16/07/2025

Satchvai Band feat. Joe Satriani & Steve Vai, Perugia

16/07/2025

Ben Harper & The Innocent Criminals, Fermo (MC)

16/07/2025

Queens Of The Stone Age, Romano d’Ezzelino (VI)

16/07/2025

Calibro 35, Vicenza

16/07/2025

The Jesus And Mary Chain, Bologna

16/07/2025

Boomtown Rats, Pordenone

16/07/2025

The Boomtown Rats, Pordenone

16/07/2025

Nick Cave, Mantova

17/07/2025

Satchvai Band feat. Joe Satriani & Steve Vai, Bologna

17/07/2025

Ben Harper & The Innocent Criminals, Forte dei Marmi (LU)

17/07/2025

Fast Animals And Slow Kids, Bologna

17/07/2025

Nino D’Angelo, Firenze

Agenda

scopri tutti

Federico Sirianni “La promessa della felicità” 

L’album è perfetto mix che rende l’artista erede diretto della grande tradizione della scuola genovese

Il nuovo concept album di Federico Sirianni è un gioiello prezioso. “La promessa della felicità”, uscito il 9 maggio 2025 per Squilibri, casa editrice e discografica che già aveva curato il precedente “Maqroll”, si candida al Premio Tenco assoluto. Sirianni, che già aveva accarezzato la possibile vittoria nel 2021, ha messo in circolo il suo album più bello, intenso e sincero. Un perfetto mix che lo rende erede diretto della grande tradizione della scuola genovese. Allo stesso tempo Sirianni dimostra di essere la perfetta sintesi della canzone d’autore dei giganti, accanto ai quali la sua poetica non sfigura affatto. Anzi, la sua capacità di scrittura, già ben evidente in “Maqroll”, ne “Il Santo” e nello splendido “Nella prossima vita”, qui raggiunge la perfezione.

La vita che diventa arte, e in questo modo linguaggio universale, valido cioè in ogni luogo e in ogni tempo. Sirianni riesce in questa trasformazione alchemica con il suo nuovo lavoro. Non che “Maqroll”, opera ispirata dai libri dello scrittore colombiano Álvaro Mutis, non facesse già capire questa predisposizione e queste capacità. Il pregio de “La promessa della felicità”, possiamo dirla in modo semplice, è che si tratta tutta di farina del suo sacco. O meglio, la vita e l’esperienza vissuta sono al primo posto, e da queste emergono il distillato prodotto dalla capacità poetica e cantautoriale di Sirianni. In estrema sintesi, il dolore, qualunque esso sia, va sempre attraversato. Non ci sono altre scappatoie. Non ci sono vie di fuga, né corsie d’emergenza. Il viaggio, quello con la maiuscola, così come la sfida che ognuno di noi deve affrontare, alla fine dei conti sono quelle di cui canta Sirianni.

Ecco perché, ci ricorda in modo implicito con questo lavoro Sirianni: ognuno è chiamato a scrivere la propria Odissea, oppure è chiamato a viverla, in un momento comunque inatteso nel corso della propria esistenza. I motivi sono tanti, ma nulla davvero ci avvisa quando il viaggio prende corpo e deve cominciare. Altro non si può fare che entrare “Nel fuoco”. La discesa all’Inferno comincia da qui, senza fiere e senza guide. Si naviga a vista. Il viaggio deve iniziare dunque, perché non c’è altra possibilità, e non resta che percorrerlo, se si vuole uscire dal dolore, se si vuole rinascere e tornare a vivere, se non si vuole soccombere; se si vuole davvero essere testimoni di una reale promessa di felicità.

Sirianni, abile moderno Omero, è il cantore non tanto della sofferenza, ma della reazione che spinge a trovare una via d’uscita. Solo “Dalla finestra”, dove si vede il mare, deve partire il viaggio che ci porta alla ricerca di una possibile piccola felicità. Esattamente come fu per Ulisse la partenza da Troia. La presa d’atto, testimoniata in “L’amore e l’arcano”, un moderno mea culpa in cui il protagonista di questa storia mette in ordine il proprio essere, il suo dover essere e le attese disattese, non può che portare alle macerie, dalle quali si è chiamati a rinascere.

