Ed ecco una selezione dei migliori album usciti e recensiti nel 2022, a cura della redazione Rock Nation. Le opinioni espresse nelle recensioni sono sempre personali di ciascuno dei redattori, come personali sono gusti e inclinazioni musicali; una cosa è certa: siamo tutti grandi ascoltatori di ogni cosa buona, a prescindere dal genere! Troverete tanti titoli diversi, soprattutto indie, con qualche sconfinamento in grandi e storici nomi, e molta musica italiana.
Andrea Bartolini: Diamo una veloce occhiata agli album che sono passati per la redazione e tiriamone fuori un paio dal mucchio, in questo caso, di sola musica italiana. Lavori che invito ad ascoltare perché le emozioni, come al solito, sono lì che ci aspettano in mezzo a qualche pila di dischi.
- “Rinascimento” Johann Sebastian Punk. Cinque tracce che mescolano il classico Pop d’autore con il Rock degli anni ’70, il gusto per gli arrangiamenti orchestrali e una vena ironica e mai eccessiva o di cattivo gusto che traccia forse una via per una alternativa a certo pop italiano di stampo adolescenziale finto alternativo, adesso imperante. Recensione / Intervista
- “Carpenter’s Cult” Lester Greenowski. Per tornare invece al Rock nella sua massima accezione, ecco un album ispirato all’opera cinematografica di John Carpenter, zeppo di Rock’n’Roll e Hard Rock al fulmicotone degno della miglior tradizione newyorchese dei tardi anni ’70. Recensione
Francesca Cecconi: il 2022 non mi ha portato le forti emozioni musicali su disco dell’anno precedente (però mi ha portato dei grandi concerti); tuttavia, tante cose ottime sono uscite, e tra queste scelgo:
- “Fear of the Dawn” Jack White. Un misto di tutto ciò che musicalmente amo, prodotto in maniera magistrale e schietta. Un album imprescindibile nelle discografie rock e nelle collezioni di bei vinili. Recensione
- “Volevo magia” Verdena. Crudo e raffinato, contenuti affini alle anime ancora in cerca di musica, e di vita, vera. Una lente distorta per vedere chiaro. Un disco bellissimo supportato da un tour ancora più bello. Recensione / Live / Intervista
Giulio Ardau: È moralmente difficile scegliere il disco o l’ep dell’anno tra quelli che ho recensito. Così, senza togliere niente a tutti gli altri artisti, ho deciso di sceglierne uno italiano e uno straniero:
- “11” Silence Is Spoken. Per la band fiorentina i motivi sono molteplici: la visione progressive, i suoni duri ma al contempo alternativi e un lavoro in studio certosino che enfatizza ogni particolare. Per chi ama il Rock alternativo in generale una tappa obbligatoria. Recensione / Intervista
- “Dayglo” Love Battery . Lo so, è un re-master, ma è il modo migliore per recuperare il capolavoro della band più sottovalutata di Seattle. Jack Endino pulisce e ringiovanisce il disco rendendolo moderno e al passo con i tempi. Un gioiello da recuperare per tutti gli amanti del Grunge, e non solo. Recensione
Luca Cremonesi:
- “Bloodstone” Thomas Frank Hopper. Un album che riappacifica con il Rock classico che, oggi, viene considerato materiale da museo e da maxi raduni. Lui dimostra che non c’è da temere nulla e nessuno. I soli di chitarra si possono e si devono comporre ancora. Recensione
- “Volevo magia” Verdena. È un lavoro maturo; un album che esige un ascolto attento, non superficiale perché si tratta anche di un condensato di quanto di buono hanno fatto i due fratelli fino a qua. Recensione / Live / Intervista
Valentina Comelli:
- “Dressing Like a Stranger” Luke Sital-Singh. A distanza di qualche mese dal primo ascolto, ancora ammaliata da quanto risulti preziosa la semplicità quando cela mondi ricchi di sfumature che emergono senza clamore, ma con decisa bellezza. Recensione / Intervista
Nicola Rovetta:
- ”White Jesus Black Problems” Fantastic Negrito. Per tre ragioni: perché amo Fantastic Negrito che si conferma autore geniale di un cocktail musicale difficile da definire, sofisticato ma accessibile, per i titoli, e per gli occhiali. Recensione / Live
- “Fly Me To The Sun” Chrysarmonia. Fra quelli che ho recensito, è l ’album che riascolterei più volte e che mi ha toccato più corde interiori, orecchiabile, sempre cantabile, mai noioso e sinceramente Rock. Recensione
Pierluigi Laurano:
- “Atlantis” Soen. La band propone il primo album live registrato con l’orchestra. I brani riarrangiati in chiave più “leggera” non lesinano dal trasmettere il pathos e la magnificenza di una band a dir poco mastodontica nel panorama prog e non solo. Recensione / Live
Simone Ignagni:
- “Big Time” Angel Olsen. Splendido, commovente ritorno alle prime influenze folk tanto care alla Olsen, un album magnifico, con linee melodiche che sembrano quasi un miracolo tanto risultano immediate e confortanti. Avvertenze per l’ascolto: alto rischio di brividi e lacrime. Recensione
- “Wide-eyed Nowhere” Turin Brakes. Dopo vent’anni di onorata carriera, i Turin Brakes riescono a tenere altissima la qualitá, fresche le idee, attuali le liriche, dimostrandosi l’anello forte e longevo del vecchio New Acoustic Movement. Recensione / Intervista
Jacopo Meille:
- “Under The Midnight Sun” The Cult. È sempre più difficile ascoltare un disco rock che non risulti prevedibile e il cui fascino si esaurisca al secondo ascolto. Il nuovo album della band di Ian Astbury e Billy Duffy va controcorrente e al primo ascolto ti stordisce, poi lentamente le canzoni si insinuano dentro il tuo corpo e parlano alla tua anima. Recensione
Carlo Giorgetti:
- “Unseen Color” Maraton. Sound bilanciato egregiamente tra le ritmiche elastiche del Pop, la forza elettrica e il classicismo del Rock progressivo. Policrome sfumature che raccontano le inquietudini dell’umanità attraverso un linguaggio musicale tanto enigmatico quanto suggestivo. Recensione
- “The Rain Museum” Armor For Sleep. Miscellanea sonora di Rock alternativo, Psichedelia e Post Punk, è un concept album che brilla per espressività, comunicando all’ascoltatore suggestioni vitali e rendendo il lavoro empatico e godibile. Recensione
Marco Oreggia:
- “This Machine Still kills Fascists” Dropkick Murphys. Disco emblematico in un periodo difficile. Una spinta considerevole e nuova, mista al “vecchio sapore di qualcosa che mi piace da anni e mi spinge a fare danni”. Lascia in bocca il sapore che provo quando voglio sentirmi libero con la musica ad alto volume. Recensione
Michele Faliani:
- “Big time” Angel Olsen. Segna il completamento della sua maturazione, non solo artistica. Recensione
- “Dormi” Emma Nolde. Un disco che dovrebbe essere negli scaffali di qualunque fruitore di musica. Recensione / Live / Intervista