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Marina Allen “Eight Pointed Star”

Dalle radici nell’Americana e nel Folk la cantautrice ha ampliato le prospettive con una scintillante innovazione

Il 7 giugno la Fire Records ha pubblicato “Eight Pointed Star”, il nuovo full lenght della cantautrice e polistrumentista statunitense Marina Allen. Si tratta del suo terzo lavoro in studio che segue a stretto giro i precedenti e acclamati “Candlepower” del 2021 e “Centrifrics” dell’anno seguente, proseguendo idealmente un percorso che dalle radici nell’Americana e nel Folk ha ampliato le prospettive di questi generi con una scintillante innovazione.

Le nove tracce sono efficacissime e dirette, pur nella loro brevità, come a voler significare che a volte la semplicità di pochi istanti è bastevole per sprigionare una miriade di suggestioni. Si potrebbe essere già soddisfatti, lasciandosi cullare dalle delicate melodie di queste canzoni, che già nel connubio tra melodia e voce riescono a trasmettere un piacevole senso di armonia.

Ma in “Eight Pointed Star” c’è sicuramente di più: sotto i soffusi intrecci della musica c’è infatti un album introspettivo, carico di sentimento, di femminilità e di riferimenti colti. L’artista ha dichiarato di aver trovato l’ispirazione per questo disco tra le opere della regista russa Maya Deren, pioniera del cinema sperimentale, a cui la Allen era particolarmente affezionata ma che ha riscoperto quasi casualmente solo di recente. Maya Deren era fermamente convinta del valore intrinseco dell’opera “amatoriale”, ritenendola una forma di arte tutt’altro che superficiale e acerba, bensì la più profonda e sincera dichiarazione d’amore dell’uomo nei confronti dell’arte stessa. Una perfetta rappresentazione di libertà che può esprimersi solo fuori dai canoni condivisi del mainstream.

È esattamente questa rinnovata fiducia nella poetica “dilettante” che ha portato Marina Allen, la quale racconta di essere entrata nel mondo musicale in punta di piedi, a rafforzare la sua convinzione nell’approccio artistico così artigianale e genuino che ha sempre contraddistinto la sua discografia. La dolcezza espressiva che emerge dai suoi pezzi, e che l’artista maneggia da anni con tanta cura, riesce oggi a farsi carico di contenuti impegnati che spaziano fra il canto amoroso, legato strettamente alla famiglia e alle tradizioni popolari, e i riferimenti al sociale, raccontando anche di intelligenza artificiale, del potere esercitato da mass media, della giustapposizione tra i solenni suoni di un canyon con rumori di vita quotidiana, esemplificato, per esempio, dall’ululato di un coyote che si armonizza a quello di un allarme per auto.

Marina Allen lo definisce un lirismo astratto che, sempre richiamandosi alla lezione di Maya Deren, deve essere considerata una forma di pura arte, edificata sui pensieri del subconscio talora sfuggenti e maliziosi, eppure spesso estremamente realistici. L’artista, nonostante il successo consolidato, si presenta con umiltà, chiedendo di essere ascoltata per poter carpire appieno la curiosità che può scaturire da un esame di coscienza, lasciando poi all’ascoltatore totale libertà di interpretazione dei suoi messaggi. Un universo lirico densissimo che, musicalmente parlando, potrebbe apparire minimalista, se non fosse che anche in questo senso la Allen dimostra una notevole competenza nella progettazione strumentale dove non mancano anche i contributi di fiati e archi.

Lungo questo disco fioriscono acquarelli delicati come “I’m The Same”, deliziosamente cadenzata da tenui rintocchi di piano, o la melodia sognante di “Deep Fake”, che nasconde tuttavia una sensibilità ermetica. La sua voce cristallina si esalta nel brano “Red Cloud”, nel quale sembra recitare i versi di una poesia in musica. A conferire energia ballabile alla tracklist compaiono sprazzi più rock come nel potente groove di basso di “Love come back” o nei fraseggi tra lo stesso basso e la chitarra di “Easy”. Impossibile infine non innamorarsi all’istante della perla conclusiva “Between Seasons” che mette in mostra i vocalizzi della cantante fra intarsi elegantissimi di piano e chitarra classica.

Tra le numerose produzioni folk pop di questo periodo, “Eight Pointed Star” rappresenta sicuramente una punta di eccellenza, per abilità compositive, performance vocali e profondità di linguaggio. La vocalist californiana riesce a trasformare con la sua classe ogni brano in un’esperienza unica, confermandosi grande protagonista della sua generazione musicale e dispiegando le ali verso affascinanti orizzonti.

Articolo di Carlo Giorgetti

Track list “Eight Pointed Star”:

  1. I’m the Same
  2. Deep Fake
  3. Red Cloud
  4. Swinging Doors
  5. Bad Eye Opal
  6. Easy
  7. Loves Comes Back
  8. Landlocked
  9. Between Seasons


Marina Allen Online:
Website https://www.firerecords.com/artists/marina-allen/
Facebook https://www.facebook.com/people/Marina-Allen/100064232941359/
Instagram https://www.instagram.com/hello_marina_allen/

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