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Romina Falconi live Bologna

Concerto sagace e dissacrante, non proprio quello che ci si aspetta da una popstar donna

25 giugno, serata placida e afosa a Bologna e al BOtanique sta per iniziare la seduta psicoterapeutica collettiva tenuta da Romina Falconi. Tra chi è svaccato sui cuscinoni disseminati per il parco e chi attende sottopalco, siamo proprio il numero giusto di persone per goderci il concerto senza calca; Romina si merita più pubblico però, e penso con amarezza che la gente è sempre più pigra soprattutto infra-settimana.

Romina è annunciata dall’improvviso e potente coro di apertura di “Rottincuore Lacrimosa” che come un manifesto da subito setta il livello di grinta del concerto. Mi affretto a prendere posizione con le macchine fotografiche ma resto per un attimo attonita dalla vista di Romina. È meravigliosa, avvolta da una scamiciato lungo in tulle con rose che brillano di un rosso rubino sotto le luci del proscenio: sembra una dea, una Persefone incazzata.

Ogni canzone è introdotta da brevi monologhi che da soli potrebbero costituire un manuale di vita. La gente vuole vivere male per morire bene è il succo di “Ho già i problemi miei”, attacco frontale all’ipocrisia del salutismo, mentre il suo essere favolosamente arrabbiata la porta a realizzare “Ti maledico”. Ci spiega anche la genesi di “Cadono saponette”: un incontro senza red flags che fa drizzare le antenne a Romina, chiedendosi se fosse possibile che quell’uomo non avesse traumi o un passato di assistenti sociali.

Inizia il viaggio nella produzione quasi ventennale di Romina Falconi, resa organica dagli arrangiamenti de I Disumani, il power-trio che la accompagna in tour. Il divertimento e la presa bene dei membri della band è evidente, la sinergia con Romina palpabile, il livello tecnico altissimo. Nonostante l’evoluzione sia stilistica che contenutistica dei suoi brani, è impossibile non trovare il punto fermo in questo mare: è Romina stessa, messa a nudo e fragile mentre si offre al mondo.

È proprio questa la sua forza: parlare direttamente al cuore delle persone, instaurare una connessione, donarsi totalmente sul palco. E l’esecuzione è talmente genuina e vera che sfido chiunque a non rivedersi in almeno un brano. Il pezzo che più mi è arrivato per crudezza e onestà è “Nessuno ti ama”, in cui Romina fa uso di tutta la sua incredibile estensione vocale per gridare quel dolore viscerale e quella paura della solitudine che chiunque almeno una volta nella vita ha provato. Io ho pianto, e non ero l’unica.

In un momento in cui i biglietti svenduti per riempire gli stadi e lo strozzinaggio sono argomenti caldi – o per meglio dire riscaldati – Romina è un esempio di integrità e di fedeltà a se stessa. La sua produzione è quello che meglio si avvicina a un prodotto artigianale, un fatto a mano con amore e attenzione ai dettagli, che ripudia la smania di velocità e le onde da cavalcare per ottenere successo facile.

La scrittura di Romina è notoriamente sagace e dissacrante: non proprio quello che ci si aspetta da una popstar donna, bambola sessualizzata che si vuole sentire cantare di cose semplici e leggere; posso immaginare quanto sia stato difficile scegliere la strada più lunga e impervia e per questo penso da sempre e sempre penserò: kudos, Romina (leggete la nostra intervista).

Paladina imperitura dei diritti lgbtqi+, sfoggia una bandiera progress pride e ne fa il suo vestito mentre attacca con la hit “Io ti includo”, una sferzata alla classe governativa e all’italiano conservatore, diretta e tagliente solo come Romina sa fare. Decine di bandierine rainbow si alzano e fanno da cornice ai musicisti, in un assaggio del Pride vero e proprio del 28 giugno, data in cui anche Romina Falconi si esibirà a Milano.

“Facciamo l’amore?” domanda Romina al pubblico, alla richiesta di cantare a cappella frammenti di brani. Ed è così che una bolla di calda intimità ci avvolge e cantiamo insieme “La suora”, “Lupo mannaro” e “Buona vita arrivederci”. Il concerto si chiude con “Sono felice”, e i fan sottopalco, prontissimi, alzano in alto i loro cuori gonfiabili e li rivolgono alla Signora. Come saluto a Romina esplodono i palloncini, un commiato in vero stile “Rottincuore”.

Articolo e foto di Linda Lolli

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