
28 giugno, seconda data del Festival Tener-A-Mente 2025 a Gardone Riviera (Bs), nel teatro Duse voluto da Gabriele D’Annunzio nel giardino del suo Vittoriale. Possiamo già sbilanciarci e affermare — in buona compagnia, perché concordano anche molti colleghi della stampa — che abbiamo assistito a quello che sarà uno dei concerti migliori di questa stagione live affacciata sul Garda.
I The The di Matt Johnson, alla guida di questo progetto collettivo che si propone con varie formazioni dal 1979, hanno incantato un pubblico preparato, colto ed educato (merce rara ormai), che si è fatto coinvolgere in un crescendo collettivo. Raramente, in concerti di questo genere, si vede il pubblico scattare in piedi e correre sotto il palco. Soprattutto dopo che, all’inizio, e non senza lamentele, si è più volte chiesto di non usare telefoni e macchine fotografiche. Prima o poi servirà arrivare alla soluzione proposta da Bob Dylan, e cioè sacche chiuse, con i cellulari bloccati dentro. Nonostante mugugni vari, la musica ha vinto, e con essa lo spettacolo che ha visto la band, in splendida forma, passare con grande naturalezza fra varie sonorità.

Si è partiti dai territori del rock alternativo, decisamente il mood dell’ultimo lavoro della band, e cioè “Ensoulment”, disco che ha generato il tour del 2024 del quale questa serie di concerti 2025, con l’unica tappa italiana al Vittoriale, è la naturale prosecuzione. Si sono poi attraversati momenti di malinconia a ritmo blues con incursioni nel Jazz, nel Folk, nel Synth-Pop, nel Trip-Hop e nell’Elettronica, e con accenni anche al Country, genere che non ti aspetti sia nel programma di un gruppo squisitamente britannico nel sound e nello stare in scena. Mai sopra le righe sia Matt Johnson che la sua band, ottimi musicisti che ne valorizzano sonorità e canto. Tre microfoni hanno modulato e amplificato una voce che regala emozioni.

Il concerto si apre con la cupa “Cognitive Dissident”, dove Matt Johnson dimostra di essere a suo agio in sonorità che rimandano al mondo di Hugo Race e dei primi lavori di Nick Cave. Poi si passa a momenti dove, a occhi chiusi, sembra di sentir rivivere il miglior Leonard Cohen, come in “Armageddon Days Are Here” e “Kissing the Ring of Potus”, per arrivare a pezzi più ritmati, dove il rock ‘n’ roll rivive nella divertente “The Beat(en) Generation”. Il trittico “Heartland”, “Risin’ Above the Need” e “Icing Up” porta nei territori più sperimentali dell’alternative, a tinte new wave, e cioè in un mondo sonoro che solo gli inglesi sanno mettere in scena con grande qualità. La voce e l’attitudine di Johnson sono state perfette, e qui davvero si è toccato il vertice di uno spettacolo che, da quel momento in poi, il pubblico capisce che si deve vivere in prima persona.

Johnson ha invitato ad alzarsi e ad andare sotto il palco, e non c’è stato bisogno di dirlo una seconda volta. Il pubblico, fino a quel momento composto – nel senso ligio alle regole – si è lasciato andare, senza eccessi, e si è portato davanti alla band che ha regalato momenti da vero live collettivo, con le mani che tengono il ritmo sui pezzi come “Risin’ Above the Need”. Mentre in “This Is the Day”, brano bellissimo dall’altrettanto ottimo lavoro “Soul Mining” del 1983 (dal quale i The The hanno proposto cinque pezzi), l’invito è arrivato esplicito: tutti in piedi, e potete ballare. Preceduta da “Slow Emotional Replay”, brano a tinte rock, con chitarre acide e tirate che rimandano al rock più duro, “This Is the Day” riporta tutti negli anni ’80, fra new wave danzante e stile robotico che faceva da contrasto al modo sgrammaticato del punk.
“This Is the Day” marca il territorio, e da quel momento in poi nessuno si è più messo a sedere, e i The The orchestrano un finale di show decisamente fisico. Il pubblico non si è fatto pregare, nonostante la calura che imperversa, anche con la leggera brezza che il Vate ha deciso di mandare sul finire dello show. “Dogs of Lust” svia un poco il mood che si è creato, portando lo show verso un blues non grasso e polveroso, ma di certo pungente grazie a una splendida armonica suonata in dialogo con la voce di Matt Johnson. La scelta della scaletta si chiude con “I’ve Been Waitin’ for Tomorrow (All of My Life)”, brano nel quale la New Wave made in England si fonde con chitarre che arrivano da altri territori, quelli cioè del Post-Rock non ancora rarefatto. Un finale da vero concerto rock, e il pubblico lo percepisce perché l’ovazione finale, con continua richiesta di bis, è stata assordante.

Tre pezzi ancora, prima della fine di questa bellissima esibizione che possiamo già annoverare fra le perle che fanno di questo Festival uno dei pochi dove la qualità musicale è sempre al centro della proposta messa a disposizione del pubblico. La mente vola a nomi come Ryan Adams, Interpol, Glen Hansard – solo per citarne alcuni – artisti, insomma, che hanno qualificato i cartelloni del passato. The The resterà uno degli spettacoli più belli che si siano visti qui al Duse, anche se il trittico finale spegne un poco l’entusiasmo. C’è da dire che il vero concerto si era concluso prima dei tre bis, come doveva essere. Le ultime tre tracce hanno solo confermato l’ottima qualità della serata, soprattutto con “GIANT”.
Così, a luci accese, mentre il merch viene preso d’assalto (peccato solo che cd e vinili non ci siano, fatto salvo l’ep “Slow Emotional Replay”, di fatto esaurito in pochi minuti), sembrava di uscire dalla visione di un film di Ken Loach, dove impegno e qualità sono al centro del vissuto che si è appena concluso. Un concerto e una serata da incorniciare, semplicemente perfetti.
Articolo di Luca Cremonesi
Foto courtesy Anfiteatro del Vittoriale – Davide Mombelli
Set list The The Gardone Riviera 28 giugno 2025
- Cognitive Dissident
- Sweet Bird of Truth
- Armageddon Days Are Here (Again)
- Heartland
- Kissing the Ring of Potus
- Some Days I Drink My Coffee by the Grave of William Blake
- The Beat(en) Generation
- Love Is Stronger Than Death
- Where Do We Go When We Die?
- Risin’ Above the Need
- Icing Up
- Slow Emotion Replayed
- This Is the Day
- The Sinking Feeling
- Dogs of Lust
- I’ve Been Waitin’ for Tomorrow (All of My Life)
- Infected
- Lonely Planet
- Uncertain Smile
- GIANT