Odore di cipolla, opache birre in bicchieri di plastica vagano come minuscole lanterne nel buio. Rumore di macchine che sfrecciano al di là dei bruni alberi che ci separano dal resto della città. A quanto vendete le magliette? Chiedo. 10 euro, mi rispondono i tipi del merchandising non ufficiale, qui fuori. 10 euro contro i 35 di quelle ufficiali. La scelta è facile, per una maglietta. Attorno appunto tutto buio. Attorno a quell’isola musicale che è l’Estragon a Bologna, il 4 ottobre. Qui vicino il giorno prima è passato l’enorme corteo per Gaza prima di imboccare la vicina tangenziale. Io c’ero; mai stato a piedi in una tangenziale. E ora eccomi tornato qui vicino per i Gogol Bordello, nella terza e ultima data italiana del tour prodotto da Hub Music Factory, con i fantasmi del giorno prima che manifestano al di là degli alberi. Ora ci si riposa, forse, c’è la musica. O forse no.


Come si collocano i Gogol Bordello nella storia attuale
I Gogol Bordello sono una band statunitense formatasi dopo che il cantante Eugene Hütz, per fuggire insieme alla famiglia al disastro della centrale nucleare di Chernobyl del 1986 vaga per l’Europa tra cui anche in Italia e arriva a New York dove conosce gli altri futuri componenti a cui si aggiungerà anche Sergej Rjabcev, violinista e già direttore teatrale a Mosca. Eugene Hütz è ucraino di origine; padre russo e madre ucraina. America, Russia e Ucraina. Questa l’esplosiva miscela storica (ed emotiva) che è all’interno della band. Figli della storia recente, recentissima.
Il gruppo spalla che è “qui per distruggere”
Hi, Bologna!, annuncia un’intro da show che consegna gli Split Dogs con la loro glitterata e luccicante cantante al pubblico. Formazione classica a base di voce, chitarra, basso e batteria. La band di Bristol di recente ha pubblicato il loro disco “Here to destroy”; non aspettatevi dei lenti, dunque. Il biglietto da visita iniziale è un sonoro punk miscelato a un visibile look glam; il primo brano è apparentemente breve; ripartirà subito dopo una ingannevole pausa. Ehm..Happy Birthday to B…B…. – qualcuno ha commissionato alla band un augurio dal palco ma il nome è stato dimenticato. Be’, il pensiero c’era. Auguri B, chiunque tu sia.


La voce Harry Atkins ama il palco, ama bersi tutto quel fiume di pubblico che ha davanti. Sorride, ammicca, balla. La sua voce è potente, roca. Qualcuno lancia una maglietta bianca sul palco che viene subito colta da Harry anche durante un balletto. La maglietta viene strusciata ovunque e ributtata al mittente. Il chitarrista nel frattempo accompagna con dei grintosi cori.


Da sonorità punk passiamo, nel secondo brano, a quella più metal per quanto riguarda chitarra e batteria. Dal terzo brano parte la loro indole da “marcia” hard rock che non li abbandonerà fino alla fine. Il live termina; il mittente della su citata maglietta bianca la rispedisce ancora una volta sul palco; Harry questa volta ritira l’insistente vissuto trofeo.


Il live: che (Gogol) Bordello!
Un violino dal sound balcanico incita il pubblico ad accogliere con gran fragore i Gogol Bordello sul palco: in lieve ritardo appunto ma del resto, come si dice, “l’attesa crea l’evento”. Per chi voleva vedere gli iconici baffoni del cantante tanto decantati anche dal merchandising ufficiale e non, resta forse sorpreso da questa versione più sobria dei baffetti corti. Accidenti, dovranno rifare tutto il merchandising.

Tuttavia entra con un cappello da baseball e in maniera festosa sputa un tappo e sbatte una bottiglia di vino per terra, un rosso che spumeggia come un fuoco d’artificio dichiarato. La nostra fotografa viene colpita dal vino spumeggiante. Questo sacrificio però ci ha consegnato la foto dello sputo del tappo. Ne ha visti di sputi dai palchi quella macchina fotografica.

La band ha come formazione voce, fisarmonica, violino elettrico, batteria, basso e chitarra elettrica; il cantante agiterà la sua chitarra acustica in alto per tutto il concerto come il fucile di un rivoluzionario.

Il gypsy punk è arrivato a Bologna e i primi due brani, “Sacred Darling” e la furiosa “Never Wanna Be Young Again”, fanno subito saltare tutti. Festa, stasera è festa. Nel terzo colpo in canna, “Not a crime”, interviene il secondo vocalist. Screaming, urla Eugene Hütz che chiama il pubblico con il microfono dopo averlo usato per grattarsi roba tra le gambe. È la volta di “Immigrant punk” che si chiude con ua pa balula-ua-bem bum!” “Wonderlust King” viene accolta ovviamente come una vecchia amica: è il loro inno consegnato al mondo. Il cantante si siede su una spia per pescare delle ugole del pubblico le parole della canzone.

