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Blacksmith Tales “Pathway to Hamlet’s Mill”

Concept album che prende spunto dal testo di Giorgio De Santillana e Hertha von Dechend “Il Mulino di Amleto”

L’etichetta Aereostella, dedita a prestigiose produzioni prog, ha pubblicato il 26 settembre “Pathway to Hamlet’s Mill”, il nuovo album del gruppo Blacksmith Tales. Nel solco della nuova scena progressiva italiana, che sta trovando sempre più spazio anche nel panorama internazionale, questa band ha raggiunto un ruolo di eccellenza per la validità della sua proposta musicale.

Blacksmith Tales è una band di Udine nata negli anni Novanta da un’idea del pianista David Del Fabro, che dopo una carriera in tribute band decise di collaborare con il tastierista Luca Zanon per dar vita a un nuovo progetto coinvolgendo altri validi musicisti, intitolando l’ensemble con un brillante nome che gioca un po’ con il cognome del fondatore e un po’ con la traduzione inglese della parola “fabbro”. Nonostante le ottime premesse, la band fa perdere le proprie tracce negli anni a seguire, addirittura fino al 2021 quando esce il primo album del gruppo, “The Dark Presence”, con lodevoli riscontri di pubblico e critica. Rinfrancati dai risultati e soprattutto dalla stima ricevuta in ambito prog ecco che dopo tre anni il viaggio continua con “Pathway to Hamlet’s Mill”. La formazione attuale dei Blacksmith Tales presenta, oltre a Del Fabro e Zanon, Marco Falanga alla chitarra e al basso e la new entry Simone Morettin alla batteria. Alla voce e al controcanto, si alternano Stefano Sbrignadello e Beatrice Demori.

Il fulcro di questa esperienza sta probabilmente nella capacità di inventare musica quasi per contrasto, sfruttando i virtuosismi di alcuni dei componenti provenienti dalla scena metal che si incontrano con l’anima orchestrale e classicheggiante del Prog. Le tastiere e i sintetizzatori sono i protagonisti di questo scenario dialogico, disegnando una nitida trama sinfonica su cui giocano riff e assoli di chitarra. I brani raccolgono retaggi dei mitici gruppi degli anni ’70, primi tra tutti i Gentle Giant, talvolta occhieggiando anche ai maestri del genere, i Dream Theater. Ma, sostanzialmente, al di là di certi modelli definibili senza dubbio come precursori, le intuizioni della band sanno essere estremamente originali con i musicisti molto bravi, come si diceva prima, a coniugare tanti elementi diversi per una musicalità che riesce sempre a stupire.

“Pathway to Hamlet’s Mill” è un concept, che prende spunto dal testo di Giorgio De Santillana e Hertha von Dechend “Il Mulino di Amleto” e di cui è necessaria un breve excursus per comprendere al meglio la trama del disco. Il saggio affronta il tema dello spazio-tempo e la perpetuazione delle conoscenze degli antichi paragonando il mito a una scienza esatta e il tempo non più soltanto a una lineare evoluzione, ma qualcosa legato a cicli e fatalità scritti nel cielo, una sorta di vortice che ritorna su sé stesso continuamente. Partendo proprio dalla tragedia shakespeariana e andando a ritroso sino all’epopea di Gilgameš con i miti dell’epica mesopotamica, la band, si ispira ai complessi contenuti di questo volume, trattando gli argomenti in una musica altrettanto raffinata senza mai sfociare nella magniloquenza.

La forza propulsiva del disco prende le mosse proprio con “Hamlet’s Mill Ouverture”, un brano che è un po’ l’emblema del suono del gruppo con la sua potenza fusa in oltre nove minuti di cavalcata sonora dove non mancano venature psichedeliche. La voce power metal di Stefano Sbrignadello si erge possente sorretta dai controcanti di Beatrice Demori, con la brava vocalist che diviene poi assoluta protagonista nel pezzo più tipicamente prog “C’è Casa a 30 Miglia” (l’unico cantato in italiano), e nella conclusiva “Dance of the Stars”, un brano bellissimo che merita di essere raccontato. Come nelle migliori tradizioni del Prog italico, il pezzo nasce quasi come un Folk Rock, giocando sulle magie di violino e piano, per poi evolvere in una lussureggiante miscellanea sonora tra melodie ariose, un finale dalla ritmica incalzante e una velocità ciclopica tra suoni che sorprendono. L’unico momento di pausa, interludio di nome e fatto, l’onirico “Interlude: a Guide Through the Path”, fa da contraltare a sfuriate prog rock come “Key to the Temple” dai cori splendidi, e l’incedere di “Descent of God”, alchimia tra un Hammond debordante, sferzate di chitarre e ritmica con il timbro di Sbrignadello che torna impetuoso.

La copertina del disco, artwork curato proprio dalla stessa Beatrice Demori, è enigmatica quanto basta per trasportarci fin da subito in un clima mistico ammantato da una coltre di mistero. Le otto tracce rispecchiano nella cura di ogni singola battuta la vitalità creativa del Prog nostrano, che pur rappresentando a oggi un gusto di nicchia, continua coraggiosamente a pronunciare l’infinita potenzialità del suo suono spingendosi con curiosità sulle tracce di mondi inesplorati.

Articolo di Carlo Giorgetti

Track list “Pathway to Hamlet’s Mill”:

  1. Hamlet’s Mill Ouverture
  2. Key to the Temple
  3. C’è Casa a 30 Miglia
  4. The Flame Within
  5. Interlude: a Guide Through the Path
  6. Descent of God
  7. The Pendulum
  8. Dance of the Stars

Line up Blacksmith Tales: Stefano Sbrignadello voce solista, cori / Beatrice Demori voce solista, cori / Marco Falanga chitarre, basso / Simone Morettin batteria, percussioni / Luca Zanon piano, moog, Hammond, sintetizzatore / David Del Fabro piano, cori

Blacksmith Tales online:
Website https://blacksmithtales.bigcartel.com/
Facebook https://www.facebook.com/profile.php?id=61553533077410
Instagram https://www.instagram.com/blacksmithtales/
YouTube https://music.youtube.com/channel/UCm9c2C9y3G80LOX-fplGUQg

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