29/03/2024

G Pillola, Torino

29/03/2024

Appino, Palermo

29/03/2024

Nobraino, Perugia

29/03/2024

Gianluca Grignani, Taneto (RE)

29/03/2024

Sludder + Buscemi’s Eyes, Cusano Milanino (MI)

29/03/2024

Maya Al Khaldi e Sarouna, Roma

29/03/2024

Traum, Madonna dell’Albero (Ravenna)

29/03/2024

ENUFF Z’NUFF, Pisa

29/03/2024

Tygers Of Pan Tang, Pistoia

30/03/2024

Appino, Catania

30/03/2024

Gianluca Grignani, Senigallia (AN)

30/03/2024

Depeche Mode, Milano

Agenda

Scopri tutti

Sum 41 live Bologna

Una bordata di sano Punk Rock

Sabato 8 ottobre i Sum 41 tornano in Italia all’Unipol Arena di Bologna in una serata cha ha tutta l’aria di tramutarsi in una bordata di sano Punk Rock, che per alcuni come il sottoscritto, è stato uno dei primi approcci alle chitarre distorte: questo grazie a band come Green Day, Blink 182, Offspring e ovviamente i Sum 41, considerabili tra i più tecnici ed heavy del filone con i loro suoni massicci, gli assoli veloci e la batteria che spesso si adopera nell’uso doppio pedale. Ad occhio e croce mi aspettavo, date le premesse, un pubblico all’interno di in un format di odierni 30ennish che in quegli anni si arrabattavano tra la scuola superiore e poco più. Aspettativa disattesa dalla constatazione di un range di età che andava, dagli under 18, fino a chi oggi viaggia sui 50 e oltre: un piacere per gli occhi insomma.

Un palazzetto che sfiora il sold-out, viene riscaldato dai Simple Plan i quali per quanto visto, pur non essendone un estimatore, hanno onorato il palco con una degna prestazione. Tutta la foga del pubblico è comunque indirizzata all’attesa per i Sum 41, la gente infatti non si risparmia neanche nelle canzoni di rito mandate in cassa che anticipano gli headliner, i quali, nella preparazione del palco, fanno installare un telo frontale con teschio e logo prepotenti.

La registrazione di “TNT” degli AC/DC apre le danze e con “Introduction To Destruction” e la caduta del gigantesco telo, sono l’incipit alle prime note di “Motivation” che fanno esplodere l’Unipol che canta, si dimena e partecipa senza dare possibilità a nessuno restare fermo sul posto; sotto al palco si dà sfogo all’anima Punk e Hardcore che i canadesi regalano e con “The Hell Song” è già adrenalina a mille: è l’inizio alla tripletta micidiale assieme a “Over My Head (Better Off Dead)” e “We’re All To Blame”, una delle mie preferite in assoluto.

Qui l’ennesima sorpresa: le storiche peripezie della band non sembrano aver conseguenze nel groove e nella coesione nel gruppo. Dalla sua nascita nel 1996 ha collezionato infatti, varie defezioni, come quella dal 2006 al 2014 del chitarrista Dave Baksh, e pause come quella per le condizioni di salute di Deryck Whibley.

Lo spettacolo è godevole, coinvolgente, e il palco è ben tenuto da Deryck che sembra in una buona serata e stabilisce subito un ottimo legame col pubblico, che lo carica.

Verso metà scaletta iniziano le ballad. Giochi di luci ben costruiti e atmosfere che fanno presa sono l’intermezzo per un pubblico che però è pronto a buttare per terra un altro pezzo di polmone al grido Let’s keep this shit heavy (Rendiamo la cosa pesante). E allora con “Into The Deep”, “Still Waiting”, “Mr Amsterdam” e “Fat Lip” i cinque dell’Ontario portano tutto ad un livello che difficilmente mi sarei aspettato. La versione acustica di “Best Of Me” chiude una scaletta ben strutturata che non lascia l’amaro in bocca ai presenti. 

Alcune considerazioni sui suoni: dalla mia postazione, forse non ottimale, il rullante era troppo presente tanto da coprire la chitarra su alcune ritmiche e a volte sugli assoli i volumi delle chitarre non erano proprio ben livellati rispetto al resto dell’equalizzazione. Tutto sommato accettabile il solito rimbombo tipico dell’Unipol Arena, problema quasi costante in questa sede. 

Chitarre comunque con belle distorsioni, molto heavy con Dave Baksh bravissimo, pulito e veloce; Cone McCaslin, bassista storico, in grande spolvero e il batterista Frank Zummo non fa rimpiangere almeno dal vivo il co-fondatore Steve Jocz dietro le pelli. Deryck Whibley offre una performance magari non perfetta a livello tecnico, ma con capacità da frontman da serie A e una voce che tutto sommato regge l’urto, come tutti i Sum 41, di questi 26 anni di carriera.

Articolo di Pierluigi Laurano 

Set list Simple Plan

  1. I’d Do Anything
  2. Shut Up!
  3. Jump
  4. Jet Lag
  5. Your Love is a Lie
  6. Addicted
  7. Welcome to My Life
  8. Iconic
  9. Summer Paradise
  10. All Star/ Sk8er Boi/ Mr. Brightside
  11. Where I Belong
  12. I’m Just a Kid
  13. Perfect

Set list Sum 41

  1. T.N.T. (Ac/Dc)
  2. (Introduction To Destruction)
  3. Motivation (88 outro)
  4. The Hell Song
  5. Over My Head (Better Off Dead)
  6. We’re All To Blame
  7. Summer
  8. War
  9. Fake My Own Dead
  10. My Direction/No Brains/ Rhythms/ All Messed Up
  11. Underclass Hero
  12. Walking Disaster
  13. With me
  14. In Too Deep
  15. Makes No Difference
  16. Pieces
  17. We Will Rock You (Queen)
  18. Still Waiting
  19. Hooch
  20. No Reason
  21. Mr. Amsterdam
  22. Fat Lip
  23. Best of Me (Acoustic)
© Riproduzione vietata

Iscriviti alla newsletter

Condividi il post!