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Born Without Bones “Dancer”

Album intenso, non incasellabile solo in un genere e che mostra la maturità di questo progetto

Come molti, sono scettico verso i generi, ma so che ci aiutano a collocare una band o un album utilizzando un codice comune. In questo caso però non sono critico solo verso la collocazione dei Born Without Bones, usciti per Pure Noise Records, nel genere Emo, ma sono anche critico verso la definizione stessa di Emo, che non ho mai considerato un genere ma un’attitudine trasversale fra l’altro a tanti stili musicali. Scott Ayotte, artista solista di cui i Born Without Bones sono il più significativo progetto e praticamente l’incarnazione musicale, appartiene comunque a quella coda dell’epoca pop punk che nella definizione di Emo nasconde in realtà un’approccio alla vita da sfig… ehm, da persone sensibili che spesso della vita subiscono il peggio.

In questo album, Ayotte ci riserva però una sorpresa: ha la ragazza! E quindi il mondo gli sorride. Scherzi a parte, c’è un brano, “Sudden Relief” che effettivamente, per la prima volta nella carriera di questo autore, non parla di un amore finito male. Non preoccupatevi: se siete autolesionisti alla ricerca di emozioni, Scott ha tenuto dentro, insieme alle parole belle per lei, le parole brutte per sé, per non tradire del tutto le nostre aspettative. Che comunque il resto dell’album non tarda a soddisfare, visto che angoscia e insicurezza sono sempre state le cifre liriche dell’opera di questo artista. In questo album, più maturo, riguardano differenti aree della sua vita, artisticamente provata dalla storia di successi e insuccessi.

Originari del Massachusetts e diventati una band a pieno titolo nel 2011 dopo il primo album “Say Hello”, il progetto di Ayotte ha al suo attivo, oltre a “Pictures Of The Sun”, il precedente ep in continuità con il passato della band, due LP: “Baby” del 2013, album molto amato da chi lo scoprì al tempo dell’uscita, e “Young At The Bend”. Entrambi questi album furono oggetto di profonda delusione e di abbandono del progetto. Ayotte fu anche nel 2016, con The Hoteliers, protagonista del revival Emo, tanto da generare addirittura la definizione del genere Midwest Emo (grrr) detto anche, per i nozionisti dei generi (doppio grrr) Post-Emo Revival e Fourth Wave Emo. Fino a quando in qualche modo i Born Without Bones non decollarono. A quel punto il gruppo si riprese, e iniziò a farsi strada nella mente di Ayotte l’idea del personaggio di “Dancer” alla base di questo ultimo, più orecchiabile lavoro.

Descritto come “qualcuno che è apprezzato per quello che fa e non per quello che è”, “Dancer” fornisce la base per gran parte del pensiero alla base di questo album. Altri temi sono un senso di perdita derivato dalla vendita da parte dei genitori della casa in cui è cresciuto, e il generale desiderio di essere “un essere umano migliore”, con una curiosa linea narrativa trasversale che riguarda la natura e il giardinaggio, strumenti di crescita e autoanalisi per Ayotte, che emerge lungo l’album.

Ayotte attacca il primo brano, “Dancer”, con una vocalità che richiama immediatamente Carl Wilson (parlo dei Beach Boys) spostando le aspettative Emo verso un’area più Pop anche se vintage. La narrazione dietro l’album ha dato vita anche a un’ambiziosa serie di video a bivi, in cui, partendo dalla stessa scenetta familiare, possiamo seguire le storie di tre ragazze (Dancer, Bee e XO) che hanno a che fare con genitori poco comprensivi, ogni storia un video. Potete trovarli sul canale YouTube della label.

L’idea dietro questa “Dancer” nasce dal fascino provato da Scott nel vivere il deserto dell’Ovest, in cui ambienta il punto di partenza del viaggio della protagonista ideale, che muovendosi verso Est in cerca di libertà e accettazione, non trova accoglienza, e ritorna sui suoi passi per affrontare il suo disagio. La metafora per la storia della band è abbastanza evidente e il testo della canzone, non necessariamente didascalico rispetto a questa storia, acquisisce uno spessore emotivo che dà a questo brano apparentemente Pop una profondità diversa.

“Don’t Speak” è una canzone di redenzione da un passato di negatività e veicola nel tempo sostenuto e nell’attitudine Rock la volontà di risollevarsi da comportamenti autodistruttivi. Vista dal chitarrista Jonathan Brucato come un seguito di “Muscle” del precedente album “Young At The Bend” alterna strofe sospese a un ritornello Emo-Pop-Punk (triplo grrr) trascinante e orecchiabile.