“Okinawa” ha il sapore dei film di Miyazaki, ma anche della bella favola “Una tomba per le lucciole”. Una canzone che dimostra come colpa e redenzione siano collegate in modo inscindibile, senza che una sfugga all’altra, e senza che una diventi alibi per inutili rifugi atomici. “Dimmi” fa da spartiacque. Canzone recitata, poesia cantata con la quale la presa di coscienza diventa il motore del riscatto. Il nostro Odisseo, che vaga negli antri della propria anima, capisce che il dolore, così come la felicità, non è sempre e solo colpa da espiare in solitaria. Un testo pungente, dove Sirianni dimostra innata capacità di sintesi e di lettura del mondo umano, competenza riservata a pochi, ma tutti questi sono i grandi nomi della musica italiana.

La seconda parte del disco, che si apre con “Il vento di domani”, non è un semplice percorso che porta direttamente alla gioia, e a una falsa e apparente rinascita. Questa nostra attuale società ci ha abituato a sconfitte che conducono a rinascite fittizie, apparenti e da condividere sui social. Il dolore viene così esorcizzato con movida, ritorno indietro nel tempo, ricerca di una felicità che era quella dell’adolescente. Come se il tempo passato non fosse trascorso e non avesse lasciato segni, rughe, capelli bianchi e peso sul nostro corpo. Non è così, e se ne deve prendere atto.

La bellezza di questa seconda parte del lavoro di Sirianni sta proprio nella capacità del cantautore di raccontare l’essenza di una ripartenza lenta, fatta di salite e discese, di sensazioni interrotte, di carichi arrugginiti, di ore belle, di momenti intensi. In poche parole, si nasce quando si vive il presente, per quello che è, cioè un momento destinato a passare, e a non tornare più. Alla fine, per uscire davvero dalla tempesta, serve saper cogliere tutti questi aspetti della nostra esistenza quotidiana. Solo così si torna a casa, a Itaca, ma non più come eroi giovani e belli, bensì come esseri umani consapevoli che il tempo passa, e per questo bisogna viverlo davvero.

La promessa della felicità è nelle piccole cose. Sirianni ricorda che dobbiamo però diventare capaci di coglierla. Questa è la sfida. Questo è il messaggio potente di un album che non canta il dolore, e tanto meno l’amore di consumo. Una cosa è certa: la meta di questo viaggio non è la finta gioia, ma l’uscita vissuta e sudata da una situazione di dolore, e solo dopo averlo attraversato per davvero. Il tutto con una consapevolezza interiore e tatuata sulla nostra pelle: nessuno, al termine di questo viaggio, diventa superuomo o supereroe. La certezza anzi è una sola: il dolore passa, la bellezza resta. A questo mantra serve attaccarsi, come a una zattera in balia delle onde, perché “Finita la tempesta” non resta che il tempo de “La promessa della felicità”. Sirianni in questo disco canta e racconta la vita, quella vera, quella di ognuno di noi.

La promessa della felicità
Fu trovata sulla spiaggia nei legni di mare
Fu trovata dai pescatori alla luce delle lampare
Fu trovata nei cassetti nei doni festivi
Fu trovata nel lessico dei vezzeggiativi

Articolo di Luca Cremonesi

Track list “La promessa della felicità”

  1. Nel fuoco
  2. Dalla finestra
  3. L’amore e l’arcano
  4. Okinawa
  5. Dimmi
  6. Il vento di domani
  7. Cargo
  8. L’ora bella
  9. Finita la tempesta
  10. La promessa della felicità

Line up Federico Sirianni: voce, chitarra classica / Michele Gazich: violini / Stefano Angaramo, Mattia Barbieri: batteria / Stefano Barbati: chitarra acustica / Elisabetta Bosio: violino / Irene Buselli: voce / Rafael Bernardo Gayol: batteria / Fabio Gorlier: pianoforte / Marco “Tibu” Lamberti: chitarra / Cecilia Lasagno: arpa / Veronica Perego: contrabbasso / Marco Piccirillo: contrabbasso / Valeria Quarta: voce / Alberto Soraci: chitarra elettrica / Andrea Tarquini: lap steel guitar

Federico Sirianni online:
§Instagram https://www.instagram.com/federico.sirianni/
YouTube https://www.youtube.com/user/federicosirianni

© Riproduzione vietata

Iscriviti alla newsletter

Condividi il post!