12/11/2025

Bob Mould, Milano

12/11/2025

Pete Roth Trio feat Bill Bruford, Asti

12/11/2025

Mille, Roma

12/11/2025

Negrita, Pescara

12/11/2025

Pierdavide Carone, Milano

12/11/2025

Negrita, Pescara

13/11/2025

Jamiroquai, Milano

13/11/2025

Jamiroquai, Milano

13/11/2025

Wolf Alice, Milano

13/11/2025

Delta V, Napoli

13/11/2025

Erica Mou, Pavia

13/11/2025

Cristiana Verardo, Milano

Agenda

scopri tutti

Belize “Phantom Favola”

La sincerità della musica che si vuole fare e le emozioni del passaggio alla vita adulta nella cornice quasi cinematografica della provincia di Varese

Non credo di essere la persona più adatta a recensire questo “Phantom Favola” dei Belize, pubblicato da Woodworm, perché negli anni ‘90 e primi 2000 pensavo al lavoro, e non ho un bagaglio emotivo di ascolto dell’Alternative Rock di quegli anni, ma solo una conoscenza culturale, e questo riferimento è imprescindibile per raccontare la musica dei Belize. Riascoltando adesso quel genere mi chiedo come mai le persone fossero disposte ad abbandonarsi a un flusso sonoro ipnotico e immersivo anche se a tratti rotto dai fischi del feedback e della chitarra distorta, di canzoni sostanzialmente lineari un po’ come è stato per la Psichedelia anni Sessanta, nell’ascolto della quale però le droghe e gli allucinogeni davano ragione di un ascolto non adrenalinico ma riflessivo.

Forse i miei trent’anni allora mi hanno impedito di capire che le persone più giovani si abbandonavano semplicemente alla dimensione emotiva di quei brani nelle loro camerette o con i lettori cd portatili, o con i primi iPod. Allo stesso modo, un borderline ADHD come me, assuefatto ai bipiemme, inizialmente è scettico verso il fiume sonoro delicato e a tratti ruvido di un album come “Phantom Favola” ma, complice la partecipazione al release party al Detune di Milano, prova a raccontarvi i Belize e l’album con due parole: sincerità ed emozione.

Siamo nella provincia di Varese, che non so raccontare direttamente perché la mia provincia è stata diversa, ma posso immaginare: il mondo arriva in ritardo, a ondate; combatte con l’inerzia dei micro-eventi locali, che con la loro prossimità assumono dimensioni superiori all’elezione dei papi o alle crisi economiche. Qua tutto è ammorbidito, dei grandi picchi dello sviluppo economico beneficiano solo la Varese bene e i milionariotti delle ville, ma sostanzialmente essi non cambiano la vita del geometra o del barista, e le grandi crisi sono mitigate dal fatto che alla Trattoria del Barba (nome di fantasia, spero) la cotoletta è sempre buona e la nonna quando se ne andrà mi lascia la casa.

In questo contesto però l’interiorità dei ragazzi non è schiacciata dalla pressione dei trend, della FOMO e dell’ansia sociale, quindi c’è spazio per sviluppare individualità e identità personale. Questo album è così, finge di non sapere che esiste Spotify, che l’algoritmo premia i brani strutturati secondo lo schema, che la musica può essere creata digitalmente e senza strumenti, che se non rientri in quel genere quella playlist non ti ospiterà. Sincerità. Questa è la musica dei Belize, la musica che hanno assemblato pazientemente in sette anni di silenzio accumulando storie di vita e reagendo allo scontro con la discografia e la città divisa in zone anziché in comuni dai nomi Curiglia con Monteviasco o Gazzada Schianno.

Emozione. Percorsi emotivi, storie personali e umane, che partono dalla provincia in sella al Phantom Malaguti, che per questa generazione che poteva guidarlo nei primi anni 2000, era il Pegaso che liberava dai vincoli del papà-mi-porti e instradava verso la vita adulta. Il tema della favola risuona, come in “Gattesca”, chissà se il “Gatto lupesco” del poeta Edoardo Sanguineti è una citazione, che dondola fra esplosioni di chitarra e arpeggi sognanti, per raccontare le sensazioni di una notte il cui effetto può anche finire con l’arrivo del sole ma ha dato a due persone tutto quello che una notte d’estate poteva dare.

