Direi che non può esserci copertina migliore per presentare questo album. Una bellissima ragazza dal sorriso smagliante, un inno alla vita, circondata però da un’immagine non altrettanto ridente, dove incombe un temporale, preannunciato da fulmini, a mutare la solarità del clima generale. La splendida ragazza è la protagonista di questo lavoro, la cantautrice e polistrumentista trentacinquenne statunitense Jess Williamson, nativa di Dallas, considerata una delle più interessanti proposte dell’Americana contemporanea, con le sue sonorità intrise di Folk, Country e Dream Pop. “Time Ain’t Accidental” è il suo ultimo pregevole lavoro in studio (quinto della sua discografia), fuori dal 9 giugno per l’etichetta Mexican Summer.
Nel titolo risiede un po’ l’essenza di un album che vuole spogliare il tempo dalla sua occasionalità, per dimostrare che niente è casuale e non si possa sempre seguire una strada prefissata visto che le asperità della vita sono sempre dietro l’angolo. La vocalist esprime al meglio alcuni piaceri terreni che contraddistinguono l’esistenza umana come la danza, il fumo, la sensualità e il desiderio fisico; eppure, il racconto si apre anche alla maestosità dei sentimenti e dei luoghi in cui Jess è cresciuta, dalle praterie assolate ai lunghi viaggi sulle autostrade, divenute parte integrante dei suoi spostamenti lavorativi. Tutto questo potrebbe sembrare un quadro idilliaco, ma in realtà non nasce in un momento semplice: infatti l’opera ha preso corpo dopo la fine della lunga relazione con il partner storico, situazione già di per sé amara, a cui si è andato ad aggiungere il trauma della pandemia, con tutto il suo carico di vicissitudini. In quel momento, Jess si è trovata sola in quel di Los Angeles, affrontando emozioni e temi contrastanti come la perdita dell’amore e l’isolamento forzato.
Ma è sicuramente nei momenti più complessi che gli artisti riescono a tirar fuori il meglio di sé e recuperare quella determinazione e spinta che soltanto la musica riesce a conferire. Così, la ragazza, ha rafforzato verve e motivazioni, incanalandole in un disco in cui spicca lo splendore del suo timbro sibillino che richiama alla mente certe peculiarità di una Linda Ronstadt in versione meno rockeggiante, o alcune intuizioni compositive di artiste del calibro di Emmylou Harris. Un lavoro che riesce a colpire nel segno per la freschezza,, un perfetto connubio fra voce e armonia. Possiamo senza indugio definirlo come l’album della maturità per un’artista che aveva comunque già dato ampia prova delle sue capacità in dischi precedenti e nella collaborazione con Katie Crutchfield, con la quale alla fine del 2022, ha condiviso il progetto Plains, interessante esempio di Southern Rock, contenitore di grande spontaneità e sperimentazione.
Il nuovo “Time Ain’t Accidental” negli undici brani che lo compongono, propone 36 minuti di ottima musica e mette in mostra tutta la spontaneità di Jess, che raccontando passioni, aspirazioni, emozioni, frenesia e ansie dell’uomo moderno, evoca anche gli iconici paesaggi texani in cui è cresciuta, dalle praterie infinite alla solennità delle onde del mare. Aspetti di vita quotidiana e natura si fondono genuinamente, regalando vivacità e coinvolgimento. L’artista si cimenta egregiamente nell’uso di strumenti tradizionali della musica popolare come banjo e steel guitar.
Fino dall’incipit della title track “Time Ain’t Accidental”, si percepisce questo clima attraverso la magia di suoni freschi e vellutati. La melodia del motivo prende corpo su un effervescente tappeto di drum machine. Jess ricorda dolcemente l’inizio del nuovo amore con il ragazzo divenuto oggi suo compagno e con il quale convive nel deserto texano in compagnia dell’adorato cane trovatello Nana, facendo la spola con la California per le esigenze lavorative. “Hunter” è un brano solare e gioioso, dove l’artista esprime in un primo momento quanto l’esistenza sia spesso illusoria, salvo poi indicare la via di salvezza nella purezza di un amore sincero; la vita è come un percorso lungo un’autostrada, un itinerario affascinante ma costellato di insidie, ed è importante rimanere sempre sé stessi, con la voglia di scoprire e sentirsi un cacciatore di cose vere. Emozioni nitide che abbracciano altri sentimenti fondanti come l’amicizia, ma anche sensazioni intense come l’inebriarsi nel profumo di un fiore, lasciarsi talora andare a una sana spensieratezza. La musica disegna paesaggi meravigliosi e incontaminati.
In “Tobacco Two Step” emerge con tutta la sua bellezza l’espressività vocale di Jess, in un pezzo dalle cadenze country e sfumature blues. Il brano mette in luce due fasi della vita, la prima legata all’adolescenza e gioventù dove esistono un solo sole e una sola luna, quasi a evidenziare il periodo fatto unicamente di certezze e riferimenti seguito da una seconda fase più matura e consapevole, dove si entra in contatto con una pluralità di insicurezze, in cui le domande pendono come fumo, dove il crescere ti pone davanti a cose stupende, ma anche incertezze e talora disillusioni.
Le sonorità folk di “God in Everything”, a sussurrare soavemente l’armonia del creato, anticipano quelle intimiste di “Topanga Two Step”, anche questo motivo espresso attraverso due fasi. È l’intensità dell’amore fisico, il desiderio di gettarsi in uno straripante e coinvolgente sentimento. Le atmosfere evocative di “Stampede”, nella quale Jess cita nei versi l’accettazione della fine del suo precedente rapporto mantenendo però un profondo legame affettivo con l’ex partner e quelle lussureggianti di “I’d Come to Your Call”, conducono all’epilogo dell’album con “Roads”: ancora una fascinosa commistione di Rock e Country che si snoda tra arpeggi delicati della sei corde e delle tastiere. Altra bellissima canzone d’amore, un sentimento fatto da sensazioni dolcissime una strada da remare e un pozzo profondo da percorrere, talora tempestose un uragano nel cuore e una grandinata nella testa, ma anche un motivo di speranza e ricerca di strade inesplorate.
Questo album di Williamson tocca le corde del cuore. Muovendo da una sincera analisi introspettiva, amplia gli orizzonti spostandoli verso una universalità di concetti; offre in tal modo spunti su cui meditare, riuscendo a coniugare musicalità briosa con testi importanti che riflettono tanti aspetti del modus vivendi odierno. L’intento è sicuramente centrato date le intense emozioni che l’opera riesce a trasmettere sino dai primi ascolti.
Articolo di Carlo Giorgetti
Tracklist “Time Ain’t Accidental”
- Time Ain’t Accidental
- Hunter
- Chasing Spirit
- Tobacco Two Step
- God in Everything
- A Few Seasons
- Topanga Two Step
- Something’s in the Way
- Stampede
- I’d Come to Your Call
- Roads
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