This is for a friend of mine annuncia Hütz, ormai senza cappello e felpa, ma con un gilè sul torso nudo: “My Companiera” tende allo ska e ha un violino impetuoso, bellissimo. Mentre li guardo penso che sarebbe magnifico ascoltarli unplugged. Il brano viene chiuso visivamente con un calcio all’asta del microfono.

Now is your chance: take your phone e make a video, preannuncia il cantante come se stesse per accadere un evento particolare: in “Fire on ice floe”, infatti, pezzo dal loro recente album “Solidaritine”, entra un ukulele ma anche due componenti delle Puzzled Panther, progetto parallelo di Hütz che di recente ha pubblicato un ep, “Fits of Serenity”, chitarra elettrica e voce aggiuntive che resteranno sul palco fino alla fine.

Ma la pace?
Bologna famiglia! È il momento di un solo dell’altro vocalist che ne parla in “Immigraniada (We comin’ Rougher)”; questa band sa iniziare in maniera ingannevole: parte con uno spoken e termina con distorsioni e ambienti metal. Duetto tra violino e fisarmonica in “We Mean it, Man!”, brano dei soli che ti porta in una festa da sonorità balcaniche, dal vivo, rispetto alla versione più “tecno” dello studio.

Il chitarrista va di chorus e contro-pennate in un lungo assolo condito da campionamenti di bombe. Anche qui sembra che il brano sta per chiudersi ma con i Gogol non è mai l’ultimo bicchiere; finti inizi, finti finali, questa festa inganna, continua a versarti bicchieri, te li offre e te li chiede, non ti lascia andare, quella bottiglia di vino sbattuta all’inizio del concerto non ha mai smesso di spumeggiare. Poi arriva lui: il pirata violinista che da quella spia/scoglio suona un solo di violino alle onde della folla. In “Mishto” la fisarmonicista alterna il suo strumento con una tastiera a bocca.

Una ragazza di Bologna, Valentina, from philosophy academy, introduce sul palco “Start Wearing Purple”. Credo che lei abbia parlato del rapporto tra il cantante e Bologna ma non era molto chiaro dalla mia postazione. Arriva la bellissima “Pala tute” e la fisarmonicista si siede su una grancassa eseguendo il suo solo. A questo punto si va sul personale (e sul mondiale): Thank you, Bologna. This one is for our brothers and sisters in Ukraine. I Gogol Bordello eseguono quindi “Solidarity”, brano composto con Bernard Sumner dei New Order.
Il bis e la “Bella Ciao” riconsegnata
La band sparisce qualche minuto dal palco. Per i bis torna il cantante che si siede e accenna “Bella ciao” ma il pubblico non si ferma e gliela canta tutta sorprendendolo e non lasciandolo proseguire, fresco di partecipazione allo sciopero per Gaza. So che molti hanno parlato e ricantato “Bella ciao” anche e soprattutto negli ultimi tempi ma qui è accaduto qualcosa.

Una “Bella ciao”, questa, che ha avuto qualcosa di diverso, ancora più sentita e carica emotivamente del solito, una canzone popolare che dopo essere stata diffamata durante la faccenda dell’assassinio di Kirk, questa sera è stata ripresa, pulita e ricantata da un pubblico fresco di sciopero che ha sentito il bisogno di unirsi ancora di più in un canto ora dallo spirito rinnovato. Il pubblico era una sola voce.
Un momento molto particolare. Il mio desiderio di ascoltarli uplugged viene esaudito con “Alcohol” eseguita in acustico con inizialmente solo fisarmonica – gli altri componenti si aggiungeranno gradualmente -; la voce di Hütz in questa dimensione pulita è invece più roca e sentita e il brano risulta più “mediterraneo”. Non nascondo che credo che questo brano sia stato per me il più particolare di tutto il live se non il più bello. Il meno ballabile, ma quello che più mi ha fatto viaggiare con le sue suggestioni sonore. Gli ultimi brani vengono eseguiti insieme alle Puzzled Phanter. I Gogol Bordello salutano, continua il tour. Bologna ha saputo accoglierli come sempre.
Articolo di Mirko Di Francescantonio, foto di Giovanna Dell’Acqua
Set list Split Dogs Bologna 4 ottobre.2025
- Stay tuned
- Gutter ball
- Animal
- Be a sport
- Prison Bitch
- Precious stones
- Shake some action
- Monster truck
- Meg
- All in
- And What
- Tear down
- Punch
Set list Gogol Bordello Bologna 4 ottobre.2025
- Sacred Darling
- Never Wanna Be Young Again
- Not a crime
- Immigrant punk
- My Companiera
- Fire on ice floe
- Boyarca
- Immigraniada (We comin’ Rougher)
- We Mean it, Man!
- Mishto
- Idiots
- Start Wearing Purple
- Pala tute
- Solidarity
- Bis
- Bella ciao
- Alcohol
