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“Le Macabre Rock Club” docufilm

Il documentario sullo storico locale di Bra è un’opera molto preziosa con gemme inedite

L’8 giugno nel Chiostro del Complesso di Santa Cristina “della Fondazza” abbiamo visto in anteprima mondiale, nella rassegna Biografilm Festival di Bologna, il documentario “Le Macabre Rock Club – La famiglia del Rock italiano” di Luca Busso.

La provincia crea Rock. Localizziamo Le Macabre: è stato un club situato presso il paese piemontese di Bra che ha chiuso i battenti nel 2008. Cosa ha di speciale questo locale? Tantissimo. Fu storico un concerto di Nico per esempio. Tra gli ospiti presenti alla proiezione c’era Cristiano Godano, frequentatore del club da prima che nascessero i suoi Marlene Kuntz. Lì esordirono anche i Subsonica. E il documentario? Un’opera molto preziosa con gemme inedite finora. Nei filmati infatti vediamo, tra le tante cose, un giovane Ezio Bosso (con tanto di basettone e prima della malattia) che suona il contrabbasso insieme alla tromba di Roy Paci nella serata di chiusura del locale.  Il filmato parte così, dalla fine, come per introdurre la preziosità di quello che vedremo: tante testimonianze di artisti, alcuni dei quali non ci sono più, proprio come il club ricorda il regista ed ex gestore Luca Busso.

La famiglia del Rock italiano
Ma chi è Luca Busso? Ed ecco che il documentario torna indietro nel tempo attraverso i filmati amatoriali della famiglia Busso al mare. Inizialmente non capivo questa scelta, temevo anzi che potesse scadere in un flash back banale del tipo “quando ero piccolo sognavo di fare l’astronauta”, ma poi, man mano che la storia del locale viene sbobinata capisco la trovata assolutamente giusta. Se i miei genitori avessero fatto i salumieri, io avrei ereditato una salumeria. Invece hanno aperto un rock club, e io ho fatto il gestore di questo rock club dice Luca.

Le Macabre non fu aperto dunque in prima battuta da lui ma dai suoi genitori che furono dei visionari: nella piccola Bra, in piena provincia piemontese, hanno messo su un club dalle fattezze newyorkese e dall’aspetto una caverna: stalattiti e mura rocciose ovunque. Partito negli anni ‘80 come un disco club new wave, permise alla popolazione locale di scoprire 33 e 45 giri provenienti dall’estero. Anche Fiumani dei Diaframma, visto dai clienti del locale e non come un eroe mai sceso a compromessi della vecchia indipendenza italiana, ne ricorda l’importanza e la sua frequentazione.  Le Macabre dunque era una sorta di biblioteca dunque, o discoteque, scritto volutamente sbagliato, come è stato sotto soprannominato il locale. Queste importazioni di dischi in quel momento hanno permesso a diversi frequentatori di essere influenzati dalla scena britannica e non. E chi c’erano tra questi ragazzi?

La generazione che cantava inglese vs La generazione cantautorato italiano
Noi eravamo annoiati dal cantautorato italiano che apparteneva ai nostri padri. Volevamo qualcos’altro: un sound cupo e che non fosse solo chitarra folk e voce interviene Manuel Agnelli. In quegli anni, in quel luogo, vengono buttati i semi per gli Afterhours e i Marlene Kuntz, per esempio. Il cantare inglese – perché molti, così come accade spesso ora, sono partiti così – aiutava le giovani band italiane a sentirsi più vicino a ciò che ascoltavano e più lontano dall’odiato cantautorato. Ma le cose stavano per cambiare nuovamente. Arrivò un 45 giri di una band emiliana che sconvolse tutto e tutti i presenti. La band attirò l’attenzione del locale e venne chiamata a suonare dal vivo. Loro erano i CCCP e avevano un sound inglese che per la prima volta veniva cantato in italiano. Allora si può fare! Qualcuno lo ha finalmente fatto: sound inglese, lingua italiana. Questo aprì le porte a tutti gli altri.

Si torna in Italia(no)
Cantare in italiano ci ha permesso di essere più inclusivi con il pubblico, ora ci capivano tutti, ricorda Cristiano Godano. Scorrono intanto dei filmati inediti di uno dei loro primissimi concerti nel locale. Tra la fine degli ‘80 e gli inizi dei ‘90 Le Macabre decide di ridare un pò di colore al club, non solo esteticamente ma anche musicalmente: arrivano quindi album che vanno dall’elettronica al raggae. Altri semi lanciati alla sua clientela: stavano nascendo i Subsonica e i Casino Royale, sempre lì, sempre in quegli anni.

Ci trovammo ad aprire un live di Vasco in quegli anni, racconta Alioscia Bisceglia dei Casino Royale, ma cantavamo ancora in inglese. E Vasco mi disse: ‘Ma perché cantate in inglese? Non potete farlo in italiano?’ Be’, non mi sento molto a mio agio, mi sembra cantautorato, risposi e pensai ma che cazzo vuole questo? Poi ha continuato ‘Anche io all’inizio somigliavo al cantautorato di Battisti. Ma ora Vasco somiglia a Vasco’. E alla fine anche i Casino Royale “tornarono” italiani. Colpa del Blasco? Chissà.

Siamo rimasti affezionati a Le Macabre ricorda Samuel dei Subsonica. Lì è stato dove abbiamo fatto il nostro primo live (anche qui scorrono preziosi filmati di archivio del club) e alla fine di ogni tour tornavamo sempre lì per l’ultima data.

Eppure, anche il cantautorato – anche se non ama più farsi chiamare così ormai – fa capatina al locale con uno splendido live: un giovanissimo Vinicio Capossela si racconta mentre guida e dietro al piano durante un concerto al Macabre. Altri filmati preziosi e inediti fin’ora.

Dorina e il lento congedo
Le Macabre era la famiglia del Rock. Tutti questi celebri testimoni ricordano la “mamma di tutti”, Dorina, la signora Busso. Tutti parlavano con lei e lei teneva a bada le teste calde, meglio di un bodyguard.

C’era questo tipo che è arrivato e ha spaccato tutte le porte con la testa. Poi di colpo si è trovato di fronte Dorina e ha chiesto scusa a tutti. Attaccare lei poi voleva dire trovarsi tutto il locale contro. Dorina teneva buoni tutti. Quando se n’è andata, nell’ultimo periodo, è stata sostituita da due bodyguard che a malapena tenevano a bada chi di dovere racconta uno dei clienti.

La luce proietta sul telo Dorina in lacrime che gira la chiave. Le Macabre chiude nel 2008. Ancora filmati di Ezio Bosso e Roy Pace per l’ultima suonata, il triste congedo.  La proiezione si chiude con la scritta “Le Macabre chiuse. Ora lì c’è una banca”. Dopo molti anni il figlio, Luca Bosso, si convince a finire il documentario. Durante questi anni stessi anni ci sono state diverse perdite tra le persone che vediamo. Il filmato fa riemergere come scritto filmati inediti di queste ma anche degli esordi di tante band ora molto conosciute. Il risultato è un documento oltre che documentario molto prezioso con filmati d’epoca inediti che andrebbe diffuso e conosciuto poiché parte importante e necessaria della nostra cultura.

Usciamo dalla sala, vedo il regista e Cristiano Godano salutare persone. Passano dei taxi che cancellano tutto, la strada si svuota. Restiamo lì con la testa negli anni ‘90 e la fortuna di averli vissuti e che qualcuno li abbia raccontati. E filmati.

Articolo di Mirko Di Francescantonio

Regia di Luca Busso. Un film Genere Documentario – Italia, 2025, durata 70 minuti

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