Per chi vuole seguire la narrazione dei video, “Fistful Of Bees” è la colonna sonora della storia spin-off della figlia più giovane (Bee), fan della band, che desidera una chitarra per il suo compleanno. Malgrado la disapprovazione del padre (“A quanto venderemo questa estate una chitarra al mercatino dell’usato?”) l’acquisto della chitarra, BWB signature ovviamente, catapulta la ragazza a suonare con la band nella sua cameretta. Costruito attraverso un lavoro collettivo, il brano nasce da un contributo autobiografico del bassista Jim Creighton che ha sublimato la propria storia di ragazzo cresciuto in una famiglia in difficoltà trasferendola in parte al video musicale: Jim aveva visto nell’acquisto del suo primo basso la via d’uscita dal circolo vizioso dei drammi familiari. Ayotte e Brucato (il batterista Sam Checkoway, per quanto membro fisso del progetto in questo album, non è accreditato come autore in nessuna canzone) hanno poi completato la costruzione di questo energico brano.

In “Heart At Home” il duro lavoro di cinque anni autoimposto per rimettere in ordine il giardino della casa nuova, preda di erbacce e piante spontanee, serve ancora come metafora per la crescita personale, per aspettarsi in premio una “Estate dell’Amore”, in una lenta ballata elettrica che cresce fino a un battente ritornello. Come tante canzoni di questo album, è capace di sciogliere l’emotività adolescenziale che è in voi se ascoltate le parole.

Terza puntata della storia video: la sorella (XO) a cui è proibito il pattinaggio perché “girls don’t skate”, va in chiesa, per poi rivelarci che nel reato si trova una palestra da skate dove lei pattina acrobaticamente indossando i suoi jeans strappati anziché il vestitino consigliato dalla mamma. Il tema è la fatica di vivere con il proprio “esoscheletro” di cui non sempre si è felici, o mai, se si è un autore Emo che vuole raccontare il lavoro costante per tenere la testa fuori quando si lotta con la depressione.

Il soffice sapore Jazz e il ritmo Bossa-Nova di “Lurkin’” nascondono la lotta contro l’ansia che ci tiene chiusi in casa per non voler incontrare una certa persona. In “Get Out”, troviamo ricordi di amici del passato raccontati intorno a un tempo medio dalle armonie sospese che ha nell’assolo di chitarra, riuscito alla prima demo e cardine nella costruzione della canzone, il momento più felice. “Sudden Relief”, la già citata nota positiva dell’album, nata come canzone di compleanno per la propria partner, è diventata una canzone per noi ascoltatori, e il desiderio di essere accettato di Scott può trovare risposta anche in noi se la tenerezza pop che risulta dalla mancanza di riferimenti alla battaglia interiore per una volta abbandonata in favore del sollievo ci trattiene ad ascoltare questo delicato inno. I bulli e i cinici premano “skip”.

Il viaggio ad Ovest di Ayotte deve aver lasciato conseguenze perché risento la somiglianza con Carl Wilson nella parte vocale di questa “Show On The Road”, anche se lui ci racconta che è stata ispirata in realtà da un viaggio casuale e non organizzato in Virginia, facendone una canzone dedicabile alle coppie al primo viaggio on the road. Perfetta introduzione per “Bother You”, canzone che celebra l’impegno di vivere insieme, che a volte ci rende fastidiosi l’uno con l’altro, ma è un fastidio che non si vede l’ora di sentire (“I cannot wait to bother you whenever I want to”) quando si ama qualcuno. La band ha avuto dubbi se inserire questa melodia un po’ frivola nell’album ma alla fine lo ha fatto, e fa da contrappeso all’intensa e acustica “Bar Harbor”, ideale continuazione della storia della (o del) protagonista di “Dancer” nella mente dell’autore, stavolta perso nella nebbia del bosco del parco di Acadia nel Maine che ha ispirato la canzone, e vissuta ballad che muove da una tranquilla e preoccupata malinconia fino a liberatorie urla di speranza di chi cerca di trovare il proprio posto in questo mondo.

Il lavoro di tre anni che incorpora i temi esistenziali e l’apporto autobiografico dei musicisti è un album ascoltabile e intenso, non incasellabile (eh eh) in un genere Emo e che mostra la maturità di questo progetto, un manifesto del loro stile che forse farà da pietra miliare per il futuro della band. L’album è prodotto dal veterano della scena Emo (eh…) Mike Sapone.

Articolo di Nicola Rovetta

Tracklist “Dancer”

1. Dancer
2. Don’t Speak
3. Fistful of Bees
4. Heart at Home
5. XO Skeleton
6. Lurkin’
7. Get Out
8. Sudden Relief
9. Show on the Road
10. Bother You
11. Bar Harbor

Lineup Born Without Bones: Scott Ayotte voce, chitarra / Jonathan Brucato chitarra / Jim Creighton basso / Sam Checkoway batteria

Born Without Bones online:
Website: http://www.bornwithoutbones.com/
Facebook: https://www.facebook.com/bornwithoutbonesma
Instagram: https://www.instagram.com/bornwithoutbones/
Twitter: https://twitter.com/bornwobonesband
TikTok: https://www.tiktok.com/@bornwithoutbones

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