
Il ragazzo, si allena. Tira pugni a vuoto, si sgranchisce, tira ancora pugni mentre la luce del sole scende lentamente dietro di lui. La sua ombra si allunga e tira pugni anche essa, tira pugni al pavimento. Siamo a una delle porte di uscita vicino al palco del Link, Bologna, 31 maggio. Ci stiamo fumando una sigaretta e vedo uno dei buttafuori che si allena come un boxer, mentre arriva gente. Poi va a salutare l’altro collega, fanno finta di darsele, sorridendo. Si sgranchiscono le mani. Forse ci sarà da lavorare intensamente stasera, ci dicono che sarà un concerto agitato. Stasera non c’è posto per i lenti, no. C’è posto per la rabbia. The Jesus Lizard sono tornati in città e nel mondo; dopo 26 anni di silenzio tirano fuori questo disco, “Rack”, con 11 nuove tracce da testare dal vivo – e anche la band stessa, se dopo tutti questi anni di assenza è in forma. Parliamo con l’altro buttafuori, ci accordiamo per le foto, perché la nostra fotografa possa stare nel pit. Magari non troppo ed estremamente vicino, qui la situazione si può agitare sullo stesso palco. Bisogna avere una buona vicinanza – di sicurezza.

Ad aprire ci sono i Movie Star Junkies, band italiana in lingua inglese sul palco. Il cantante non ci mette molto a impossessarsi del monitor che dà sul pit, è il suo palchetto personale. Dietro di lui, chitarre secche sull’anni ‘70 andante.

I ragazzi sono abbastanza sobri nell’outfit. Il secondo brano ha un intro quasi funky che successivamente esplode in un urlato rabbioso come se finora fosse rimasto imploso. I due chitarristi giocano nel terzo brano creando una sorta di arpeggiatore organico, i suoni si fanno più legnosi. Il cantante sputa un po’ di birra per aria. Divertenti, sanno il fatto loro.

Poi arrivano The Jesus Lizard. Entrano: i tre componenti strumentali sono abbastanza distinti come presenza, quasi eleganti. Il quarto no, il quarto è il nervo scoperto della facciata razionale, il cantante David Yow. Hello, we’are a band from Chicago.

Quegli occhi neri, quei suoi piccoli occhi neri, pece. Ci guardava uno a uno, ci studiava tutti nonostante fossimo in tanti, come fa un predatore con le prede: pezzo per pezzo. Già, come fa qualcuno che si sta per buttare sul pubblico come una furia senza preliminari, come un tuono che prende a calci un tetto. Ci ha annusato e ora azzanna.

E così l’uragano arriva. Il concerto inizia con il vecchio cavallo di battaglia, “Puss” (da “Liar” 1992). Prima di lanciare in pasto al popolo i brani nuovi scaldiamolo un po’, vediamo quanto sa saltare, vediamo se sa reggere un David Yow che si butta immediatamente su di loro. E si butta in mezzo a loro. Il buttafuori di fianco a me inizia a sudare freddo, a innervosirsi, a essere teso. Improvvisamente scatta e corre a riprenderlo: Yow è stato deglutito dalla folla, cribbio, è sparito.

Si lascia trascinare dal mare di gente, bisogna ripescarlo nel ventre. La folla passa il cavo dal palco, da mano a mano. Tramite quello stesso cavo verrà ripescato e riportato sulla terra. Ok, il cantante è stato risputato sullo stage, rieccolo lì. Il buttafuori è teso, molto teso.

Così, testato il pubblico, testata l’ampiezza della bocca della balena e il suo appetito, iniziano a cavargli in gola qualcosa di nuovo. Ecco “Grind” dall’ultimo album “Rack” (i titoli dei dischi dei The Jesus Lizard hanno tutti quattro lettere, neppure l’ultimo fa eccezione). Qualche oggetto inizia a volare sul palco e rispedito al mittente. Ti è piaciuta la nuova medicina, pubblico? Torniamo al 1991 con “Mouth Breather”; viene cantata quasi sgolata, abbaiata rabbiosamente contro gli spettatori.

Arriva il momento di scambiare due chiacchiere, come se il ghiaccio più che essere rotto fosse stato ormai spaccato. I say fuuuuuuuckk! Yow continua a guardare il pubblico con quegli occhi nero pece, a girarci attorno, a studiarlo, il predatore affamato. Poi sgrida una persona in prima fila con la macchina fotografica. Hey, you, don’t use the flash! Ve l’ho detto che ci guarda tutti, che ci tiene sotto controllo. Che nessuno fugga dal recinto, quel lupo gira attorno.

“Boilermarker” (si torna a “Liar”) è un motore aggressivo con un basso massiccio e chitarre stridenti. Il buttafuori è sempre teso; corre a prendere qualcun altro nel pubblico che si è lanciato. Duro giorno di lavoro, oggi, per i buttafuori.

