In uno dei boutique festival più belli, e aggiungo piacevoli, dell’estate italiana, dalla programmazione artistica sempre intelligente e varia, giunto alla ventesima edizione, il 3 luglio sono stati i pionieri della New Wave post-sovietica MOLCHAT DOMA, band bielorussa nata nel 2017 a Minsk.



Il loro nome, che in russo significa “Le case tacciono”, riflette perfettamente il loro sound malinconico e cupo, ispirato al post-punk sovietico degli anni ’80. Il trio – composto da Egor Shkutko (voce), Roman Komogortsev (chitarra, sintetizzatori, drum machine), e Pavel Kozlov (basso, sintetizzatori) – a quattro anni dall’inizio della loro ascesa arriva in Italia con il suo recente quarto album in studio, “Belaya Polosa”, pubblicato a settembre 2024 via Sacred Bones (la nostra recensione).



Il disco ha segnato un’evoluzione nel sound della band, passando dalle atmosfere lo-fi e cupe dei primi album a una produzione più raffinata e digitale, ispirata all’EBM e al synth pop degli anni ’90. Pur abbracciando un sound più moderno e stratificato, i Molchat Doma mantengono il loro stile introspettivo e malinconico, testimoniando la bellezza che può emergere anche nei momenti più difficili.



E il live non ha tradito le aspettative. Il pubblico, oltre 1200 presenze, accorse in questo angolo del nord-est per la band, è rimasto molto coinvolto, grazie all’intensità della performance della band: il cantante ha movenze inconfondibili che ipnotizzano, mentre gli altri due membri, polistrumentisti incredibili, passano da uno strumento all’altro brano dopo brano.
Foto di Nicola Silverio, articolo di Francesca Cecconi



Molchat Doma 3 luglio 2025 Sesto Al Reghena

