14/10/2024

Robert Plant presents Saving Grace feat. Suzi Dian, Bologna

14/10/2024

Vibravoid, S.Zenone dgli Ezzelini (TV)

15/10/2024

Robert Plant presents Saving Grace feat. Suzi Dian, Torino

15/10/2024

Diljit Dosanjh, Milano

16/10/2024

Duff McKagan, Milano

16/10/2024

The Body, Bologna

16/10/2024

Duff McKagan, Milano

17/10/2024

Robert Plant presents Saving Grace feat. Suzi Dian, Como

17/10/2024

Crash Test Dummies, Milano

17/10/2024

The Body, Milano

17/10/2024

Discoverland, Napoli

17/10/2024

Manitoba, Roma

Agenda

Scopri tutti

Robbie Williams live Bologna

In Italia inizia il monumentale tour europeo “XXV” dell’hit-maker britannico

Per il ritorno live, con il suo “XXV Tour – 25 Years of Hits”, Robbie Williams ha voluto un tour europeo colossale e geograficamente pervasivo: 49 concerti (ma il cartellone potrebbe allungarsi) ovunque, incluse Grecia e Romania, 6 mesi in giro per il vecchio continente da gennaio ad agosto, con una pausa nei mesi di aprile e maggio (sicuramente necessaria). Questo preambolo informativo ci è necessario per mettere il fuoco su un aspetto che ci inorgoglisce sottolineare: questo tour è partito il 20 gennaio dall’Italia, da Bologna, non Milano (luogo prescelto dal 90% dei grandi nomi quando non fanno tappe in penisola ma si fermano nel luogo più comodo e, ammettiamolo, attrezzato per ospitare concerti). Bologna è forse la città meglio raggiungibile per tutti, sta al centro, ha parcheggi, e nonostante i non pochi sforzi organizzativi dei fan, fattibile senza stress. Williams ha fatto di più: visto il sold out in prevendita in poche ore delle migliaia di biglietti, ha aggiunto una seconda data la sera successiva, certo, per chi non era riuscito ad accaparrarsi il biglietto, ma molti fan hanno raddoppiato, prendendoli entrambi! Biglietto che con la prevendita aveva un costo di poco superiore ai 100 euro, che sembrano tanti ma ormai sono il minimo assoluto per eventi di una certa portata. Grande organizzazione dunque, ancora una volta Live Nation colpisce nel segno, massima sicurezza, entrata e uscita semplici e senza code, ogni sorta di facilitazioni.

Sono le 20 quando, come da programma, sale sul palco la band in apertura. L’Unipol Arena è ancora in riempimento, e non è facile nel caos della gente che cerca posto riuscire a seguire con attenzione i Lufthaus, band che unisce sound elettronico, tecnologia e arte. Tim Metcalfe e Flynn Francis si alternano alla consolle di programmazione, i suoni sono tutti campionati, aggiungono soltanto qualche voce a sprazzi, perché la voce registrata è quella del terzo componente, rimasto “segreto” fino a un anno fa: è proprio Robbie Williams! Progetto nato in pandemia, con già alcuni singoli club-house di successo, riserverà nuovo materiale in futuro. Chiudono dopo 40 minuti con una versione di “Sweet Dreams” degli Eurythmics aizzando il pubblico, ormai quasi posizionato in ogni angolo possibile del palazzetto.

Appare un enorme ologramma della copertina del suo ultimo disco, e poi alle 21.10 i tre maxi schermi, che hanno fatto da quinta ai Lufthaus, si alzano, sulle pedane diversamente rialzate sono posizionati i musicisti, un boato accompagna l’ingresso di Williams, tutto glitterato. Sarà 1 ora e 40 di concerto sempre accompagnato da boati, da cori, da canti di canzoni intere, e con migliaia di telefonini alzati, onnipresenti, per portarsi a casa un pezzettino memorabile di questa serata speciale.

Il tour accompagna e promuove l’album “XXV”, uscito lo scorso settembre, una raccolta che contiene versioni ri-registrate e orchestrate di brani della sua carriera. L’orchestra non è presente sul palco, la serata ha musicalmente un taglio graffiante, ma le basi registrate degli archi vengono abbinate a spezzoni di video registrati mentre le eseguono, con riconoscenza e rispetto.

Avvezza ai concerti rock, resto inizialmente un po’ spiazzata, mi vengono in mente i filmati sui primi anni dei Beatles, dove ovunque essi fossero le ragazze urlavano; qui il pubblico è pure composto prevalentemente da donne – di età varia in questo caso -, ma non solo, molti sono gli accompagnatori, e Robbie ci scherza su (legge uno degli striscioni in prima fila sorretto da una giovane ragazza My boyfriend is next to me but he’s not jealous). Mi sembra di essere stata risucchiata da una situazione alla MTV awards. Ma questo non è solo un concerto, è uno spettacolo, è intrattenimento, come sottolinea Robbie Williams stesso Tanti mi chiedono come sono riuscito ad avere così tanto successo nel campo dell’intrattenimento; ecco, ora ve lo mostro. Si circonda di musicisti rodati, affida la regia a professionisti capaci di abbracciare la sua visione. Personalmente, avrei evitato le sei ballerine in succinti costumini sculettanti qua e là, come dicevo è tutto molto video-clip, ma mi lascio trasportare, com’è giusto che sia dove si fa musica – e qui la si è fatta alla grande – senza pregiudizi.

