“3021”, il nuovo album di Angela Baraldi, esce nell’anno 2025, il 24 gennaio, per Caravan / Sony Music Italia. Non credo che questo album sia interessato a essere ricordato come un disco del 2025: credo che sia intenzionato invece ad andare verso una direzione, che sia una creatura più affamata di futuro che di presente, più di strada che di casa. Un disco che solleva i piedi da terra, abbandona la gravità del suo presente e fluttuando se ne va. Non è una sviolinata spaziale, dovete continuare a seguirmi per capire. Ecco, penso che sia un disco che voglia essere ricordato nel futuro. Ok, grazie, geniale scrittore di questo articolo, si chiama “3021, direte. Sì ma non è il solo motivo, ascoltandolo sopra e sotto le righe ci sono diverse considerazioni, anche di sound.
Chiaramente questa suggestione poteva arrivare già dal testo del primo singolo che ha anticipato l’album di una settimana, l’omonima canzone “3021”, che apre tra l’altro tutto il long playing. Quando è uscita credo che chiunque l’abbia ascoltata, una settimana fa, si sia fermato: è accaduto qualcosa. Un silenzio bianco che squarcia il giorno, un tuono bianco: quando l’ho messa su qualcuno ha strappato la pagina del giorno che stavo vivendo. Un pezzo così minimale e cinematografico nel suo modo di muovere gli scalzi piedi camminando e poi con un video così semplice e enormemente funzionale che credo tutti abbiano avuto la sensazione di aver per le mani una gran bella canzone, una gran qualità, una gran sensiblità nella scelta se vogliamo rischiosa di uscire nuda e scarna per strada . Con un grande tema: E noi che tracce lasceremo se ci vengono a cercare / Adesso qui / Sarà / Tanto tempo fa. Comunque, date un film a questa traccia. Da titoli di coda, da tema centrale, c’è del cinema nelle sue movenze, è come il brano sposta l’aria che è cinematografico. Quegli slide che si perdono nel cielo stellato, quella chitarra stoppata che porta il tempo come il ritmo di una passeggiata, quella voce che diventa ruvida quando osserva il cielo e lo chiama. Ci sono tante cose che hanno una certa tangibilità, un’epifania sonora che doveva essere terrestre.
La suggestione scritta inizialmente, quella del messaggio lanciato nel futuro, non arriva però solo da “3021”; ascoltando il lavoro complessivo si ha la sensazione di una produzione senza età che riprende la scuola di alcuni classici: nell’equalizzazione non sentiamo mai la voce troppo in primo piano rispetto agli altri strumenti, hanno tutti pari importanza, il che è una scelta di produzione più rock che pop come piramide sonora tra volumi e come architettura di bassi-medi-alti. La sezione strumentale ha pari presenza della voce.
Altra cosa che mi ha fatto pensare al suo essere senza età: mi commuovo quasi quando alla fine della più scanzonata “Cosmonauti” tutto va in lento fade-out: da quanto tempo non sentivamo un brano abbassarsi gradualmente di volume sul finale? Devo dire che è stato emozionante riascoltare questo dettaglio in un disco di ora. Su che brano poi: Parlo di te / Senza fare il tuo nome / Parlo di te / A modo mio; tutti stiamo immaginando di chi stia parlando? Facciamo silenziose ipotesi e rispettiamo questa intimità dichiarata. Giocando con il tempo, con il futuro e il passato, la immagino interpretata da Battisti, sì, se dal futuro dovessi mandare una canzone nel passato la vorrei sentire cantata anche da lui.
La solenne “Bellezza dov’è” suona già come un grande classico. Una signora di altri tempi, questa canzone, è una passeggiata per Roma dove con gli occhi in basso troverai la gravità dell’essere, la povertà, e in alto le statue che sorridono, dialogano: Bellezza dov’è / È nell’angelo dal viso rotto / Che sorride nonostante tutto / Messo all’angolo / Della strada dove i cani si sbranano. Contiene diverse citazioni, da Bob Marley a William Burroughs e John Lennon. Aggiungerei una spruzzatina anche di George Harrison.
