27/07/2024

CCCP-Fedeli Alla Linea, Genova

27/07/2024

Cristiano De André, Piazzola (PD)

27/07/2024

Mercanti Di Liquore, Civate (LC)

27/07/2024

Vinicio Capossela, Verona

27/07/2024

Tre Allegri Ragazzi Morti, Torre Santa Susanna (BR)

27/07/2024

David Morales ft. Julie Mcknight, Taranto

27/07/2024

Martin Barre Band, Sigillo (PG)

27/07/2024

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27/07/2024

Radio Fantasma, Milano

27/07/2024

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27/07/2024

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28/07/2024

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Dirty Honey intervista

Saranno in Italia il 14 febbraio ai Magazzini Generali di Milano, e il 15 al Monk Club di Roma, concerti da non perdere

I Dirty Honey stanno tornando. Hanno suonato in Europa gran parte del 2022 anche come supporting act di enormi band rock, riscuotendo enorme successo, e ora stanno tornando – da headliner! Saranno in Italia il 14 febbraio ai Magazzini Generali di Milano, e il 15 al Monk Club di Roma, concerti da non perdere. Parliamo del tour, della loro storia, e ovviamente della loro musica, in video-chiamata con il cantante e frontman Marc LaBelle; mi aspetto un atteggiamento da primadonna american style, e invece scopro un musicista gentile, disponibile, aperto, umile, che non ha paura di raccontare senza patine glitterate la strada percorsa per arrivare a fare la musica che sognavano It’s A Long Way To The Top If You Wanna Rock ‘N’ Roll, diceva qualcuno … Nell’attesa dei concerti, potete ascoltarvi il loro “Dirty Honey” (la nostra recensione), 14 tracce che colpiscono tutte per incisività e sicura padronanza del Rock’n’Roll.

Vorrei ripercorre insieme a te la storia della band, avete davvero lavorato sodo per essere dove siete adesso, e ci siete riusciti in brevissimo tempo. Avete iniziato come artisti di strada, tu in particolare dal busking a Firenze, la mia città, alle strade di Los Angeles. Puoi dirmi qualcosa su questo vostro inizio?

Sì, almeno per me, musicalmente parlando, l’inizio vero e proprio è stato proprio così. Quando vivevo a Firenze ho iniziato a suonare come musicista di strada. Facevo anche delle serate open mic al pub Red Garter, c’erano molti australiani e americani lì. Quello è stato il periodo in cui ho riscoperto il mio amore per la musica e lo stare sul palco, e ho portato con me questa passione quando poi mi sono trasferito a Los Angeles. Dopo ho incontrato gli altri ragazzi della band e via via abbiamo conosciuto tutte le persone che hanno permesso la nascita dei Dirty Honey. La nostra prima serata ufficiale la facemmo fuori di un negozio di marijuana, ad Hollywood, sul Sunset Boulevard. Non fu proprio un inizio “tradizionale” per una band, questo è certo! Abbiamo lavorato sodo, e lo stiamo costantemente facendo, non ci rimettiamo alla fortuna o agli incontri “giusti”; niente è casuale nei Dirty Honey, ti assicuro. A volte le cose accadono perché le vogliamo fortemente e perché lavoriamo a testa bassa per raggiungerle. E noi siamo così, coesi, focalizzati, determinati.

Eri a Firenze per studio?

Sì, studiavo e vivevo a Firenze. Viaggiavo e mi godevo il Bel Paese, così come ho fatto con molti altri posti in Europa. Ormai torno in Italia una o due volte l’anno dal 2012. La amo e c’è molto da vedere. In qualche strano modo mi ricorda l’America perché è un Paese che copre una vasta longitudine e ha molti paesaggi diversi. Si passa facilmente dal mare, alle colline toscane, fino alle montagne delle Dolomiti. Ci sono davvero tanti paesaggi diversi. Puoi trovare tutto ciò di cui hai bisogno e riesce ad accontentare proprio tutti. In più le città sono ricche di cultura e arte. È molto vibrante e accattivante ai miei occhi. Dopo il nostro tour estivo, infatti, sto pianificando di tornare per fare una lunga vacanza al Sud, in Sicilia.