Tutto è perfetto, coreografato in modo maniacale, sembra che non ci siano grossi spazi per l’improvvisazione, ma per un incredibile professionista come lui, gli spazi che vuole concedersi sono perfettamente e immediatamente integrati nel copione. Parla molto, soprattutto nella parte centrale del concerto, dove tra un brano e l’altro ripercorre la sua carriera raccontandoci il percorso fatto da quando era solo un teenager di Manchester con sogni e fantasie, dalle difficoltà a trovare uno spazio proprio per brillare nei Take That, fino al presente, dove si colloca come uomo di famiglia, padre felice e realizzato.

Coinvolge con l’ironia. Scherza tanto, facendoci a tratti sganasciare di risate, con atteggiamento sardonico, anche utilizzando spunti che vengono dal comportamento dello stesso pubblico, lo fa in modo politicamente scorretto, giusto per utilizzare senza paura questo bollino ipocrita che siamo costretti ad apporre su tutte le nostre attività quotidiane, professionali e sociali. Parla di sesso, di droga, di sbandamenti, della mezza età – No, I’m not tired because of middle age, it’s just long covid -, mastica continuamente caramelle che va a prendersi alla pedana della batteria, gigioneggia con il pubblico.

Si vanta tante volte del suo essere persona incredibile, del suo splendore, del suo successo, ma lo fa con autoironia, forte della consapevolezza dei risultati incredibili della carriera musicale: nel 2019 ha eguagliato il record detenuto da Elvis Presley, quando si è aggiudicato il primo posto con il suo 13° album “The Christmas Present”. Soltanto i Beatles con 15 album hanno raggiunto più volte di Robbie la prima posizione nelle classifiche del Regno Unito. Tra i lavori da solista e i dischi pubblicati con i Take That, il numero di dischi complessivi che hanno raggiunto la prima posizione in classifica nel Regno Unito, è ora pari a 19, traguardo che lo posiziona dopo Paul McCartney, tra i primi due artisti ad aver raggiunto il maggior numero di prime posizioni nella storia di tutti i tempi.

Un viaggio tra i successi della sua carriera solista, lunga 25 anni (si arriva a 33 se si aggiungono quelli con i Take That) si diceva, e ci racconta i famosi aneddoti che ne hanno segnato le tappe, come per esempio andare a far baldoria con gli Oasis (dei quali esegue una delle due cover della serata) nel 1995 a Glastonbury, momento topico che gli ha fatto prendere le redini del suo destino, ma non cela i momenti più bui, ne parla più volte, della solitudine, dell’isolamento, dell’essersi perso nella droga riuscendo soltanto dopo sforzi immensi, e l’aiuto della famiglia, a uscirne. Ci ricorda come “Eternity” sia stata scritta per Ginger Spice, una delle poche persone capaci di capirlo e sostenerlo quando nessuno ci riusciva. Ci racconta tutto questo con un inglese impeccabile e quindi comprensibile ai più, pur con quell’accento di Manchester sempre percepibile, soprattutto nella pronuncia dei tanti fuck! Ringrazia il pubblico italiano in più occasioni, sottolineando come noi conosciamo e cantiamo per intero le sue canzoni, rispondiamo alle sue richieste di cori In Britain fans only know a few words of a song, not as much as you do, you’re wonderful!

Il concerto si conclude con una perla di show business perfetta, emotivamente indelebile nei cuori delle fan. Robbie è ormai solo sul palco, i musicisti sono già scomparsi; chiede al pubblico di cantare insieme a cappella alcuni piccoli estratti da canzoni eseguite, per poi uscire lentamente a passo felpato mentre ancora i fan cantano. Chapeau.

Articolo di Francesca Cecconi, foto di Moris Dallini

Set list Robbie Williams Bologna 20 gennaio 2022

  1. Hey Wow Yeah Yeah
  2. Let Me Entertain You
  3. Land of 1000 Dances  (Chris Kenner)
  4. Monsoon
  5. Come Undone
  6. Everything Changes
  7. Don’t Look Back in Anger (Oasis)
  8. The Flood
  9. Love My Life
  10. Eternity
  11. Candy
  12. Old Before I Die
  13. Supreme
  14. Feel
  15. Kids
  16. Rock DJ
  17. No Regrets
  18. She’s the One
  19. Angels
© Riproduzione vietata

Iscriviti alla newsletter

Condividi il post!