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Robert Plant with Suzi Dian “Saving Grace”

Di fatto si tratta di 10 cover, anche se il termine sminuisce di parecchio il lavoro fatto con questa band straordinaria

Nuovo disco a quattro mani per Robert Plant che questa volta, dopo il bis concesso con Alison Krauss nel 2021 con “Raise the Roof”, uscito 14 anni dopo lo splendido “Raising Sand”, al suo fianco ha scelto Suzi Dian, cantante e polistrumentista con la quale è in tour da alcuni anni con la band Saving Grace. Il gruppo, che ha debuttato con Plant nel 2019, arriva ora sul mercato con un album di 10 brani, molti dei quali già portati in tour, per un totale di 41 minuti di buona musica. “Saving Grace” (Nonesuch), è uscito il 26 settembre ed è prodotto dagli stessi Robert Plant e Saving Grace.

Non mi dilungherò molto perché è pur vero che, come scrivono in tanti, su Plant cosa si può ormai dire di nuovo e di interessante, se non cose già dette. Eppure credo che questo lavoro meriti attenzione. Plant, è noto, da tempo ha deciso di lavorare in direzione ostinata e contraria rispetto a quello che in tanti chiedevano e volevano da lui. Ha preso una strada, l’ha portata avanti, regalando al pubblico che ha deciso di seguire questa strada insieme a lui, non certo dei capolavori, ma quasi sempre dell’ottima musica. I suoi dischi da solista brutti si contano a malapena su una mano, e sono forse dislocati nei primi 15 anni di carriera in solitaria. Per quanto riguarda gli ultimi lavori, Plant non ha di fatto sbagliato un colpo, sempre all’interno di quest’ottica: un circuito musicale ben diverso e distante dai fasti del passato.

Da “Raising Sand” con Alison Krauss, album giustamente pluripremiato, fino a questo “Saving Grace”, Plant ci ha regalato emozioni forti con “Carry Fire”, senza dubbio una delle sue produzioni più interessanti, con “Band of Joy”, un disco che per certi versi apre, per sonorità e uso della voce, a quest’ultimo lavoro, e con lo snobbato (mai capito il perché) “Lullaby and the Ceaseless Roar”, lavoro che contiene “Rainbow”, uno dei pochi pezzi che, se fosse uscito nel periodo magico, avrebbe avuto ben altro successo, e “Somebody There”, altro brano che in parte anticipa quest’ultimo disco. Certo, il bis con la Krauss – “Raise the Roof” – non è stato all’altezza delle aspettative. Tuttavia, va anche detto che tutto ciò che riguarda Plant è sempre troppo carico di aspettative che, lui per primo, non ha mai avuto.

Detto in termini non propriamente musicali, Plant andrebbe (finalmente) decostruito, dato che sono circa 40 anni che lui stesso ci ha detto di farlo. A quel punto emergerebbe chiaro che il suo lavoro in questi lustri è stato quello di fondere insieme il Rock e la musica tradizionale. Se ci facciamo coraggio – e per quanto mi riguarda, non ne ho bisogno, perché adoro il Plant solista – scopriremmo finalmente un artista che non è stato mai l’ectoplasma di se stesso, non ha mai raschiato il barile e non ha mai fatto invecchiare il mito. Anzi, ha messo il suo mito al servizio della buona musica, cosa che ha messo in evidenza anche in questo ultimo lavoro.

Di fatto si tratta di 10 cover, anche se il termine sminuisce di parecchio il lavoro fatto con questa band straordinaria. Dal vivo (il nostro report) Plant e i Saving Grace funzionano come un perfetto motore oliato, con uno splendido Matt Worley alle chitarre e al banjo, e che anche qui, in tracce come “As I Roved Out”, regala sonorità avvolgenti. Senza dimenticare le morbide percussioni di Oli Jefferson, che sa spaziare dal jazz al folk senza mai essere esuberante, tantomeno dal vivo. Infine, Suzi Dian, la complice ideale, e chi ha visto lo show dal vivo lo può testimoniare, perché non soccombe e non vive di sudditanza, anzi. Plant le lascia molti spazi, e così il disco si può dire davvero che è a due voci, forse ancor più del lavoro con la Krauss. Nel disco ne sono ottima testimonianza “It’s A Beautiful Day Today” e “Ticket Taker”. Stessa cosa in “Higher Rock” di Martha Scanlan, musicista originaria del Montana, dove Plant è seconda voce, ma non per piacere, bensì per capacità di valorizzare una canzone splendida già nella versione originaria. Fino alla bella prova sul brano di Sarah Siskind, “Too Far from You”, altra eccellente testimonianza del duo, che sa portare in superficie un mondo musicale femminile che sta facendo rivivere, nel circuito lontano dal mainstream, la musica folk degli anni d’oro dell’America in cerca di se stessa.

Senza dimenticare che la perla di questo lavoro, come d’altronde dei live, è un pezzo rock vero, di matrice underground e alternative, e cioè “Everybody’s Song”, canzone dei Low, band della quale si sente molto la mancanza. Ricordo con grande nostalgia un loro live a Bologna, nella sede dell’Antoniano: uno degli spettacoli più belli ai quali ho assistito. Plant, Dian e i Saving Grace fanno capire che di Rock ne sanno macinare, ma non è questo l’obiettivo del progetto, che resta legato a un mondo musicale oggi minoritario, con nomi come Joe McCoy, Memphis Minnie, Ed Young, Blind Willie Johnson e altri ancora, gli autori cioè delle canzoni proposte nel disco, e non come cover, ma come riletture che hanno il compito di farle vivere oggi, in un mondo dove questi suoni appaiono sempre più lontani. Ed ecco che la scelta di alcuni brani tradizionali, come “Gospel Plough”, “I Never Will Marry” e “As I Roved Out”, ci porta indietro nel tempo grazie al banjo di Worley (nella splendida “Gospel Plough”, che spesso chiude anche gli show live), o alle chitarre di Tony Kelsey (nella struggente “I Never Will Marry”), ma senza cadere in un effetto di nostalgia e rimpianto.

Robert Plant e la sua nuova band ci regalano un bel disco, piacevole, inattuale e che porta un dio al livello di noi comuni mortali, passando dalle folle oceaniche ai piccoli contesti dove questa musica è di casa. Se tutto questo non basta a fare di Plant un gigante della musica, non so sinceramente cosa ci possa ancora appassionare. “Saving Grace”, sia come disco che il progetto live, nascono con questo chiaro scopo: appassionare a una musica ormai minoritaria e in sordina, ambiti che a Plant piacciono molto e che in questi anni ci sta facendo conoscere con buoni risultati.

Articolo di Luca Cremonesi

Track list “Saving Grace”

  1. Chevrolet
  2. As I Roved Out
  3. It’s a Beautiful Day Today
  4. Soul of a Man
  5. Ticket Taker
  6. I Never Will Marry
  7. Higher Rock
  8. Too Far from You
  9. Everybody’s Song
  10. Gospel Plough

Line up: Robert Plant voce, armonica / Suzi Dian voce e fisarmonica / Oli Jefferson batteria e voce / Tony Kelsey chitarre e voci / Barney Morse-Brown piano e tastiere / Matt Worley banjo, chitarre e voci

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