Voi quattro venite da parti diversi degli Stati Uniti, giusto?

Sì, io sono di New York. Abbiamo un membro che viene dal Massachusetts, uno da Los Angeles, un altro dall’Oregon… Venivamo tutti da luoghi diversi ma avevamo tutti lo stesso sogno. Poi siamo finiti per trasferisci a Los Angeles. Si sa, è proprio quella la città principale per i musicisti.

Avete influenze musicali simili all’interno della band?

Sicuramente amiamo tutti il Classic Rock: Aerosmith, Led Zeppelin, Rolling Stones, AC/DC, Guns N’ Roses … Ma penso che gli artisti che più amiamo in assoluto siano diversi per ognuno di noi. Le mie band preferite, probabilmente, sono i Led Zeppelin e gli Aerosmith, mentre sono sicuro che John preferirebbe i Guns N’ Roses o i Queen. Corey, invece, è un amante del Jazz, e Justin adora gli artisti contemporanei, come i Rage Against The Machine e i Soundgarden. Sono differenti per ognuno di noi. Piacciono molto anche a me queste band, naturalmente, ma non sono cresciuto con queste cose. Le ho scoperte più avanti nel corso della mia vita.

Tutte queste influenze musicali, messe insieme, hanno permesso di creare quello che siete oggi. Siete Rock’n’Roll, siete Dirty Blues e allo stesso tempo siete molto moderni. Questo dimostra che il Rock è sempre vivo e che può essere anche contemporaneo?

Penso che questa sia proprio la qualità dei Dirty Honey. Siamo spesso apprezzati perché trasmettiamo qualcosa di familiare, perché ricordiamo i buoni, vecchi tempi del Rock’n’Roll. Allo stesso tempo però, abbiamo qualcosa di fresco, nuovo e contemporaneo. Siamo come un insieme di tante cose diverse. Alla fine è proprio così che si creano le cose nuove. Sicuramente il Rock’n’Roll è ancora molto apprezzato e vivo, così come dimostra anche questo tour, che è sold out quasi ovunque!

Come componete le vostre canzoni? Suonate tutti insieme o vi mandate dei file?

Possono accadere entrambe le cose. Può succedere che io scriva qualcosa per conto mio, oppure che lavoriamo tutti insieme spontaneamente. Prendiamo quello che accade senza farci troppe domande sul come o sul perché sia accaduto. In questi casi siamo solo grati per tutto ciò e per quello che riusciamo a tirare fuori.

Avete uno scambio profondo tra voi quattro. Non siete solo tu e John che scrivete canzoni, ma permettete a tutti di partecipare in modo importante.

Sì, certamente. Ci sono vari passaggi naturalmente. Una cosa deve prima passare da me: se sento di non riuscire a cantare sopra un pezzo, non può andare troppo lontano. Ci sono vari aspetti da tenere in considerazione.

Quanto di te stesso metti nei tuoi testi?

Un po’ sì, certo. Molte volte capita di scrivere della propria esperienza, e alla fine questa si rivela comune a quella di altre persone. Si parla di sé ma alla fine si racconta sempre anche di qualcun altro. Questo, per esempio, è il caso di una nostra nuova canzone non ancora uscita. C’è molto coraggio e altruismo in Ucraina, e tutto questo mi ha colpito profondamente e volevo dire qualcosa al riguardo. Non è la mia storia, ma ho cercato di mettermi e immedesimarmi in quella situazione. In generale, dipende molto da ciò che si vuole dire.

È da poco uscito il singolo “Heratbreaker 2.0”, nuova versione ri-arrangiata del vostro brano. Ho letto che avete deciso di inciderlo una seconda volta perché suonarlo live, davanti al pubblico, in qualche modo ha trasformato la traccia stessa. Quindi non solo voi date molto al pubblico durante le vostre esibizioni, ma succede anche il contrario?

