlare con le stelle, il cielo notturno non era solo una tela scura punteggiata di luci. Era una vastità viva, un oceano di inchiostro trapuntato d’oro, popolato da mondi che danzavano in un silenzio melodioso. Ci voleva casa Hellfire, col suo prezioso bis di artisti, la sera del 15 settembre, a Santeria Toscana, Milano, a ricordarci come intraprendere un viaggio siderale nel firmamento. Sono ancora l’unica al mio arrivo davanti alle porte, altri fan arrivano alla spicciolata, per poi estendersi in un serpentone sul marciapiede poco prima dell’apertura: ho molto apprezzato che i fotografi fossero fatti entrare prima del pubblico. La serata era sold out, e senza pit muoversi nel locale sarebbe stata un’impresa non poco ardua.Lo stage è essenziale, semplicissimo, a parte la pedaliera del chitarrista degli headliner, che assomiglia quanto mai a un’astronave, pronta al decollo. Tra qualche attimo decolleremo proprio tutti, conosco chi sta per arrivare, e so cosa aspettarmi da loro. In una manciata di minuti non riesco neanche più a girarmi di lato, tanta è la folla in sala.

Jo Quail

Puntuale, discreta, bellissima, quasi in punta di piedi in un locale semibuio, entra l’unica opener di questa serata galattica: ecco Jo Quail, l’arciera del suono tra musica classica e Metal. Non una semplice violoncellista, ma compositrice e virtuosa londinese di fama internazionale che ha saputo ridefinire i confini del suo strumento.

Jo Quail

Combinando un’eloquente padronanza del violoncello con l’uso innovativo delle tecniche di looping, crea una musica complessa, evocativa e profondamente cinematica che trascende i generi.
La musica della Quail è un affascinante ponte tra mondi sonori apparentemente distanti. Pur provenendo da una solida formazione classica, la sua espressione si spinge fino alle sonorità del Post – Rock, del Metal e della musica sperimentale: questa fusione le permette di costruire paesaggi sonori ricchi e stratificati, dove il violoncello non è solo uno strumento melodico, ma una vera e propria orchestra personale.

Jo Quail

Sul palco milanese, in veste di artista solista, la Quail sfrutta i loop per sovrapporre diverse linee musicali – ritmiche, armoniche e melodiche – trasformando il suo violoncello elettrico, tra l’altro bellissimo, in una cassa di risonanza potente e dinamica: le sue composizioni hanno spesso ricevuto elogi per la loro capacità di sfidare ogni classificazione.

Jo Quail

La sua versatilità l’ha resa un’artista molto richiesta per collaborazioni e tour con una vasta gamma di musicisti provenienti da generi diversissimi, spesso gravitanti nell’orbita del Metal e Post Metal, come gli Enslaved, Myrkur, Amenra, Heilung, Wardruna per citare qualche nome. Ci accompagna nel suo mondo musicale a occhi chiusi, sorridendo tra sé e sé persa in chissà quali pensieri mentre accarezza le corde con l’archetto o le tamburella a dita nude, e le espressioni sul suo volto cambiano costantemente, mostrando quanto stia vivendo intensamente la sua musica: la mia musica nasce da ogni singola cosa che vedo, sento, immagino, sogno, e anche dimentico…



Interagisce con calore e umiltà, quasi timidamente a volte, mentre le persone in sala la fissano pressoché immobili, ipnotizzati, avvolti, immersi e cullati da questa esperienza, e non pochi la seguono a occhi chiusi, con un mezzo sorriso beato sulle labbra.

Jo Quail

Che si esibisca da sola, con una band, o in arrangiamenti complessi per coro e orchestra (dove le sue composizioni vengono presentate in una veste ancora più monumentale), la bionda arciera della musica continua a incantare il pubblico globale, dimostrando che il violoncello, nelle mani di una vera innovatrice, può essere uno degli strumenti più vitali e potenti della musica contemporanea. Tecnicamente superba, emotivamente toccante, alla fine della sua esibizione se ne va in un tripudio di applausi, ma la presenza sul palco di parte della sua strumentazione lascia intuire un ritorno insieme agli headliner. Se Jo Quail ci ha presi per mano, indirizzandoci con gentilezza verso sonorità oniriche e interstellari, adesso siamo pronti a partire per gli spazi siderali: tenetevi forte!

God Is An Astronaut

Il cambio di set up, di fatto, non c’è, perché tutto è presente fin dall’inizio, e praticamente nulle viene portato via: il frontman fa un rapido giro di ricognizione, controlla che tutto sia al suo posto, dopo di che possiamo partire. Dalle profondità interstellari tornano i God Is An Astronaut, una delle band più rappresentative e amate del panorama post – rock internazionale. Provenienti dalla Contea di Wicklow, Irlanda, sono un trio formatosi nel 2002 per iniziativa dei gemelli Torsten e Niels Kinsella.

God Is An Astronaut

Considerati maestri del genere, hanno evocato una folla nutrita da tutto il nord Italia per la data milanese, che esulta e strilla al loro ingresso sul palco, mentre loro salutano in modo essenziale alzando la mano e sorridendo. Tanto lontani, persi nei loro viaggi interiori quando sul palco, trincerati dietro le loro lunghe chiome, tanto socievoli, chiacchieroni e amiconi quando non lo sono: ho avuto modo di chiacchierare con entrambi i gemelli mentre ero in coda, firmano un vinile a un fan, si prestano a selfie con tutti senza che nemmeno glielo si chieda. I gemelli Kinsella sono i classici ragazzi che inviteresti per una birra e una serata di chiacchiere in compagnia, sono adorabili.

