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Massimo Silverio “Surtùm”

Opera pagana e primordiale, forgiata tra i fiumi e le rocce della Carnia, che restituisce alla musica il respiro aspro della sua terra

Il 10 ottobre segna l’uscita di “Surtùm” per Okum Produzioni, secondo album di Massimo Silverio. Il titolo, che in friulano significa palude, indica un luogo di passaggio e di sedimentazione: acqua e memoria che ristagnano e nutrono. È un’immagine coerente con il disco, che abbandona l’energia più aperta di “Hrudja” esordio di Silverio uscito nel 2023, per un registro crepuscolare, raccolto, denso di ombre.

La struttura musicale di “Surtùm” è essenziale: archi, chitarre e fiati ridotti al minimo, percussioni scarnificate e un basso che emerge solo per dare profondità. I brani nascono da moduli ciclici più che da progressioni armoniche classiche; la voce di Silverio, in carnico, è integrata nell’arrangiamento come uno strato fra gli altri, spesso con volumi moderati e un uso mirato di riverberi che crea un ambiente umido e ravvicinato, mai spettacolare.

L’apertura con “Sorgjâl” imposta la temperatura dell’album: un passo lento sostenuto da bordoni scuri e da un ritmo scandito più dal respiro che dalla batteria, con la frase ripetuta “Tremare e pregare” che assume un valore quasi percussivo. In “Avenâl”, dedicata all’acqua di sorgente, un pattern di corde pizzicate diventa cuore pulsante del brano, mentre archi e voce entrano come linee fluide, senza stacchi netti. “Zoja” si distingue per l’ingresso di percussioni profonde e archi in progressivo crescendo, che danno al pezzo un andamento cerimoniale. “Grim” è il momento più raccolto: arpeggi di chitarra e fiati leggeri creano uno spazio intimo e sospeso. La chiusura con “Ghirbe” riporta un senso di peso e radicamento, con bordoni bassi e colpi secchi sulle corde che evocano un passo gravoso, mentre gli archi dialogano in contrappunti brevi e tesi.

Rispetto al debutto, il disco è più scuro, controllato nelle dinamiche, privo di aperture melodiche immediate: la scrittura procede per accumulo e sottrazione, più vicina a una logica di composizione da camera che a quella della canzone folk tradizionale. I silenzi diventano materia musicale, i dettagli timbrici sostituiscono i gesti emotivi.

Il carnico contribuisce in modo decisivo al carattere del disco: le sue consonanti dure e i suoni gutturali incidono il ritmo, mentre le vocali aperte ampliano il respiro, evitando l’effetto decorativo e diventando parte integrante dell’architettura del brano. Ne risulta un’opera che intreccia radici locali e una scrittura contemporanea capace di dialogare con esperienze folk e minimaliste di respiro europeo. Silverio si colloca in un punto di incontro tra folk d’avanguardia e scrittura cameristica minimale. Non fa world music e non cede al cantautorato di maniera: scava nella tradizione come materia viva, per trasformarla in un suono che appartiene al presente.

“Surtùm” è un ascolto che pretende attenzione e tempi dilatati: rifiuta il formato canzone per sviluppare strutture a lenta evoluzione, in cui i ruoli di voce e strumenti si intrecciano fino a confondersi. Silverio dimostra maturità compositiva e coerenza di visione, consegnando un disco solido, lontano dalle formule, che conferma la sua posizione di autore fra i più interessanti e rigorosi della nuova scena italiana.

È un’opera pagana e primordiale, forgiata tra i fiumi e le rocce della Carnia, che restituisce alla musica il respiro aspro della sua terra: l’acqua che scava la pietra, la torba che custodisce memorie, il vento che attraversa le creste come un antico canto pastorale. Parla con un linguaggio essenziale, vivo, docile e insieme crudo, fedele al ritmo delle stagioni che lo hanno generato. Non concede scorciatoie né effetti facili: pretende un ascolto lento, come l’ascesa di un sentiero montano dove ogni curva apre un orizzonte diverso.

Chi vi entra non incontra un semplice album, ma un territorio da attraversare, intriso di riti antichi e fragilità contemporanee, che vibra sotto i piedi come terra umida e respira con la pioggia sui larici. È il tributo più autentico alla Carnia: non un ricordo da cartolina, ma radice viva che continua a germogliare. “Surtùm” lascia addosso una presenza silenziosa, come la bruma all’alba: sembra dissolversi, e invece resta, trasformando chi ascolta.

Articolo di Silvia Ravenda

Track list Surtùm

  1. Sorgjâl
  2. 0Avenâl
  3. Zoja
  4. Vàre
  5. Prin
  6. Grim
  7. Ghirbe

Line up: Massimo Silverio voce, chitarre acustiche ed elettriche, violoncello, gusle (cordofono balcanico), organo, fisarmonica, pianoforte, craçule (percussione tradizionale friulana), campionamenti, registrazioni ambientali / Nicolas Remondino batteria, percussioni, campane, organo, sintetizzatore / Manuel Volpe: chitarra, basso, organo, sintetizzatore, campionatore, elettronica / Mirko Cisilino corno francese, flicorno, tuba bassa / Flavia Massimo violoncello / Benedetta Fabbri violino / Martin Mayes alphorn

Massimo Silverio online:
Instagram https://www.instagram.com/massimosilverio/
Facebook https://www.facebook.com/massimosilverio

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