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David Gray “Dear Life”

Il tredicesimo lavoro in studio del cantautore britannico è una dimostrazione di equilibrio e maturità

Mancava sul mercato discografico da quattro anni David Gray, e il 17 gennaio è tornato col tredicesimo lavoro in studio: “Dear Life”, uscito via Laugh A Minute e subito candidato a restare come la sua miglior produzione dai tempi di “Life In Slow Motion” (2005). Se c’è un aspetto in cui David Gray è sempre stato maestro è quello del rinnovamento, un artista che è riuscito a cambiare pelle pur restando fedele a se stesso, e che ha avuto il coraggio di rischiare grosso.

Non solo classe artistica, insomma, ma anche una tempra rara, una dedizione alla musica e all’Arte toccante. Partito da esordi brillanti ma desisamente poco apprezzati a livello di vendite, David Gray si affaccia al mondo nel 1993 con quella pietra miliare per il Folk british che è “A Century Ends”, seguito nel ‘94 e ‘96 da “Flesh” e “Sell Sell Sell”. Ma qualcosa non ingrana, i riscontri non sono abbastanza alti, e il Nostro nel ‘97 si ritrova subito a fare i conti con se stesso, dovendo decidere se relegare la musica in un corridoio parallelo, oppure farne la creature centrale della sua esistenza. Sono poi le nuove canzoni che ha fra le mani a decidere per lui: lo convincono così tanto da spingerlo a giocarsi il tutto per tutto: David Gray ipoteca la sua casa e si gioca la partita definitiva. Da questo azzardo nasce il capolavoro “White Ladder”, che nel ‘98 raggiunge la numero 1 in classifica e diventa uno degli album più venduti della storia musicale britannica.   
 
Questa lunga introduzione, che potrà sembrare off-topic, serve a spiegare quanto questo nuovo “Dear Life” sia stato partorito nelle condizioni diametralmente opposte rispetto a quelle di allora. Gray è ormai un nome affermato ovunque, e con una carriera in esponenziale crescita negli Stati Uniti. In queste 15 canzoni, dunque, non troverete la tensione spasmodica al brano perfetto, a quella commistione magica che coniughi a tutti i costi intelligenza musicale, testo universale e appeal da hit. In “Dear Life” v’imbatterete in un cantautore che non ha fretta di uscire sul mercato, che sa aspettare il momento opportuno (cioè quello in cui un artista ha davvero qualcosa da dire), che pondera ogni cosa, ogni suono, ogni singola parola. Non a caso le liriche dell’album sono le più toccanti di sempre, ed espongono la radiografia della sua anima in maniera così forte, diretta e poetica, da commuovere.

Un disco lungo, per 15 tracce che incredibilmente riescono a essere tutte essenziali, senza riempitivi, senza momenti deboli. “Eyes Made Rain” è una traccia scarna e intima, evocativa e malinconica, che ti inchioda dal primo ascolto e non ti lascia più. Al contrario, la opener  “After The Harvest” ha bisogno di qualche ascolto in più per farti sentire quel brivido lungo la schiena: un brano solo apparentemente semplice, che si distingue per l’arrangiamento sublime, e quell’apertura nel ritornello che non è mai esposta ma riesce a sbocciare dall’interno, evitando sensazionalismi. 

Il primo singolo estratto, “Plus & Minus”, un duetto molto sentito messo su con Talia Rae, è puro piacere per cuore e orecchie, con armonizzazioni azzeccatissime e un andamento che riesce a driblare con classe il “già sentito”. “Acceptance (It’s Alright)” è ipnotica, e gli innesti orchestrali sono sublimi; “The First Stone” ha una profondità incredibile, uno di quei brani che resisteranno all’usura del tempo; mentre “Leave Taking”, supportata da un inusuale andamento Reggae, è un viaggio in soluzioni musicali e vocali lontane dalla zona di comfort del cantautore che apre la strada ai successivi lavori. E se non mancano le classiche (e azzeccate) ballate Folk, per piano o per chitarra, come “Sunlight On Water” e, soprattutto, “The Day Must Surely Come”, David Grazy mai come in questo album omaggia uno degli artisti che più lo ha influenzato: il grande Van Morrison, attraverso due pezzi magistrali quali “Future Bride” e “Fighting Talk” (in cui possiamo ascoltare anche la voce della figlia Florence).

Dopo oltre trent’anni di carriera non è certo l’urgenza accorata e il graffio a guidare il tiro, ma in “Dear Life” emergono, preponderanti, altre qualità che fanno la differenza: il gusto, l’intelligenza, il messaggio, la ricerca, l’esposizione di se stessi nelle liriche, il coraggio di lasciarsi sorprendere scoperti e sofferenti. A mio avviso, l’unico neo dell’attuale “mondo David Gray”, è l’ennesima assenza dell’Italia fra le tappe del Tour Mondiale in corso, con date già fissate fino alla fine di agosto 2025.   Mi consola ben poco il fatto di averlo visto live a Milano nel 2006, perché ormai sono passati quasi vent’anni. David, decisamente ci manchi.   

Articolo di Simone Ignagni

Track list “Dear Life”

  1. After The Harvest
  2. Plus & Minus
  3. Eyes Made Rain
  4. Leave Taking
  5. I Saw Love
  6. Fighting Talk
  7. Sunlight On Water
  8. That Day Must Surely Come
  9. Singing For The Pharaoh
  10. The Messenger
  11. Acceptance (It’s Alright)
  12. Future Bride
  13. The Only Ones
  14. The First Stone
  15. More Than Anything


David Gray online:   
Official https://www.davidgray.com/           
Facebook https://www.facebook.com/davidgray      
Instagram https://www.instagram.com/davidgray/  
You Tube https://www.youtube.com/channel/UCs4O1boAi_n6Xzu02E5Yduw

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