
Cosa si può dire del nuovo tour di Vasco Rossi che ancora non si sia detto? Ci ho pensato molto, ma credo di avere qualcosa da condividere dopo 56 concerti visti (con quelli di quest’anno). Al netto delle vanità, sono convinto che l’unico spettacolo davvero popolare — e cioè capace di coinvolgere il popolo su tutti i fronti — che ancora resiste nel nostro Paese, meriti sempre e comunque attenzione.

La partenza è stata allo stadio comunale di Bibione il 26 e il 27 maggio, per il tradizionale soundcheck e la data zero, per poi proseguire nella Penisola e fare tappa a Firenze all’Ippodromo il 5 e il 6 giugno. La novità di quest’anno è ormai nota: il concerto è dedicato alla vita e, dunque, si apre con “Vita Spericolata”, hit che ha trasformato il signor Vasco Rossi nella rockstar Vasco che tutti conosciamo.

Una cosa è certa, ed è chiara. Il Vasco 3.0, cioè la terza fase della sua carriera, quella iniziata dopo lo stop forzato del 2012, e che ha trovato piena realizzazione dopo Modenapark (2017), non guarda in faccia a niente e a nessuno, tanto che una delle tra canzoni a statuto speciale, e cioè “Vita Spericolata”, già sacrificata nel 2017, oggi viene spostata dal trittico finale. Così, la trinità viene spezzata, e “Vita Spericolata” apre lo show, mentre “Siamo solo noi” e “Albachiara” vengono lasciate, orfane, a chiudere lo spettacolo.

Il risultato, senza dubbio, stupisce ma non convince del tutto. O meglio, non convince se, lo ripeto, proviamo a spiegare quello che ormai è un rito collettivo, una grande catarsi collettiva, un modo per sentirsi parte di un tutto, privilegio che, a oggi, aveva solo la Nazionale di calcio, e lo facciamo con un necessario distacco dal piacere puro e semplice di un fan.

Il concerto dedicato alla vita si apre con un inno alla vita spericolata che, però, non solo non viene eseguito in modo integrale, come chiesto da tanti, e da anni, ma neppure è la canzone manifesto che, al centro del trittico finale, ha un peso specifico preciso. Noi siamo la vita… siamo una vita spericolata, siamo una vita fatta così, canta, spiega e modifica Vasco.

Tutto vero, comprensibile e giusto, ma di fatto si è smosso un macigno senza generare molta polvere. “Vita spericolata” poteva restare dov’era sempre stata, con un suo valore intrinseco chiaro, e in apertura, per celebrare la vita, c’era l’imbarazzo della scelta.

Una scelta che, però, in fin dei conti, non ha comunque penalizzato lo spettacolo nel suo insieme. La scaletta, ancora una volta, è perfettamente calibrata, con innesti di canzoni che, da tempo, non erano eseguite. Da “Valium” a “Ed il tempo crea eroi”, con nuovi ed interessanti arrangiamenti, passando per “Io perderò”, “Va bene, va bene così”, presente nel medley ma di fatto eseguita integralmente, “Vivere” e “E adesso che tocca a me”. Oltre ad aver recuperato pezzi che non vengono eseguiti con grande regolarità, come “Sono innocente ma…” e “Manifesto futurista della nuova umanità”.


L’interludio di quest’anno, cioè il pezzo musicale eseguito dall’intera band, è forse il più bello degli ultimi cinque anni. Chitarra acida di Pastano in apertura, mood che caratterizza molte sue parti da solista (vedi “Valium” e “Ed il tempo crea eroi”), e un ottimo mix dell’ensemble, senza cercare di far suonare uno a uno i componenti della band.

L’assenza di Claudio Golinelli, il “Gallo”, si sente, soprattutto perché è una presenza centrale nella vita artistica di Vasco. Tra il pubblico serpeggiano voci, ma gli eroi, si sa, sono tutti giovani e belli, e il “Gallo” così deve essere. E altro non serve aggiungere.

A conti fatti, insomma, Vasco è il solito Vasco di questi ultimi anni. Uno show compatto, granitico, con un ottimo sound; uno spettacolo visivo ormai di grande impatto, e una scaletta che può permettersi di tutto, anche di toccare l’intoccabile. Un pubblico trasversale, con famiglie insieme a ex membri della generazione di sconvolti, tutti insieme a cantare, come se fosse la cosa più normale del mondo. Dunque, cosa aggiungere? Una sola riflessione…

Il problema di questo Vasco (nazional)popolare, un Vasco da Tv Sorrisi e Canzoni, da Tg1, da servizi sui quotidiani, da saluti prima del concerto da parte di ogni vip immaginabile e possibile, è che è troppo perfetto. La vita spericolata, quella non ripensata per il pubblico (nazional)popolare dei suoi attuali concerti, era bella, sporca, imperfetta e, per questo, davvero piena di guai. Ora i guai sono i nostri, quelli quotidiani, e Vasco, questo Vasco, da buona coscienza, da grillo parlante, ce li racconta e ce li mostra.

Chissà, forse c’è un po’ di nostalgia del cattivo esempio che, apparente o voluto, Vasco ha sempre rappresentato. Anche il suono, questo suono, di fatto pulisce e rende perfette canzoni che, nelle parole e nelle emozioni, lo sono, ma che hanno però bisogno anche di qualche sbavatura. Come la vita spericolata che Vasco ci ha mostrato negli anni. Ecco, l’unico appunto al nuovo show di Vasco è questo: quello di essere troppo perfetto.
Articolo di Luca Cremonesi, foto di Francesca Cecconi



Set list Vasco Rossi Firenze 5 giugno 2025
- Vita spericolata
- Sono innocente ma…
- Manifesto futurista della nuova umanità
- Valium
- Vivere
- Mi si escludeva
- Gli spari sopra
- Quante volte
- Ed il tempo crea eroi
- Un gran bel film
- Vivere non è facile
- Interludio 2025
- Buoni o cattivi
- Basta poco
- Siamo qui
- C’è chi dice no
- Io perderò
- La strega (la diva del sabato sera) / Cosa vuoi da me / Vuoi star ferma! / Tu vuoi da me qualcosa / Una canzone per te / Va bene, va bene così
- Rewind
- E adesso che tocca a me
- Senza parole
- Sally
- Se ti potessi dire
- Siamo solo noi
- Canzone
- Albachiara