Un’artista predestinata? Viene quasi spontaneo pensarlo leggendo l’albero genealogico di Nita Strauss, bravissima chitarrista californiana che il 7 luglio ha pubblicato per Sumerian Records il suo secondo full lenght, l’album in studio “The Call of the Void”. Nel nome dell’artista, pseudonimo di Vinita Sandhya Strauss, esiste una discendenza diretta da parte paterna con un celebre antenato, Johan Strauss, il famoso compositore classico e direttore d’orchestra austriaco. Ci troviamo su due pianeti lontani anni luce, generi completamente diversi, ma della bravura e della classe dell’avo Nita ha sicuramente ereditato tanti aspetti. Dico subito che “The Call of the Void” è un ottimo album, una grande dimostrazione di maestria e perizia oltre che un lavoro estremamente carico di energia. La musicista trentaseienne sembra ormai diventata a pieno titolo una stella nel panorama rock mondiale, un’affermata guitar hero.
Tecnicamente e stilisticamente eccelsa, fantasiosa e energica, Nita sa far assumere ai suoni della sua chitarra Ibanez una gamma incredibile di suoni che attingono da vari generi; trovo riduttivo classificarla solo come chitarrista heavy metal perché sicuramente nella sua musicalità c’è molto di più; si spazia dall’Hard Rock all’Adult Oriented Rock, caratteristica che calza a pennello con le sue qualità per l’estrema cura e varietà con cui costruisce i suoi lavori. Non manca tra le note dirompenti e versatili un gusto melodico, con qualche venatura prog e power rock. Non a caso l’hanno scelta nelle proprie band artisti del calibro di Alice Cooper e stelle del pop mainstream come la cantautrice Demi Lovato.
Nita ha senza dubbio messo a frutto le sue importanti esperienze con questi interpreti, ma ha ormai dimostrato di avere assolutamente tutte le carte in regola per una brillante carriera solista. Il suo primo album “Controlled Chaos” risaliva al 2018 e aveva già messo in mostra tutte le peculiarità del suo stile, oltre a avere un’enorme risonanza nelle classifiche discografiche. Da allora, la Strauss ha iniziato a scrivere le canzoni per questo nuovo “The Call of the Void”, lavoro che è stato frenato dalla pandemia e dagli impegni dei numerosi ospiti presenti sul disco; adesso ha finalmente visto la luce, mettendo ancora più in mostra la maturità raggiunta dalla chitarrista e espressa attraverso 14 tracce, più di un’ora di musica dalla grande intensità dove risalta la qualità eccellente dei suoi assoli; l’artista racconta con orgoglio e entusiasmo la creazione del disco, perché quest’opera l’ha aiutata a crescere tanto sia come musicista che come autrice conferendole fiducia in sé stessa. Questo è dimostrato anche dal coraggio nel coinvolgere musicisti di alto spessore che mettono ancora più in mostra la sua verve e il talento. Non è stato un disco facile da elaborare e Nita ce lo presenta come un’opera che non è nata con semplicità, ma usando le sue testuali parole si tratta di Un lavoro d’amore certo, ma anche di sangue, sudore e tante lacrime. Proprio per questo il risultato finale l’ha inorgoglita e soddisfatta pienamente.
Il titolo dell’album pone l’accento su quella sensazione strana che colpisce chi si trova in un luogo che si erge in altezza, quella specie di momento fugace in cui il pensiero corre alla volontà inconscia di saltare giù, lasciarsi andare al “richiamo del vuoto”. Non è un impulso suicida, ma esattamente il suo opposto. Come un meccanismo di autodifesa questa sensazione rappresenta la volontà di vivere la vita, fare un passo indietro dalle sporgenze e dalle asperità del mondo d’oggi e riprendere pienamente il controllo di sé stessi. Nita cita testualmente le parole della ricercatrice April Smith L’impulso di saltare afferma l’impulso di vivere.