La loro musica, prevalentemente strumentale, si distingue per una fusione unica di atmosfere ambientali e crescendo potenti, spesso arrichiti da influenze di musica elettronica, Krautrock e Space Rock. Quando le voci fanno la loro comparsa, sono usate più come uno strumento aggiuntivo, un elemento sonoro che si fonde con il paesaggio musicale, piuttosto che come mezzo per trasmettere un testo narrativo.

God Is An Astronaut

Questa combinazione crea un effetto profondamente emotivo e cinematografico; le loro composizioni sono spesso lunghe “odissee” sonore che alternano momenti di quiete meditativa a esplosioni di chitarre distorte, e ritmi incalzanti, che accompagnano i fan in un’esplorazione di spazi interiori ed esterni, da cui il nome evocativo della band, ispirato a una citazione del film “Nightbreed”: All things are true, God’s An Astronaut, Oz is over the rainbow, and Midian is where the monsters live.

God Is An Astronaut

Questa band è anche famosa per saper trasformare i loro concerti in uno spettacolo audio – visivo completo, dove ogni canzone è accompagnata da proiezioni attentamente curate, e da un uso sofisticato delle luci; una scelta che amplifica l’impatto emotivo della loro musica, trasformando l’ascolto in un’esperienza immersiva, quasi da colonna sonora. Ricordo ancora con emozione il concerto di Brescia (il nostro report), mentre stasera purtroppo non ci sono nè proiezioni nè buone luci. Anche se è vero che i God Is An Astronaut si possono godere a occhi chiusi, come fanno in molti in sala, qualche luce in più per fotografarli in grazia non sarebbe guastata.

God Is An Astronaut

A partire da ” Falling Leaves”, brano del loro ultimo album “Embers”, uscito il 6 settembre 2024 via Napalm Records, la band ha lasciato il segno in un turbinio di capolavori tratti dallo loro discografia, con batterie potenti ( ottimo il lavoro del batterista turnista, applaudito e filmato da molti), e il basso mozzafiato di Niels Kinsella si fondono per riempire la sala. Niels si destreggia stasera anche con un theramin su cui passa soavemente, delicato come ali di farfalla, un archetto da violino, creando vibrazioni e suoni che sembrano uscire direttamente dal profondo dell’anima. Prosegue “Sèance Room” con la sua apertura serena, e mentre il brano si sviluppa, Niels sfoggia ancora una volta il suo incredibile lavoro al basso: vibra attraverso la stanza e i corpi dei presenti, mettendo alla prova le fondamenta. Il gemello Torsten stupisce invece con un suono di chitarra penetrante che stride meravigliosamente: quanti di voi hanno visto una pedaliera simile?

God Is An Astronaut

Non ci sono buffonate dietro cui nascondersi: con i God Is An Astronaut si è messi a nudo. Totalmente. Lo confermano gli occhi chiusi appena bagnati di lacrime, i corpi che ondeggiano, i sorrisi sui volti.
La loro setlist dà la sensazione di conquistare nuove terre; come se si stesse mettendo piede su un nuovo pianeta con l’inizio di ogni brano. Sotto il palco, ancora una volta, percepisco il flusso lieve di aria fredda che ritrovo a ogni loro concerto: sono io che sto impazzendo del tutto, o semplicemente siamo davvero in volo per chissà quale galassia lontana?

God Is An Astronaut

Nelle ultime quattro canzoni si unisce Jo Quail col suo violoncello a dare quel tocco in più di bellezza musicale, se possibile; l’interazione degli artisti è pressochè nulla, non c’è nemmeno bisogno di presentare i brani, a parte alcune eccezioni come per “Fragile”, quando Torsten ci racconta di come fosse la preferita del padre recentemente  scomparso, e la dedica a lui con una nota di emozione percepibile nella sua voce e nello sguardo. Alla fine del set troviamo del materiale più vecchio, come l’amatissima “From Dust To Beyond”, che ci dimostra quanto questi artisti fossero magnifici già 23 anni fa.

Alla fine del concerto, i gemelli letteralmente “tornano” tra noi, ecco che si scoprono il viso e ci regalano bellissimi sorrisi, Torsten distribuisce tutti i plettri di cui dispone, parlano con tutti, fanno foto con tutti, facendo impazzire il personale di sicurezza che proprio non riesce a mandarci via. Ci vuole davvero qualcosa di speciale per tenere così incollato il pubblico senza parole cantate, trucchetti o quant’altro: Jo Quail e i God Is An Astronaut sono maestri in quello che fanno, e chi era lì era consapevole di aver assistito a qualcosa di immenso.

God Is An Astronaut

I cieli, finora protetti da una nebbia di oblio, furono così rischiarati sopra Milano da una musica come una stella cadente, che anziché portare con sé roccia e fuoco, portava un scintillante messaggio di mondi lontani, un messaggio che solo il cuore può decifrare … un invito a un viaggio che avrebbe cambiato la mappa dell’universo: sì, i God Is An Astronaut sono passati di qui.

Articolo e foto di Simona Isonni


Set list God Is An Astronaut Milano 15 settembre 2025



Falling Leaves
Epitaph
All Is Violent, All Is Bright
Apparitio
Seance Room
Odyssey
Suicide By Star
Frozen Twilight
Fragile
Oscillation
Embers
From Dust To Beyond

© Riproduzione vietata

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