Seguiamo la scia Beatles: se “La preghiera della sera” si apre inaspettatamente quasi come un brano indie, continua invece con dei ritmi beatlesiani. Parliamo di una possibile fine del mondo, un testo suggestionato dal film “Don’t look up”. Una canzone che sembra una parentesi a parte in realtà come tipo di atmosfera perché la successiva “Cuore elettrico” riprende la miscela senza tempo delle precedenti, una canzone “cantilena rock” quasi anni ‘90, molto interessante che “Contiene un riferimento esplicito a Edgar Allan Poe, scrittore sublime, pioniere di tanti generi letterari e uomo pieno di una meravigliosa ironia che si coglie soprattutto nei suoi articoli di costume del tempo.”
Sì, stiamo entrando in una trilogia dal sapore anni ‘90 iniziata proprio con “Cuore elettrico” e che continua con “Corvi” con gli arrangiamenti di batteria di Vittoria Burattini (Massimo Volume) e “La vestizione”. C’è un tipo di calore nei bassi di chitarra che non sentivamo dai ‘90 di Joan Osborne. Le chitarre di Federico Fantuz sono molto chiare, secche, più in overdrive che in distorsione, spesso pulite. Sono molto calde.
Le canzoni sono molto nude. Sono dirette, arrivano per strada così come sono, un po’ rasate, un po’ acciaccate, un po’ dure, un po’ dolci. Si aggiunge infine, in chiusura, una canzone rock tra quelle dedicate alle mamme. Questa inaspettata “Saturno”, sparata da dei tocchi di flanger, ha un che di ironico e che immagino già cantata dal pubblico: Mamma vuol vederti ballare sull’anello di Saturno / Mamma vuol sedersi a fumare con la tuta spaziale / Sulla curva lunare / Lei vuol sentirti cantare.
Il disco ha 8 tracce, non dura molto e non si ha la sensazione che ci sia qualcosa di troppo o troppo lungo. Ti fa venir voglia di avere la versione in vinile perché è il materiale giusto per contenere queste canzoni: hanno dei solchi, della polvere da leggere con le dita. Scivola via molto bene, ha una durata complessiva equilibrata, non ti annoia e non ce n’è motivo, è un piccolo monumento che va goduto. Ma soprattutto, cresce ad ogni ascolto. Era da molto che non mettevo delle canzoni a ripetizione, come se ne avessi una forma di dipendenza: è quando le hai in testa e senti il bisogno di rimetterle su. Da molto? Da ragazzo, e a quel ragazzo è arrivato un messaggio dal 3021: Tornami a trovare in questo spazio temporale / E noi che tracce lasceremo se ci vengono a cercare.
Articolo di Mirko Di Francescantonio
Track list “3021”
- 3021
- Cosmonauti
- Bellezza dov’è
- La preghiera della sera
- Cuore elettrico
- Corvi
- La vestizione
- Saturno
Line up Angela Baraldi: voce, cori, piano (in 3021 e La vestizione), synth (in Corvi) e archi synth (in Saturno) / Federico Fantuz: chitarre, basso, basso synth (in La preghiera della sera), piano (in Cuore elettrico), organo (in Bellezza dov’è), batteria (in La vestizione), clavinet (in Cuore elettrico) e cori (in Cosmonauti) / Daniele Buffoni: batteria / Ale Sportelli: programmazione (in La preghiera della sera, Cuore elettrico e La vestizione) e basso synth (in Saturno) / Susanna La Polla De Giovanni: Synth (in La preghiera della sera) / Giovanni Fruzzetti: piano (in Bellezza dove’è) e basso (in La preghiera della sera e Corvi) / Tim Trevor Briscoe: sax tenore (in Saturno) / Andrea Zucchi: sax baritono (in Saturno)
Angela Baraldi online:
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