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Turin Breaks

Turin Brakes “Wide-Eyed Nowhere”

Rock intimista e semiacustico che fa della melodia la forza principale

I Turin Brakes tornano col nuovo album “Wide-Eyed Nowhere”, fuori  il 16 settembre 2022 per Cooking Vinyl, e nonostante siano al nono lavoro in studio, l’approccio della band resta ancora quello integro degli esordi: un Rock intimista e semiacustico che fa della melodia la forza principale, e che tiene lontane le pericolose chine modaiole del melting pot musicale che, paradossalmente, non fa che appiattire l’intera produzione mondiale. Registrato al Twin Palms Studio, ambiente familiare ricavato nel giardino di casa di Olly Knights, “Wide-Eyed Nowhere” non ha alcuna voglia di urlare in reazione alla pandemia, ma decide di rifugiarsi nell’intimità di una pace interiore cercata appositamente per sfuggire alle brutture del mondo esterno.

La opener “When You’re Around” è il manifesto dell’anima dell’album, presentandosi attraverso le due caratteristiche principali del progetto: l’asse portante chitarra acustica/voce, il tutto al servizio di un rinnovato effetto di sospensione, con un ritornello che invece di salire scende a rilassarsi al sole.            
Con “Up For Grabs” ci si avventura su lidi meno usuali rispetto al classico stampo sonoro da “New Acoustic Movement”, con cori quasi da commercial, e suoni volutamente plasticosi di keyboard.   
“World Like That” è un momento delizioso, con le armonizzazioni paradisiache di Olly Knights che fanno sognare; come onirico è, anche, il bellissimo lyric-video in animazione, che ben si sposa con la complessità della tematica e la fibra ispirata del brano. 
 
Ed eccoci a uno dei pezzi forti: “Into The Sun (Visualiser)”, giustamente scelto come primo singolo dell’opera. Che siamo di fronte a qualcosa di grande è subito evidente, e che la linea armonica non sia solo portante, ma anche importante, è palese. La salita per stratificazione degli arrangiamenti corposi, che vanno a potenziare la linea principale creando un effetto straniante, sa di quelle intuizioni miracolose alla Pink Floyd. Un brano che arriva dritto dai Sixties, dal quale è difficile staccarsi, che attecchisce nel cervello e vegeta fino a crescere nel cuore.
     
“The Ride” parte da un pattern di campionamento elettronico interessante, che poi viene leggermente tradito da un impianto sonoro più classico. La miscellanea porta alla luce una canzone piacevole dal ritornello appagante… certo, niente che i Nostri non abbiano già fatto più volte nel corso della loro carriera ormai ventennale, ma il guizzo ancora una volta c’è, stavolta nel bellissimo assolo liquido di Gale Paridjanian, che da sempre usa la sei-corde come proiezione di se stesso. La promessa dell’elettronica stavolta viene mantenuta fino alla fine con “Isolation”, grazie a un bell’innesto di chitarra elettrica riverberata, e un inedito Knights che osa sulle note basse in maniera convincente. “This Love” per fortuna non c’entra nulla col singoletto usa e getta dei Maroon 5, ma è un ponte col passato, una sorta di ritorno a quelle intuizioni semplici e geniali che abbiamo tanto amato nel loro esordio indimenticato “The Optimist LP” (2001).

La cosa grande di quel primo lavoro stava nella magia di brani che non avevano la pretesa di sgomitare, di affermarsi, di distinguersi dall’una o dall’altra band; riuscivano invece a essere ciò che erano, a ritagliarsi il loro spazio nel mondo proprio per questo, e ad entrarti dentro in punta di piedi senza chiedere il permesso, restandoci per sempre. Questa, più di tutte, è la caratteristica che rende i Turin Breaks la band più valida di quel movimento che esplose due decenni fa, ma che ha visto sfiorire in maniera più o meno veloce tutte le altre formazioni.

“Rain And Hurricanes” scivola veloce e stratificata fin dai primi accordi, una litania di vocali allungate che porta a un ritornello composto su più movimenti complementari, segmenti che formano l’arco evolutivo generale tenuto insieme dalla sapienza degli arrangiamenti orchestrati a dovere. “Solid Ground”, per sonorità e approccio, gioca col blues, ammicca attraverso un sapiente uso delle percussioni volutamente prodotte in un “effetto-live” che sa di genuino e diretto. “Wide-Eyed Nowhere” è una title-track che riesce a reggere la responsabilità di portare il peso della baracca: è lì per ricordarci che i nostri “occhi spalancati su tutto” non servono solo a tenerci sull’attenti, a scostare i colpi della realtà, ma sono anche utili per godercela questa vita, per assaporare ogni cosa e non perderci la fragilità della bellezza che abbiamo intorno. Quella bellezza che brilla intorno a noi al di là di noi, e che dovremmo imparare ad apprezzare per ciò che è: un dono fugace.

Chiude l’album “No Rainbow”, con una disarmante dolcezza senza mezzi termini, e sembra portare in musica la dichiarazione rilasciata da Knights sulla creazione e gestazione di quest’ultimo disco:
Gli amici venivano a trovarci, i bambini aggiungevano una o due voci, le api ronzavano e ci sedevamo al sole del sud di Londra, mentre la musica sgorgava dagli altoparlanti e fluttuava attraverso il prato
Dite, può esserci qualcosa di più bello?

Articolo di Simone Ignagni

Track List “Wide-Eyed Nowhere”

1. When You’re Around          
2. Up For Grabs         
3. World Like That     
4. Into The Sun (Visualiser)   
5. The Ride     
6. Isolation     
7. This Love   
8. Rain And Hurricanes          
9. Solid Ground         
10. Wide-Eyed Nowhere        
11. No Rainbow

Line up Turin Brakes: Olly Knights voci, chitarre / Gale Paridjanian chitarre / Eddie Myer basso / Rob Allum batteria, percussioni 

Turin Breaks online:
Website: https://turinbrakes.com/
Facebook: https://www.facebook.com/turinbrakes
Instagram: https://www.instagram.com/turinbrakesofficial/

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