Sì. Suonare davanti a un pubblico può cambiare il modo in cui ci si esibisce. Specialmente se il pubblico stesso ti dà una forte energia. Noi diamo a loro una grande energia e loro, a loro volta, ce la rendono. Questa unione che si crea è molto forte. Durante questi momenti ci possono essere dei cambiamenti della track, sì. Si possono creare delle pause più lunghe, durante le quali tutto il pubblico si unisce a cantare. Il pubblico ha sicuramente un grande effetto su di noi. È proprio così che abbiamo capito che una canzone aveva totalmente preso nuova vita, perciò abbiamo voluto catturare questa energia registrando nuovamente il pezzo.

Suonerete tutte le vostre canzoni in questo tour o anche qualcosa di nuovo?

Di solito ci piace divertirci e suonare anche qualche cover. Stiamo lavorando anche a della nuova musica, quindi penso sia una necessità per noi suonare qualcosa di nuovo. Personalmente preferisco testare le canzoni live, davanti a un pubblico, prima di suonarle in uno studio. In questo modo possiamo noi stessi scoprire qualcosa di nuovo sulle canzoni che testiamo. È importante testarle e vedere la reazione del pubblico, se possono piacere o meno. E in generale, penso che le persone siano davvero contente di ascoltare qualcosa di nuovo.

Com’è suonare per tanti pubblici così diversi in Paesi diversi?

Ovviamente avere la capacità di cantare e suonare live è tutto oggi. Si fa musica con l’obiettivo che possa piacere alle persone. Poter dire qualcosa con la propria arte è molto significativo. Oggigiorno essere un musicista live è più importante che mai ed è il modo principale con il quale un artista può guadagnare. Per quanto riguarda il tour, come ti dicevo, amo davvero molto l’Europa, con tutti i suoi paesaggi e tutte le sue culture. Penso che questo sia uno degli aspetti più interessanti nel fare un tour europeo. Quando ci esibiamo difronte a pubblici diversi adottiamo degli accorgimenti naturalmente. Cerchiamo sempre di stabilire un contatto con il pubblico, magari introducendo la nostra canzone nella lingua del Paese in cui ci troviamo. Lo facciamo spesso in Italia e in Spagna. È importante stabilire un legame anche con chi non conoscere bene l’inglese.

Sicuramente la vostra musica viene capita ovunque. Il Rock’n’Roll è fatto per interagire con il pubblico attraverso la musica.

Sì. Quando si è a un concerto di questo tipo è come intraprendere un viaggio in cui ci si apre a sentire ogni tipo di emozione. La nostra speranza è sempre quella di riuscire a trasmettere queste emozioni a chi ci ascolta e a stabilire un legame profondo attraverso la musica. Solo così si possono creare delle esperienze memorabili.

Emozionati per questo nuovo tour europeo?

Penso che il tour sarà fantastico. È il nostro primo tour totalmente come headliner in Europa ed è molto emozionante per noi, e so già che andrà benissimo. Anche l’ultimo tour europeo che abbiamo fatto è andato molto bene, è molto incoraggiante. Non vediamo l’ora! Poi quando torneremo in America sicuramente inizieremo a registrare il nuovo album, così da poterlo far uscire per l’estate. Questo vuol dire che dovremmo ritornare presto anche da voi!

Si potrà comprare il vostro album negli stand ai concerti?

Sì, certo! Avremo tutto il merch che si potrebbe desiderare, ne sono sicuro! (ride)

Articolo di Francesca Cecconi

14 Febbraio 2023 Milano, Magazzini Generali – Inizio concerti h. 21 – Biglietti disponibili su Ticketone e Ticketmaster. Posto unico in piedi: € 18,00 + prev. / € 20,00 in cassa la sera del concerto

15 Febbraio 2023 Roma, MONK – Inizio concerti h. 21 – Biglietti disponibili su Ticketone e Ticketmaster. Posto unico in piedi: € 18,00 + prev. / € 20,00 in cassa la sera del concerto

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