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Peterson – Lavine. Come as you are: Kurt Cobain and the Grunge Revolution

“Peterson – Lavine. Come as you are: Kurt Cobain and the Grunge Revolution” “Peterson – Lavine. Come as you are: Kurt Cobain and the Grunge Revolution”: riapre la bellissima mostra fotografica dedicata a una stella

Kurt Cobain, 1992 ©Michael Lavine 2020

“Peterson – Lavine. Come as you are: Kurt Cobain and the Grunge Revolution”

“Peterson – Lavine. Come as you are: Kurt Cobain and the Grunge Revolution”: riapre la bellissima mostra fotografica dedicata a una stella della musica. Dal 2 luglio al 18 ottobre 2020, Oeo Art e Le Nozze di Figaro mettono in scena a Firenze una nuova esposizione che vede protagonista il Rock; dopo David Bowie ritratto negli scatti del Maestro Sukita (la nostra intervista) dello scorso anno, è la volta dei Nirvana e del Grunge.

Nirvana

Una rappresentazione non solo a tema musicale quella che si snoda tra le ampie sale del palazzo, ma che va ad abbracciare tutta quella che è stata la cultura popolare americana degli anni Novanta, un periodo intenso attraversato da un profondo cambiamento, musicale, sociale e di costume, che rivive in modo vivido attraverso le immagini di Charles Peterson e Micheal Lavine.80 gli scatti presenti, due i racconti in scena. Un mix tra bianco e nero e colori. Il pop che si alterna allo sporco dei club della scena Grunge di una Seattle protagonista inconsapevole di quella che è stata l’ultima rivoluzione del Rock di fine millennio, facendola diventare così la “nuova Liverpool” dello Stato di Washington.

Nirvana

Alla porta d’ingresso vieni accolto dal sorriso troneggiante di Kurt Cobain ritratto in una gigantografia. Inizia il viaggio. Grazie alla selezione musicale di sottofondo che rende più immersiva l’esperienza, vieni catapultato agli inizi degli anni novanta, agli esordi dei Nirvana quando ancora alla batteria sedeva Chad Channing. Qui gli scatti sono di Lavine, californiano ma newyorkese di adozione, è l’autore dei frame che seguono gli albori della band, dagli studi di registrazione ai primi concerti, scatti in cui è possibile percepire il clima che si respirava allora.

Nirvana

Peterson, originario di Seattle, ha seguito invece i Nirvana durante l’esecuzione dei loro live all’interno dei club. Lo scopo del fotografo, era quello di riuscire a trasportare quella che era la sensazione di stare “in mezzo a tutto il caos di un concerto dal vivo – come dichiara – trovare come un senso di grazia, fare in modo che le persone sperimentassero come fosse l’essere lì: il sudore, il rumore, l’essere schiacciati gli uni contro gli altri”.

Nirvana

Sia Peterson che Lavine erano riusciti ad affondare in modo così profondo la loro trasportazione fotografica perché entrambi erano riusciti a intrattenere un rapporto personale con Cobain, il quale aveva permesso loro di seguirlo in quella che è stata la propria evoluzione, sia come essere umano che come rockstar, una trasformazione che è possibile ammirare con lo scorrimento del percorso, che passa dai momenti più leggeri dei primi Nirvana, con un Cobain ritratto visibilmente più disteso, ai momenti familiari, con la moglie Courtney Love e la figlia Francis, fino agli ultimi momenti, nei quali si fanno evidenti i cambiamenti fisici dovuti allo stress, alla malattia e alle droghe; quattro anni intensi di vita e carriera che culminano il 5 di aprile del 1994, quando l’uomo di Aberdeen si spense.

Nirvana

Ma “Come as you Are: Kurt Cobain and the Grunge Revolution” non è solo Cobain, non è solo Nirvana; l’ultima sezione della mostra è dedicata infatti alle altre band della scena musicale del tempo.

A cura di ONO arte contemporanea, l’esposizione è organizzata e promossa da OEO Firenze Art e Le Nozze di Figaro, in collaborazione con MUS.E e con il patrocinio di Città Metropolitana di Firenze e Comune di Firenze.

Aperta dalle 10.30 alle 18.30, chiusa martedì e mercoledì. Biglietti: intero 10 euro, ridotto 6 euro, gratuito per i giovani fino ai 17 anni.

Info tel. 055 0946163 – 0552760552 www.oeoart.com, www.lndf.it, www.palazzomediciriccardi.it.

 

Articolo e foto di Andrea Scarfì

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