Grazie mille, dice in italiano Yow. Il chitarrista parte con lo slide per “Nub” (1991). Yow esegue il brano con la maglietta in faccia e la pancia di fuori. Dopo diversi brani vecchi ecco un altro estratto dall’ultimo lavoro, “Hide & Seek”; il cantante cerca di cantarla reggendosi su una gamba ma quasi cade. Poi accade qualcosa nella sua testa: lascia cadere il microfono e fissa il vuoto.

Obligado. Merci beaucoupuehhghgghghghg Si infila il microfono in bocca mentre ringrazia nell’elegante francese storpiato. Momenti ipnotici continuano con “Then comes dudley”. Parte il pogo dietro di me mentre con le mani il frontman cerca di ammaestrare il pubblico. O di afferrarlo tutto, non so. Balla sullo stage come un animale consumato.

That woman is crazy! Dice, indicando qualcuno degli spettatori. Poi li applaude, gli piace come stanno andando le cose. Il chitarrista resta posato in maniera fine.

Dimenticavo, Yow sputa, quanto sputa. Ogni tanto sputacchia qui e là. Sputa anche verso la nostra fotografa, mancata per dieci centimetri. E quegli occhi neri. Quegli occhi nero pece da predatore urbano che ci guardano, che ci studiano, che ci annusano.

Dopo un paio di brani ancora prende uno sgabello da bar. Arriva il momento di un altro brano nuovo, “Thumbscrew” sullo spoken andante. La narra difatti, sorseggiando una lattina di birra. Continua a guardarci, a studiarci con quei piccoli occhi neri pece. Lo slide del chitarrista ci riconduce a “Alexis Feels Sick”, il batterista non si risparmia. Il motore riparte aggressivo.

Fuuuuuuck Truuuuuump, urla il cantante prima del basso di “Blue shot”. In “Seasick”, ennesimo brano in scaletta da “Goat” sentiamo un grande tremolo alla chitarre e delle mitragliate di batteria. Una miccia di pezzo. Quando volete far esplodere ancora il pubblico?

Please, stand by. The guitarist has some problems. Piccolo problema tecnico in cui Yow temporeggia con il pubblico che inizia a urlare titoli. In the meantime, I could joke. What’s the difference between a Lamborghini and a …

Non sentiamo la fine della battuta perché il chitarrista rinsavito riparte con “Monkey Trick” ma credo di aver intuito, dopo i vari fuck dedicati, che marca di automobile stava per schernire il cantante. Finisce il set, arrivano i due encore.

I’m sorry I don’t speak italian. But fuuuuuuuuckkk Truuuuuump Il pubblico risponde alla chiamata in coro e lui fa ok con il pollice. Anche senza conoscere la lingua, ci sono argomenti chiari su cui si va d’accordo, vedo. Il batterista sta per partire ma viene interrotto: il cantante presenta tutti i membri. Ora l’atmosfera è più rilassata, il grosso della scaletta è stato fatto.

Per la prima volta Yow sorride. Sputa comunque, ma sorride. Ringhia comunque, ma sorride. Take distance with your neighbor so you can dance, dice, prima di ributtarsi sul pubblico per “Moto(R)”. Immaginate il buttafuori di cui sopra. Serata intensa. Corre a riprenderlo ancora una volta. Non l’ultimo contatto fisico. Nel secondo encore torna sugli spettatori letteralmente: scavalcando la transenna si siede su di loro.

Dunque, all’inizio sembrava che ci fossero pochi brani presi dall’album che stanno portando in tour, ma poi se ne sono aggiunti altri anche negli encore. Un live che ha certamente la responsabilità di presentare un disco , ma anche di riportare alla ribalta una band dopo tanti anni di assenza. Immancabili quindi i numerosi estratti dai primi lavori. Il pubblico va via soddisfatto. Ha deglutito il cantante e l’ha risputato in terra, ma allo stesso tempo gli spettatori stessi sono stati divorati da quegli occhi nero pece.
Articolo di Mirko Di Francescantonio, foto di Giovanna Dell’Acqua
Setlist The Jesus Lizard Bologna 31 maggio 2025
- Puss
- Grind
- Mouth Breather
- Boilermaker
- Nub
- Hide & Seek
- Then Comes Dudley
- Falling Down
- Gladiator
- What If?
- Thumbscrews
- Alexis Feels Sick
- Blue Shot
- Seasick
- Monkey Trick
- Thumper
- Fly on the Wall
- Moto(R)
- Armistice Day
- Wheelchair Epidemic (Dicks cover)
- If You Had Lips
- Cost of Living
- Bloody Mary