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Cristoforetti intervista

Rock italiano caratterizzato da una voce graffiante nel nuovo brano del cantautore

Dopo oltre 500 concerti e dopo aver aperto per 3 volte i live di Vasco Rossi, il cantautore dall’anima rock Cristoforetti torna sulle scene con il nuovo brano “Tutto in un brivido”, stilisticamente legato al più energico Rock italiano, caratterizzato da una voce graffiante, un ritornello esplosivo e un sound estremo, che da sempre contraddistingue il percorso artistico di Cristoforetti. Ci parla di questo lavoro e die suoi progetti futuri.

Michele da dove scaturisce tutta la tua creatività e la tua capacità di navigare il cantautorato, genere ricco di figure emblematiche?

Nel mio caso è partito tutto dalla scrittura. Ho iniziato a scrivere per buttare giù i miei pensieri, poi i ragazzi con cui suonavo le cover di Rock americano mi hanno spinto a fare qualcosa con questi testi. Io sono sempre stato ispirato dai grandi cantautori italiani, come Dalla, Guccini, De Gregori, De André… Perciò abbiamo deciso di convertire il nostro progetto iniziale di band rock in un progetto cantautoriale, intimo. I testi sono frutto di quello che vivo e che sento. Nel 2014 è uscito il primo album “Muoviti”, mentre nel 2017 ho pubblicatoAncora qui”.

Penso di essere uscito con un prodotto molto genuino e puro, diretto. Non è sempre stato facile, ma ho tenuto fede alla mia idea, fino a “Tutto in un brivido”. L’anno scorso, come per magia, ho avuto l’opportunità di aprire a Vasco Rossi. Questa esperienza mi ha permesso di suonare davanti a centinaia di migliaia di perone e ho visto che si è creata davvero un’atmosfera di verità e sincerità. Per me è stato un forte segnale e mi ha fatto capire che la direzione che stavo percorrendo era quella giusta. Poi sai, ci sarà sempre qualcuno che vedrà per forza delle somiglianze con altri artisti e che dirà che quello che fai è già stato fatto. Però, secondo me, noi artisti abbiamo anche l’onere, o il dovere, di portare avanti qualcosa di vero e di personale. Ci credo molto in questo. Può accadere che alcune strade si intersechino perché hanno lo stesso percorso, è normale. Non si inventa nulla di nuovo.

Nella nostra forma d’arte, così come per tutte le altre, penso ci sia la necessità di far uscire qualcosa di profondo, di viscerale. Un qualcosa che parte da un groviglio che, per sua natura, è fatto anche di contaminazioni e di influenze esterne. Ad oggi è inevitabile avere tantissime influenze. Io stesso sono molto sperimentale a livello musicale: vado dalla musica rock, all’elettronica fino anche alla musica classica. Alla fine, è una questione di equilibri.

In termini di equilibrio, hai saputo unire benissimo questa tua passione per la musica italiana di cantautorato al tuo lato rock iniziale.

Sì, fin da bambino mi sono appassionato molto al Rock americano, poi crescendo mi sono avvicinato alla poesia di De André, che mi ha rapito totalmente. La mia musica è proprio la somma di tutto questo. L’interesse per la musica elettronica è nato dalle tante collaborazioni che ho fatto. Abbiamo capito che poteva funzionare bene con la mia voce, quindi adesso stiamo facendo alcune sperimentazioni.

“Tutto in un brivido”, invece, è stato un po’ un salto negli amplificatori e nelle sonorità rock che mi hanno accompagnato per tutti gli anni dell’adolescenza. Quando si scrive qualcosa di veramente sentito ci si può permettere di fare anche qualche salto temporale a livello di produzione. A volte noi artisti dobbiamo un po’ fare i conti con ciò che è commerciale e ciò che vogliamo davvero comunicare in modo onesto e sentito. Incorniciare l’arte dentro dei parametri può essere giusto per certi aspetti, ma di fondo dobbiamo sempre partire da quello che è l’essenza, la scintilla che scatta in noi.

