Il 6 giugno i Calibro 35 sono tornati sul mercato con il nuovo disco “Exploration” (Record Kicks), un lavoro che segna il ritorno al loro mondo dopo una (breve) parentesi in quello del Jazz. Undici tracce, di cui tre sono composizioni originali, che sanciscono ancora una volta il forte legame con il cinema, con la cultura pop e con il mondo musicale degli anni ’70 e ’80. Un disco vecchia maniera, figlio della rinascita del vinile, perché questo lavoro, dai colpi di percussioni iniziali — un ritmo martellante — agli innesti in stile free jazz, con sax acidi e tirati, fino ai tradizionali atmosfere afrobeat e funk, sembra davvero una di quelle compilation che, in passato, si producevano in vinile.
Un album che pesca in vari mondi, dal cinema alle contaminazioni musicali di vario genere, da Herbie Hancock a Lucio Dalla, e che mette insieme pezzi originali e riletture. Insomma, una vera compilation che sposa al meglio lo spirito musicale degli anni a cavallo tra la gioia dei ’70 e la noia degli ’80. “Exploration” è così un disco gioioso, che restituisce anche una certa urgenza, con la quale si può fare e produrre musica presto e bene, pescando nel meglio di quanto si è fatto fino a quel momento. Così, in “Exploration” convergono le esperienze di questi ultimi anni, dagli omaggi a Morricone, alle incursioni nel jazz, e i suoni Afrobeat e Funk, che da sempre caratterizzano molta produzione dei nostri.
Vale la pena segnalare subito la rilettura ‘calibrata’ di un pezzo dimenticato del mondo televisivo, e cioè la sigla di “Lunedì cinema”, contenitore cinematografico che aveva visto coinvolto direttamente Lucio Dalla. Un pezzo molto piacevole, riletto con grande cura e rispetto, operazione che ne valorizza il sound, e che fa capire ancora una volta un fatto fondamentale quando si parla dei Calibro 35: non conta cosa si suona, ma come lo si suona.
Il doppio lavoro dedicato a Morricone, “Scacco al Maestro” (volume 1 e 2), aveva già rimarcato questo aspetto, ma nel nuovo lavoro i rimandi sono tanti, dagli Azymuth a Lucio Dalla appunto, da Piero Umiliani a Herbie Hancock. Il viaggio a ritroso nel tempo, insomma, è davvero affascinante, con salti nell’universo cinematografico degli anni ’60 e ’70 e in quello televisivo degli anni ’80. Il tutto per un disco solido, compatto, che è sì un’evoluzione di “Jazzploitation”, senza però dimenticare l’esperienza di Morricone, che si concretizza nelle riletture di brani come “Nautilus” di Bob James e “Gassman Blues”, voluto da Mario Monicelli per “I soliti ignoti”. Un ottimo lavoro è stato poi realizzato su “Mission Impossible”, traccia cult con cui, nel 1996, un altro gigante delle colonne sonore come Lalo Schifrin, diede il marchio sonoro al film di Brian De Palma.
Se il mondo del cinema, dunque, è ben rappresentato, le tre composizioni originali certificano l’ottima salute della band. “Reptile Strut” apre il disco, con un sound potente e granitico, che parte con ottime percussioni. Un mood che ricorda le serie TV degli anni ’70 e ’80, con innesti di vari strumenti e sonorità funk, e alcuni richiami al Prog.
Cambio di atmosfera, invece, con “Pied de Poule”, brano decisamente più soft, lisergico e d’atmosfera. Un rimando alle sonorità più jazz della band, con ottime ricerche sonore che richiamano il mondo dei B-movie asiatici (ricordate alcune scene di “Kill Bill”? Oppure “Kung-Fu”? ecco…). Terzo ed ultimo inedito, “The Twang”, un brano ispirato al progetto “Incredible Bongo Band”. Un inizio folgorante, con suoni distorti, che richiamano in modo chiaro ed evidente il mondo sonoro di Tarantino.
“Exploration” è un album che rimette in circolo buoni suoni e che mostra come il progetto Calibro 35 possa davvero, alla Tarantino, valorizzare mondi sonori che solitamente sono stati, fino a oggi, marginali. L’unico dubbio, come d’altronde accade con i film dello stesso regista statunitense, è che questo modus operandi possa inflazionarsi. Certo, il brano di Dalla è di fatto ottima musica, come lo è il caso di “One of These Days” dei Pink Floyd, usato per Dribbling. Fin qui nulla da eccepire. Che poi tutto quel mondo possa entrare in questo vortice di rilettura e ripensamento, ho dei dubbi. Il rischio che tutto possa essere utilizzato per far (buon?) brodo, è alto insomma.
C’è un però, ed è la garanzia che danno i Calibro 35, i quali fino a oggi hanno sempre saputo mettere le mani in un mondo sonoro delicato, estraendone però sempre e solo il meglio. Ed ecco perché “Exploration” dimostra come sia importante come si suona, non tanto il cosa se decida di suonare.
La rilettura che più di tutte mostra questo aspetto, e che lo rende chiaro ed evidente all’ascoltatore, è proprio “Mission Impossible”, brano arci noto, che in questi ultimi lustri è stato rimaneggiato per diventare la colonna sonora sempre più evocativa di un franchising — Mission Impossible — sempre più e solo action movie spettacolare. I Calibro 35 ne estraggono più l’essenza senza enfatizzare il carattere spettacolare. Anzi, depotenziato di grandi suoni, acquista carattere, magia che riesce alla band su molti altri brani, come per esempio in “Chameleon” di Herbie Hancock, una delle riletture più belle di questo disco, con un inizio ipnotico, che mantiene vivo, in tutta l’esecuzione, il riff di basso synth che, nel 1973, ha in qualche modo codificato il jazz funk degli anni a venire, senza dimenticare la parte finale con un’amalgama di suoni che testimoniano anche l’ottima capacità di gestire al meglio le parti sperimentali. I Calibro 35, insomma, sono tutt’altro che una band semplice, semmai stratificata, e dove l’ascoltatore è chiamato a divertirsi, in prima istanza, ma anche a prestare attenzione per entrare dentro questo mondo sonoro.
Una buona sintesi finale di questo disco può essere questa: si tratta, senza dubbio, di un lavoro di pancia, figlio di una innata voglia di divertirsi con la musica, o della voglia che, negli anni ’70, avevano molti musicisti di divertirsi, più che pensare al successo e alle vendite. Allo stesso tempo, la scelta degli autori da rileggere, insieme alle tre composizioni inedite, chiamano in gioco e in prima linea l’ascoltatore, proprio per via della ricchezza di suoni e soluzioni evidenziate e ricercate. “Exploration”, in conclusione, a ogni ascolto sembra essere un disco familiare, che già si possedeva, e che all’improvviso viene ritrovato, ripulito e rimesso sul giradischi.
Articolo di Luca Cremonesi
Track list “Exploration”
- Reptile Strut
- Discomania
- Nautilus
- Jazz Carnival
- Gassman Blues
- Pied de Poule
- Chameleon
- Mission Impossible
- The Twang
- Coffy is the Color
- Lunedì cinema
Line up Calibro 35: Tommaso Colliva: produzione / Enrico Gabrielli: tastiere, pianoforte, fiati, percussioni / Massimo Martellotta: chitarra e sintetizzatore / Fabio Rondanini: batteria / Roberto Dragonetti: basso
Calibro 35 online:
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