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Bugo intervista

L’artista approfondisce i temi del suo ultimo lavoro e i retroscena del processo creativo

In occasione della promozione per il rilascio dell’ultimo album “Per fortuna che ci sono io”, il 4 aprile abbiamo avuto il privilegio di incontrare Bugo, nome d’arte di Cristian Bugatti, al Cortile Café di Bologna. L’album è un manifesto, un grido di libertà; attraverso i testi vibranti e i riff di chitarra incisivi, Bugo esplora il suo mondo senza freni né barriere, mostrando la sua autenticità senza compromessi. È stata una conversazione lunga e coinvolgente, durante la quale abbiamo discusso dei vari brani dell’album, del Rock, delle sue passioni e del suo processo creativo.

Il tuo nuovo album “Per Fortuna Che Ci Sono Io”, si concentra sulle tue esperienze e sulle tue emozioni. Quando hai iniziato a scriverlo avevi già in mente che questo dovesse essere il tema portante o è venuto piano piano, lavorando sulle singole canzoni?

Quando mi trovo a lavorare su un album, spesso mi trovo ad affrontare un dilemma: non so mai esattamente cosa voglio comunicare. Per fortuna, questa incertezza mi permette di concentrarmi sulle vere emozioni che sento in quel momento. Evito di pensare troppo alla strategia dietro alla creazione del disco, perché quando si tratta di parlare delle esperienze che non hanno funzionato, voglio che sia autentico. Quando ho iniziato a lavorare su questo disco nel gennaio del 2022, ho trascorso sei mesi a raccogliere idee, emozioni e pensieri che avevo in quel periodo. Anche se alcune di queste emozioni potrebbero risalire a qualche anno prima, cerco sempre di essere sincero e spontaneo nel mio processo creativo.

Mi piace anche impormi dei limiti di tempo. Decido di lavorare su un album per sei mesi e in questo periodo mi concentro esclusivamente su ciò che devo raccogliere. Se non mi soddisfo del risultato finale, mi do altri due o tre mesi per migliorare, ma non cerco mai la perfezione assoluta. Ho imparato che il segreto per raccontare la vera essenza di una storia, sia essa buona o brutta, è riuscire a farlo in un tempo definito, senza perdersi in dettagli superflui.

Possiamo definire questo disco rock, cosa rappresenta per te questo genere e come ha influito nella tua visione musicale?

Ho deciso di realizzare un album di brani inediti basato sulle chitarre dopo aver trascorso un po’ di tempo meditando su questa idea. Prima del mio coinvolgimento a Sanremo, ho pubblicato un album intitolato “Rock Bugo”, una raccolta delle mie canzoni più rappresentative ri-arrangiate in chiave rock. Questo progetto era già nell’aria fin dal 2019, e sembrava giunto il momento giusto per realizzarlo. Ho scelto di concentrarmi sul Rock perché sembrava che questo genere fosse stato un po’ trascurato, e sentivo che sarebbe stata la scelta migliore per me. Indipendentemente dall’accoglienza del pubblico, ho sempre fatto musica seguendo il mio istinto, senza essere condizionato dai giudizi altrui. Volevo anche recuperare un po’ di quella rabbia e dell’energia che provavo quando ero più giovane. È normale che nel corso della vita si lascino alle spalle alcune emozioni e sensazioni, ma volevo riscoprire quelle che avevo perso lungo il cammino.

Questo disco è stato realizzato principalmente con la mia band in studio, e il suono che ne è emerso riflette il lavoro di gruppo che abbiamo svolto insieme. Volevo ritrovare quel senso di collaborazione che avevo un po’ trascurato negli ultimi tempi. In definitiva, la decisione di realizzare un album rock è stata una scelta audace, ma mi ha permesso di esplorare nuove direzioni e di ritrovare una parte di me che avevo perso lungo il cammino.

“Per Fortuna Che Ci Sono Io”, è il primo brano che hai scritto per questo album, il bisogno di far sapere a tutti chi sei e come sei fatto. Cosa vuoi che il pubblico capisca da questa canzone?

Per me non è importante trasmettere chi sono, è più importante che la canzone riesca a trasmettere sincerità e onestà nel messaggio che voglio comunicare. Quando scrivi in prima persona, è perché vuoi condividere le tue emozioni e le tue esperienze personali, ma allo stesso tempo cerchi di rendere il tutto universale, in modo che ognuno possa trovarvi un punto di contatto con la propria vita. Questo rende la canzone non esattamente autobiografica, ma piuttosto empatica, in grado di comunicare con gli altri in un modo autentico e profondo.