In certi momenti si deve lasciar stare la hit e procedere in modo autentico per la nostra strada. Lo dobbiamo anche al pubblico che ci ascolta. Quando suono live mi piace instaurare un rapporto umano con le persone che sono lì per ascoltarmi, creando connessione. Essere sinceri al 100% con il proprio pubblico penso sia la cosa più bella e che dà maggior riconoscenza.

Volevo giusto chiederti della dimensione live della tua musica. Hai fatto tantissimi tour oltre ai tre concerti con Vasco. Tutto questo quanto influenza la tua scrittura e la tua composizione?

In genere, in fase di scrittura penso già ai pezzi nella loro dimensione live. Li penso già lì, sul palco. Alla fine, tutto si traduce e si risolve sul palco. È lì che scatta la scintilla e succede qualcosa. Anche la scrittura inziale parte sempre dal confronto e dal dialogo che si instaura col pubblico. Ci sono dei brani che scrivi per te stesso e quando sali sul palco e li condividi con le persone c’è sempre la curiosità di capire se riescono a far scattare qualcosa anche nel pubblico. In quei casi, il pezzo non diventa più per il singolo ma per tutte le persone che ti seguono.

Puoi parlarci di “Tutto in un brivido”? Non solo del singolo ma anche del video: è molto importante e ha un forte messaggio dietro. Comprende anche il monologo che avete scritto tu e Diego Spagnoli.

Con Spagnoli (direttore di palco di Vasco Rossi) è nato un bel rapporto sul palco l’anno scorso, per me è un idolo assoluto. È una persona molto alla mano e diretta, come me. Si è instaurata una bella intesa tra di noi, tra un concerto e l’altro. Alla fine ci siamo ritrovati intorno a un tavolo a parlare delle difficoltà dei giovani a spingersi e a buttarsi nelle cose. È come se la società dicesse loro di provare e tentare a fare le cose, però senza dover sbagliare. Devono provare ma senza fare errori, correre ma senza farsi del male. Così è impensabile, è assurdo.

Da questo dialogo è partito il monologo che abbiamo realizzato. Non ci deve bloccare niente dal provare a fare le cose, nemmeno la paura di sbagliare, altrimenti diventa tutto un circolo chiuso.  Questo è un concetto che vale sempre: in “Tutto in un brivido” dico proprio di non smettere di sognare a ogni età. Chiaramente i vincoli della nostra società sono molto rigidi, me ne rendo conto e ci ho messo molto per capirli, ma è importante fidarci di noi stessi e provare sempre. Questo me lo ha insegnato tanto il teatro e la compagnia teatrale di improvvisazione di cui faccio parte.

Oltre che nella tua vita persone, il teatro ti ha influenzato anche nella musica?

Il teatro mi ha permesso di conoscermi con occhi diversi. È una forma d’arte che ti dà l’opportunità di imparare l’ascolto, sia verso gli altri che verso sé stessi. È terapeutico e ti permette di capire davvero chi sei. Inevitabilmente tutto questo si riflette anche nella mia musica. La tua arte è la tua vita, sei tu.

Hai già intenzione di metterti in strada?

Ho promesso a tutti che recupereremo le date annullate (per problemi di salute) appena possibile. Abbiamo un disco di zecca pronto per l’uscita e voglio assolutamente festeggiarlo sul palco.  Ho voluto posticipare tutto per riuscire a dare il giusto impatto a ogni cosa.

Quindi hai un full length pronto?

Sì, ho già tutte le tracce del nuovo album, che si chiamerà “Esagerato”. Eravamo prontissimi con tutto, ma purtroppo abbiamo dovuto rimandare. Ma non ci siamo persi d’animo e abbiamo pubblicato “Tutto in un brivido” come singolo in anteprima. Speriamo di riuscire a pubblicare l’album per fine giugno, anche perché non vedo l’ora di farlo sentire! Sono curiosissimo di sapere cosa ne penseranno le persone.

Articolo di Francesca Cecconi

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