“Phantom favola” è invece un messaggio al sé passato, apostrofato col nomignolo bambino, che scopre il mondo come solo un adolescente sa fare e, anche se il sé presente conosce già le delusioni e le amicizie indissolubili che si dissolveranno, incoraggia il piccolo, in un toccante pieno e vuoto Rock che si muove su una frase da filastrocca fiabesca che ricorre come tema ora nella voce ora nelle chitarre.

Emozioni, dicevo, perché questa musica non dà calci nello stomaco ma arriva al cuore alternando onde di mura sonore e delicatezza. Ho sentito dal vivo questi brani e ho faticato a non commuovermi dopo essere stato teletrasportato nella cameretta di quella casa in provincia di Varese.

Sempre grazie alla fortuna di aver partecipato al Release Party dell’album so che il fratello di Riccardo Montanari di “In mio fratello è tutto a posto” è veramente a posto, perché è in prima fila a saltare, e può ascoltare con noi il racconto della dinamica del rapporto tra fratelli, in cui complicità e gomitate in faccia o mosse che rompono le doghe del letto/ring da wrestling sempre della suddetta cameretta si alternano senza più di tante spiegazioni arrivando a confrontare la propria dimensione emotiva con quella dei genitori che vorrebbero trasmettere le certezze che non hanno affinché i figli affrontino la vita meglio di come l’hanno affrontata loro, senza sapere che è con le loro fragilità che non riescono a nascondere che hanno aperto le porte più importanti nei loro figli. Come a simboleggiare il passaggio generazionale i riferimenti Post Punk si mischiano con Alt Rock anni 90 e elettronica attuale.

A volte si deve mettere una distanza fra due amici, o in un rapporto, per costruire “Qualcosa di nuovo” ed emozionarsi facendosi a pezzi e ricostruendosi ancora come le chitarre distorte e i suoni elettronici che si intrecciano in questo brano che si innesta nel successivo “Denti dorati”. La presenza di Arssalendo con il suo sound di scuola romana crea una nuova fusione con il mondo dei Belize con loop di drum machine e sonorità Noise in questo brano sul cercare e non raggiungere o sul raggiungere ciò che non è il momento di cercare.

“Phavola” è una nenia distorta che riprende il tema della libertà esplodendo nel grido, meno udibile affogato come seconda voce nell’album, ma più graffiante dal vivo, che inneggia alla favola da vivere in sella allo scooter eponimo e demiurgo. “Dio li fa” è più cantautorale anche se con suoni riverberati e drumming incalzante ed è una ricerca intima sulle emozioni di una relazione a distanza o sulla distanza nelle relazioni. “Varese Tuning” è la quintessenza del legame fra la provincia anni 2000 e il momento attuale, evocato da suoni e sample molto attuali che ambientano quel momento inconfondibile in cui amicizie che si erano disperse si riagganciano magneticamente come se gli anni non fossero passati riportando alla sintonia del liceo, l’epoca delle chitarre distorte che concludono il brano.

“In fede” è forse uno dei brani più originali dell’album, dalla produzione più scarna e ipnotica che accompagna una narrazione di coppia sul perdere la fede durante una vacanza stregata in una casa infestata dal coro greco fornito dagli ospiti Colla Zio nell’ultima favola del disco, che può facilmente ricominciare come un libro letto e riletto ai bambini per addormentarli, preparandoli al volo che dal nido della provincia li porterà a scontrarsi con la vita adulta.

Articolo di Nicola Rovetta

Track list “Phantom Favola”

1. Gattesca
2. Phantom Favola
3. In mio fratello è tutto a posto
4. Qualcosa di nuovo
5. Denti dorati (feat. Arssalendo)
6. Phavola
7. Dio li fa
8. Varese tuning
9. In fede

Line up Belize: Riccardo Montanari – voce, tastiere / Mattia Tavani – chitarre / Federico Scaglia – batteria

Belize online:
Instagram: https://www.instagram.com/noisiamoibelize/

© Riproduzione vietata

Iscriviti alla newsletter

Condividi il post!