“Non Lo So” ha un richiamo fortemente punk com’è venuta fuori?

Mi trovo spesso irritato dal fatto che sembra che tutti oggi si sentano obbligati a essere più punk, più diversi, più aggressivi. Viviamo in un’epoca in cui sembra che ci sia questa pressione sociale verso l’essere controversi e aggressivi, ma non è questo il punto. Volevo scrivere una canzone in cui potessi criticare alcune cose. Troppo spesso mi è stato chiesto il significato di ogni singola parola o frase nelle mie canzoni, e a volte non ho la risposta. E questa è la verità, a volte non lo so. E questo è frustrante, ma meno male che non lo so, perché non voglio sapere. Quando ascolto una canzone, non voglio sapere esattamente cosa l’artista voglia comunicare, mi basta così.

Oggi sembra che ogni canzone debba necessariamente avere un messaggio, ma cosa significa esattamente “il messaggio”? Mi viene chiesto di spiegare il messaggio di ogni mia canzone, ma a volte non c’è un messaggio chiaro. Ho la mia idea su cosa voglio trasmettere con una canzone, ma se tu hai un’altra interpretazione, va bene anche quella. Ma ora è diventato un argomento serio, e mi sembra assurdo. La canzone dovrebbe essere fatta per essere interpretata in diversi modi, non per essere analizzata in modo così rigoroso. Per questa canzone in particolare, volevo esprimere alcune idee in modo piuttosto aggressivo. Ho preso spunto da un giornale che stavo leggendo in un bar a Brescia, e ho inserito alcuni dei titoli più strani che ho trovato nella canzone. Oggi non ricordo esattamente cosa significassero quei titoli, sembravano solo notizie assurde. Una delle frasi più assurde che ho citato nel testo è: “le cipolle lo avevano previsto”. Non so nemmeno cosa volesse dire, sembrava solo una notizia assurda. C’era anche un po’ di sarcasmo riguardo alla Green Economy, visto che persino i giornalisti sembravano ironici a riguardo. Volevo anche criticare un certo tipo di giornalismo, quello che si basa solo su titoli sensazionalistici e clic facili. Come una persona che legge molti giornali, mi dispiace vedere questa ossessione per il titolo d’effetto. Volevo con questa canzone dare un piccolo “tirare le orecchie” al mondo dei giornalisti, facendo loro notare quanto spesso cadano in questa trappola dell’esibizionismo.

“Un Bambino” è stata creata di getto. Puoi condividere con noi il processo creativo dietro a questa canzone e cosa ti ha ispirato in quel momento?

Volevo provare qualcosa di diverso questa volta. Mi piace immergermi nell’ignoto, nell’incertezza, senza sapere esattamente cosa mi aspetta. Quindi, quando sono entrato in studio con la band, non volevo avere un piano prestabilito. È stato un po’ come dire: cosa registriamo oggi, Bugo? Quando entri in studio, non puoi improvvisare tutto all’ultimo momento. Ma volevo catturare quell’energia spontanea, quel momento in cui tutto può accadere. Alcune delle canzoni dello studio, tra cui “Un Bambino”, sono nate proprio così. Anche “Rock’n’Roll” è venuta allo stesso modo. Il testo di “Un Bambino” potrebbe sembrare incomprensibile, ma è così che volevo fosse. Non tutte le canzoni devono necessariamente avere un significato chiaro. A volte va bene anche lasciarle aperte all’interpretazione, perché ognuno vi può trovare il proprio significato.

Scrivere e registrare una canzone in un solo giorno è una sfida enorme, ma ci piace. È una sfida che ci tiene vivi come band. E se il risultato finale è buono, allora è ancora meglio. È stata una scommessa, un modo per mettermi alla prova come facevo quand’ero più giovane. “Un Bambino” è stata scritta in pochi minuti quella mattina, e il testo è stato completato in altri quindici minuti durante il pranzo. E siamo soddisfatti di come è venuta fuori.

“Rock And Roll” sembra essere una canzone autobiografica, una dichiarazione di identità e autenticità. Qual è stato il primo artista che ti ha fatto capire che la musica sarebbe diventata la tua strada?

Assolutamente sì, c’è stato un artista che ha avuto un impatto significativo sulla mia strada musicale. Devo tutto ai miei eroi musicali, che continuano a ispirarmi ancora oggi. Non devono essere necessariamente i Beatles o altri grandi nomi storici; anche band più recenti come The Men, di cui vado pazzo, hanno avuto un ruolo fondamentale nel tenermi appassionato e entusiasta della musica. La varietà delle influenze è enorme: da Vasco Rossi, che ho visto allo stadio quando ero giovane senza nemmeno sapere chi fosse, fino a Nirvana, Oasis, Beck, Sonic Youth, Beastie Boys e molti altri. Sono tutti artisti che hanno plasmato il mio carattere e la mia attitudine verso la musica.