L’incipit delizioso e stravolgente al contempo dello strumentale “Summer Storm” mette subito in chiaro le intenzioni dell’artista: un inizio dai climi quasi prog con delicati arpeggi di chitarra, un synth che ricrea le sonorità di tuoni e temporale incombente con sofisticate tastiere in sottofondo. Ma è solo un attimo: subito si scatena la magia della sua chitarra, che su un incessante tappeto di riff e distorsori esasperati nella parte ritmica, regala assoli superbi e dalla velocità pazzesca, una miriade di suoni avvolgenti che in certi momenti per la classe cristallina ricordano Eddie Van Halen o l’eclettismo di Steve Vai. Si percepisce nell’evoluzione del pezzo un sottofondo di classicismo che fa magicamente pendant con la prestanza e la qualità delle note che sgorgano dalla chitarra. È solo l’ouverture del disco, ma è assolutamente emblematico di quello che l’artista riesce a esprimere divinamente.
Da questo momento parte l’illustre girandola di collaborazioni, talmente rilevanti che sarebbero tutte degne di menzione. Ne citerò alcune senza fare torto alle altre analogamente notevoli. Le atmosfere assumono connotati metal in “The Wolf You Feed” dove compare Alissa White-Gulz degli Arch Enemy con la musica che corre a velocità stratosferiche prima di evolvere in un accattivante ritornello. Tonalità che profumano di Adult Oriented Rock con puntate Metal si percepiscono nei ritmi intensi di “Dead Inside” con la partecipazione di David Draiman dei Disturbed, singolo di grande successo pubblicato già nel 2021. Nelle cadenze più immediate di “Through The Noise” a supporto di Nita appare un’altra meravigliosa stella dell’Hard Rock, l’esplosiva Lzzy Hale dei Halestorm.
Una menzione a parte merita la presenza straordinaria di Alice Cooper. La collaborazione tra i due è nata del 2014 interrompendosi nel luglio dell’anno scorso per riprendere recentemente. Il pezzo “Winner Takes All” sembra la celebrazione di questo ricongiungimento artistico. Il visionario e geniale zampino di Cooper si manifesta nelle sonorità roboanti di questo brano dalle cadenze alt metal. Nita esprime tutta la sua emozione quando parla di “Golden Trail”, interpretato assieme a Anders Fridén degli In Flames. Il vocalist svedese e la sua band sono stati uno dei primi amori musicali della Strauss, nonché per lei una fonte di ispirazione; quindi non poteva che venirne fuori un pezzo splendido e coinvolgente; lo stesso Fridén ha elogiato a più riprese la musicista per la canzone. Un brano in cui Power Rock e Metal coesistono a meraviglia.
Non di meno stupisce Nita nei suoi pezzi strumentali che si alternano nella tracklist alle partecipazioni sopra menzionate. La chitarrista sprigiona gagliardia e esprime virtuosismi impreziositi da grande inventiva proiettandoci verso suoni che, pur pregni di vigore, riescono a disegnare scenari fantastici e evocativi. Ascoltare a tale proposito le scorribande sonore venate da una punta di classicismo di “Momentum”, nonché gli arpeggi delicati e i colori variegati emanati a profusione dalla sei corde nei passaggi e gli assoli di “Scorched”.La bonus track dell’album è la funambolica “Surfacing” con una splendida interpretazione in cui Nita duetta magicamente con il virtuoso chitarrista statunitense Marty Friedman, dando modo anche al bravo musicista (ex Megadeth) di far risaltare tutta la sua splendida performance melodica.
Si tratta di un album che si rivela perfettamente collocato in un universo musicale al passo con i tempi e che sa essere ponte perfetto tra potenza, classe e eclettismo. Una musica condita da professionismo e abilità che riesce a comunicare belle vibrazioni per tutta la durata dell’album, cosa affatto semplice in un’opera così lunga e composita. Dirompente e impattante nel suo messaggio musicale, non può non lasciare il segno. Immagino che vedere questa bellissima artista dal vivo possa essere un’esperienza eccitante e entusiasmante, che mi auguro di poter vivere il prima possibile.
Articolo di Carlo Giorgetti
Tracklist “The Call of the Void”
- Summer Storm
- The Wolf You Feed (feat. Alissa White – Gulz)
- Digital Bullets (feat. Chris Motionless)
- Through The Noise (feat. Lzzy Hale)
- Consume The Fire
- Dead Inside
- Victorious (feat. Dorothy)
- Scorched
- Momentum
- The Golden Trail (feat. Anders Fridén of In Flames)
- Winner Takes All (feat. Alice Cooper)
- Monster (feat. Lilith Czar)
- Kintsugi
- Surfacing (feat. Marty Friedman)
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