Il Post Rock non è solo musica. È geografia emotiva, cinema senza immagini, letteratura tradotta in suono. E i Goodbye, Kings, ensemble milanese da anni venerato nell’underground italiano, lo sanno bene. Con “Transatlantic//Transiberian”, uscito il 2 maggio per Dunk! Records e Overdrive Records, la band conferma di essere una delle realtà più visionarie del panorama contemporaneo, trasformando due tracce, per quanto dilatatissime, in altrettanti continenti da esplorare.
L’album, diviso in “Transatlantic” e “Transiberian”, è un duplice inno al viaggio. Viaggio inteso come esperienza fisica e interiore. Circa venticinque minuti a tratta per raccontare l’attraversamento dell’oceano e quello della Siberia, con una cura quasi maniacale per i dettagli. È un lavoro immenso, in cui ci sono tensione, fragilità, potenza, istinto, tutti insieme a scolpire paesaggi sonori che vanno collocati in un oltre veramente lontano.
“Transatlantic” sembra galleggiare, mentre chitarre e fiati disegnano onde immaginarie. Poi, come una tempesta improvvisa, il brano si trasforma in un caos orchestrato: archi, percussioni e basso si rincorrono, restituendo l’imprevedibilità dell’oceano. È qui che emerge la grandezza della band: nel saper dosare silenzi e esplosioni, lasciando che ogni strumento contribuisca a un affresco collettivo. Ascoltandolo, si avverte quasi il sale sulla pelle, il vento che strappa il respiro. E proprio come il mare, quel vecchio saggio blu, tutto appare a un primo sguardo invincibile e caotico, eppure reso armonico da un ordine percepibile ma affatto immediato.
Transiberian, invece, è un treno che viaggia su binari di ghiaccio. Ma prima di percepire il treno, il cui sferragliare arriva concretamente solo dopo 12 o13 minuti di ascolto, si percepisce un altro mare, ma fatto di terra. Si intravede la steppa, piatta, sconfinata, desolata, tremenda e silenziosa, fredda. Un panorama che improvvisamente si desta e diventa incendiario nel finale: un crescendo devastante, un’anima che brucia come una stufa nella notte gelata, per poi dissolversi in un addio malinconico.
Ciò che colpisce, oltre alla maestria compositiva, è l’identità unica della band. Con una formazione che oscilla tra i 10 e i 20 elementi, i Goodbye, Kings suonano come una “big band” del post-rock, dove ogni musicista è un narratore. Non a caso, le loro opere vengono definite «colonne sonore di passati mai vissuti»: c’è qualcosa di surrealista nelle loro atmosfere, come se ogni nota evocasse un ricordo sepolto e lo magnificasse. È difficile non lasciarsi trasportare, è difficile non cedere all’invito a lasciarsi andare…dove non conta. “Transatlantic//Transiberian” non è un semplice album, ma una guida turistica per immaginari paralleli. Che si tratti del rombo di un motore navale o del calpestio di un passo nella neve, la musica diventa veicolo di storie non scritte. E forse, in un’epoca dominata dai brani da tre minuti, è proprio questa la loro rivoluzione: restituire alla musica il ruolo di macchina del tempo, capace di connettere luoghi ed emozioni lontani.
In un mondo musicale sempre più frenetico, quest’opera è un invito a rallentare, a lasciarsi avvolgere da un suono che non ha fretta. Perché ogni viaggio, soprattutto quello interiore, richiede tempo. E i Goodbye, Kings, con la loro ostinata bellezza, ce lo ricordano. Non ascoltate questo disco in stati di coscienza alterati. O forse sì.
Articolo di Bruno Giraldo
Track list “Transatlantic//Transiberian”
- Transatlantic
- Transiberian
Line up Gooby, Kings:
Davide Romagnoli acoustic and electric guitars
Luca S. Allocca – electric guitars
Ricky Balzarin – electric guitars
Luca Sguera – synths
Daniele Bettini – piano
Giulio A. Galibariggi – trombone, piano
Francesco Panconesi – sax
Alessandro Solano – clarinet
Davide Boselli – bass
Stefano Grasso – drums, vibraphone
Jacopo Pierazzuoli – percussions
Gabriele Batia – eletric guitars
Jacopo Fagioli – trumpet
Andrea Beninati – cello
Nicolò Masetto – double-bass
Gabriele Timpanaro – double-bass
Lucrezia Castiglioni – cello
Greta Alloni – violin
Filippo Ferrari – digital sounds
Goodbye, Kings on line
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