Fuori per Labrador Records il 15 agosto“Years And Years”, l’esordio discografico dei Dag Och Natt, quartetto svedese proveniente da Stoccolma, un lavoro appassionato e perfettamente a fuoco, tanto che è difficile credere si tratti di un primo album. Tutta la proposta è animata da suoni aperti, luminosi, da chitarre riverberate che spesso sembrano fare il filo ai The Cure, il tutto guidato dalle soavi melodie architettate dalle tre voci femminili che si alternano durante il disco, quelle di Elia Mårtensson Almegård e Maja Zetterberg. Attenzione però, perché questo non significa trovarsi di fronte a semplici brani accattivanti dal bel refrain; la band infatti non impone mai precisi confini alle composizioni, spesso fa impantanare le canzoni in accordi tanto sinistri quanto interessanti, oppure si lascia andare a cavalcate strumentali tutte da seguire e gustare, come nel finale della opener “See Through”.
Echi cristallini si rincorrono in “Iron Man”, il cui attacco vocale rimanda subito alle celesti performance della grande Mimi Parker dei Low. Il videoclip del brano, uscito anche come singolo, è tutto giocato sui riflessi di una superficie d’acqua e sulle sovrapposizioni di trasparenze, mettendo su schermo in maniera coerente lo stesso lavoro di fino portato avanti egregiamente dagli arrangiamenti strumentali.Senza dubbio degna di nota è “Tunis”, altro singolo evocativo e atipico che non teme la lunghezza: sette minuti di splendide atmosfere e stratificazioni vocali, per un viaggio onirico in cui lasciarsi andare, abbandonandosi nel vortice di emozioni del crescendo di coda.

Più si ascolta “Years and Years”, più una cosa risulta certa: c’è una notevole coerenza fra il nome del progetto e la restituzione musicale del disco: “Dag Och Natt”, ovvero “Giorno e Notte”. Perché è esattamente questo il dualismo che percorre ogni traccia dell’album: un’alternanza continua fra l’introspezione delle ore buie e la luce accogliente del mattino che promette oro. E dunque in brani come “Setting Sail Again” (che parte da un feedback come fosse “in medias res”) si vive uno straniamento palese, fra dissonanze e linee vocali più sghembe, salvo poi tornare a bagnarsi in una luce piena e rilassante nella più tradizionale “The Writing Of a Story”, una ballata caratterizzata da cascate di note paradisiache.
Molto interessante risulta la volontà iniziale del gruppo, partito con l’intento di formare due progetti separati, uno che incarnasse la parte di luce, l’altra che esprimesse il concetto di oscurità, il tutto gestito dalla stessa line-up. Nonostante l’idea sia senza dubbio affascinante, la decisione finale di convogliare tutto nello stesso progetto, unendo semplicemente i nomi, ha condotto a una proposta profonda e variegata, che riesce a tenere sempre alta l’attenzione dell’ascoltatore.
Oltre al dualismo concettuale e musicale, è appagante trovare lo stesso sistema binario anche nei temi delle liriche, come succede in brani quali “Calling France”, “Olympus” o “Årstaberg” (quest’ultima quasi una composizione per corale), dove si rincorrono e si specchiano solitudine e interazione sociale, ricordo e proiezione futura, ferite e gioie. D’altronde la vita, lo sappiamo, non è una storia univoca, compatta, lineare; e in queste pieghe di verità, a volte semplici e a volte illuminanti, i Dag Och Natt sembrano aver trovato il loro ottimo punto di partenza.
Articolo di Simone Ignagni
Track list “Years And Years”
- See Through
- Iron Man
- Falling The Same Way
- Tunis
- Setting Sail Again
- The Writing Of a Story
- Calling France
- Olympus
- See Through (Reprise)
- Årstaberg
Dag Och Natt online:
Instagram https://www.instagram.com/dagochnattmusik/