Di solito nel tuo processo compositivo scrivi prima il testo o la musica? È rimasto simile nel corso degli anni?

Non c’è una regola fissa, a volte le parole vengono prima, a volte la melodia o un giro di chitarra rubato dai miei eroi. Il 90% della mia musica è influenzata dalle mie fonti di ispirazione, ma ciò che conta è che funzioni e mi faccia stare bene. Anche se il processo può variare, una costante è che preferisco comporre da solo al mattino. È il momento in cui sono più concentrato e in cui riesco a esprimere meglio le mie emozioni attraverso la musica. Questo approccio è rimasto più o meno lo stesso nel corso degli anni, perché mi permette di comporre in modo più autentico e emotivo.

Una delle tue passioni è il calcio, testimone anche il video di “Per fortuna che ci sono io” all’Allianz Stadium di Torino, inoltre sei nella formazione della Nazionale Cantanti com’è nata questa collaborazione?

Partecipare alla Nazionale dei Cantanti è un piacere, perché mi piace stare insieme agli altri e fare qualcosa di sano e positivo che dona gioia non solo agli altri, ma anche a me. Quando vedo i ragazzi che mi salutano dal bordo campo, mi riempie di gioia, perché significa che siamo tutti uniti nella stessa passione, questo è ciò che trovo più gratificante. Questa esperienza ci dona molto, e cerchiamo di rendere questo momento speciale anche per gli altri. Siamo fortunati perché abbiamo l’opportunità di partecipare a ritiri come quello di Coverciano e a eventi importanti come la partita del cuore a Capri. È un’esperienza che mi appassiona e mi fa stare bene, e la faccio anche perché mi dà la possibilità di condividere gioia e positività con gli altri.

L’incontro è proseguito con uno showcase elettrizzante, con alcuni brani tratti dall’ultimo album. La band si è scatenata sul palco, regalando un’interpretazione carica di energia e passione. Aspettiamo Bugo in tour per ascoltarlo in full concert!

Articolo di Ambra Nardi

Cristian Bugatti, noto come Bugo, è nato a Rho (MI) nel 1973, ma è cresciuto a Cerano (NO). Ha iniziato la sua carriera nel circuito musicale alternativo, debuttando con l’album “La prima gratta” nel 2000, seguito da “Sentimento westernato”. Nel 2002 ha firmato con una major e ha ottenuto visibilità nazionale con l’album “Dal lofai al cisei”, ricevendo dalla stampa il soprannome di “fantautore”. Nel 2004 ha pubblicato l’album “Golia & Melchiorre”, seguito nel 2006 da “Sguardo contemporaneo”. Nel frattempo, ha continuato l’intensa attività live. Il 2008 è l’anno che ha rappresentato una svolta con l’uscita dell’album “Contatti”. Nel 2011, il suo album “Nuovi rimedi per la miopia” è diventato colonna sonora del film “Missione di pace” di Francesco Lagi, presentato al Festival del Cinema di Venezia. Bugo viene riconosciuto come uno dei grandi della musica italiana dal giornale britannico The Guardian ed è stato definito “l’inafferrabile rivoluzionario della canzone italiana” dalla rivista Rolling Stone. Nel 2016 ha pubblicato l’album “Nessuna scala da salire”, che raggiunge la prima posizione nelle vendite dei vinili. Nel 2018, è uscito “Rockbugo”, la sua prima raccolta ufficiale con brani riarrangiati in chiave rock. Nel 2020, viene pubblicata la “Platinum collection” che include i suoi brani più rappresentativi. Bugo ha partecipato come concorrente nella categoria big al Festival di Sanremo nell’edizione 2020 e sempre nel 2020 ha pubblicato l’album “Cristian Bugatti”. Nel 2021 è tornato sul palco del Festival di Sanremo, con il brano “E invece si” e nello stesso anno ha pubblicato la riedizione “Bugatti Cristian”. Nel 2022 è stato il conduttore del concertone del Primo Maggio e ha partecipato come concorrente al programma televisivo Pechino Express. Nel 2024 è nato “Bugo Podcast”, il podcast online su Spotify, che racconta la sua carriera e non solo. Oltre alla musica, Bugo continua a coltivare la sua passione per lo sport, in particolare il calcio, sostenendo gli obiettivi solidali della Nazionale Italiana Cantanti sia dentro che fuori dal campo.

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