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FANALI intervista

FANALI ci permette di riscoprire “Man With A Movie Camera”, film cult del 1929

FANALI foto_LiaBaccelli

Abbiamo incontrato Michele De Finis, Caterina Bianco e Jonathan Maurano, ovvero FANALI, il 23 gennaio 2022 al Santomato Live di Pistoia in occasione del loro concerto toscano. Io sono un occhio. Un occhio meccanico e sono in costante movimento! Così si presenta Dziga Vertov, regista sovietico che nel 1929 gira “Man With A Movie Camera”, riconosciuto postumo come un pilastro della cinematografia. FANALI ci permette di riscoprire quest’opera innovativa e impressionante, sottolineando in note il suo ritmo incessante, il suo realismo e le innovazioni di ripresa e montaggio. La sonorizzazione ci aiuta a riflettere su quanto questi cento anni trascorsi siano i più veloci della storia dell’Uomo. Nell’intervista conosciamo meglio questi tre straordinari musicisti e ciò che fanno.

FANALI: a cosa dobbiamo il nome del gruppo?

Michele: È stata la prima parola che ci è venuta in mente. Fa parte di un gioco che io e Jonathan facevamo per stimolarci, facendoci domande e dandoci risposte a caso, tipo Mi passi il sale? Cesoie. Però “cesoie” ci piaceva più come titolo di un disco, per cui FANALI è il nome della band.

Com’è nata la sonorizzazione di ” “Man With A Movie Camera” “?

Michele: Ci siamo dovuti porre il problema di come occupare artisticamente il tempo fino a marzo in attesa dell’uscita del disco di FANALI. L’idea condivisa dal gruppo era di portare uno spettacolo dal vivo di una sonorizzazione, anche perché il progetto FANALI nasce proprio con questa scopo. Infatti abbiamo esordito con la sonorizzazione del film “Haze” di Tsukamoto in cui dovevamo esprimere musicalmente l’angoscia di un uomo che si sveglia nudo in una situazione in cui il suo spazio vitale è rappresentato dal suo solo corpo.

Dopo “Haze” ci siamo confrontati nuovamente e io conoscendo i miei compagni ho esordito con Ragazzi, ma non vorrete mica fare “Man With A Movie Camera” solo perché è un capolavoro? L’hanno fatto già i Cinematic Orchestra, fra l’altro generando il capolavoro di un capolavoro. Chiaramente mi hanno risposto di si. Quindi siamo ci siamo ritirati a Bellosguardo, nel Cilento, improvvisando per ore davanti alla proiezione e registrando poi la versione definitiva che è quella che vedrete stasera.

Come scaturisce la musica da ciò che vedi su uno schermo? Come nasce una sonorizzazione?

Caterina: Secondo me la prima cosa è la suggestione rispetto all’emozione che ti dà il segmento di film che stai vedendo, poi arriva il ritmo del montaggio delle immagini, perché “Man With A Movie Camera” ha un ritmo molto forte, tutto suo.

Michele: Io nasco come improvvisatore radicale e ciò che non amo dell’improvvisazione radicale è la percezione che ne ha il pubblico perché molto spesso i musicisti tendono a fare delle cose scomposte, indecifrabili. Dobbiamo porci nei panni di chi viene ad ascoltarci.

Jonathan: Essenzialmente noi abbiamo fatto Pop per anni (con gli EPO n.d.r.) e ci siamo chiesti perché non provare a fare una colonna sonora che sia composta proprio di brani in cui cambia l’attitudine e la dinamica, ma quel brano resti indossato sempre da quella parte del film. Non è improvvisazione.

Con quale metodo? Vi siete trovati ed è nato tutto?

Caterina: Ci siamo fatti un’idea di quali fossero le parti, per darci delle tracce di massima. Ognuno l’ha vista in maniera personale e poi quando ci siamo visti in sala abbiamo provato a suonare sul film per capire chi poteva fare cosa, ma è stato molto naturale.

Michele: Io che sono un maniaco l’ho visto più volte e preso appunti. Chiaramente ognuno di noi è stato colpito da parti diverse del film. Il mio pallino è che i musicisti non devono sapere gli altri dove stanno e devono avere una suggestione diversa, lo si può fare solo con la fiducia che io ripongo in Jonatan, con cui suono da vent’anni, e in Caterina che è una grande musicista e anche la mia compagna di vita. Ho massima stima e fiducia in loro.

Mi dicevate che durante lo spettacolo non utilizzate il Click, quindi suonate senza riferimenti?

Michele: È stato un lavoro maniacale cercare di far seguire il ritmo del film dalle musiche. FANALI, pur essendo in tre, cerca di suonare per più di quelli che siamo. Ci piacciono delle cose molto articolate difficili da riprodurre poi dal vivo. Di solito giriamo col Click e con meccanismi per sincronizzare quello che suoniamo, invece questa volta volevamo un set più snello: identico, ma senza meccanismi di controllo. Questa cosa ci crea problemi perché è tutto fatto a orecchio e il rischio di una slavina è dietro l’angolo.

Siete davvero molto affiatati, però si dice che le cose belle nelle band nascano anche dagli scontri, è vero? E come vi approcciate a questo?

Caterina: Come no! Infatti non è che non ci sono gli scontri, anzi ne abbiamo in continuazione. Quando c’è qualcosa che non capiamo nella visione degli altri c’è una fiducia tale che non ci fa rimanere piantati sulla nostra idea, ma a metterci in discussione domandandoci perché l’altro stia pensando una cosa che magari gli altri non capiscono.

Michele: Io ho il carattere più difficile di tutti, molto spesso io lo faccio presente immediatamente Secondo me sto facendo una cosa che io non ho capito o non capisco dove porta, ma tu l’hai vista? Andiamo! È la più grande lezione della musica, secondo me. C’è anche un quarto elemento nella band che si chiama Sabrina Cirillo ed è la nostra Visual Artist e si occupa di tutto l’output visivo di FANALI. Nasciamo proprio per essere musica per immagini.

Un’ultima domanda, Cinematic Orchestra: quanto e se c’entra qualcosa la loro versione con ciò che vedremo sul palco.

Caterina: Il disco “Man With A Movie Camera” lo conosciamo, lo abbiamo ascoltato, ma abbiamo cercato assolutamente di distaccarcene.

Jonathan: Io lo sentivo sempre, ad un certo punto mi è capitato di non sentirlo più. Quando abbiamo deciso di fare questa cosa ho deciso che non dovevo sentirlo (ride) e non so da quanto tempo non lo sento più.

Michele: Diciamo la verità: anche per non deprimersi. Io l’ho scoperto dieci anni fa e l’ho consumato, lo so veramente a memoria. Sono andato a vedere i Cinematic Orchestra in quel tour. Quindi no, nessun tipo di condizionamento. Questa è un’altra cosa.

Caterina: Ci piacciono comunque tanto, non escludo comunque che abbiano influenzato in realtà il primo disco (che ancora non è uscito) dove c’è qualcosa “dell’aria” dei Cinematic Orchestra.

Jonathan: Fanno parte del nostro bagaglio di ascolti e quindi non sai nemmeno tu da cosa sia ispirata e magari lo capisci tempo dopo.

Caterina: O magari te lo dice qualcun’altro…

Michele: Questa è un’altra cosa bellissima della musica. Parto con dei fortissimi riferimenti: la musica è un grande furto. Lo dice Dave Grohl, non lo dico io. Infatti tutti i working title dei pezzi, che sono titoli assurdi che saranno poi sostituiti quando inventiamo quelli veri, prendono tutti riferimento da cosa io ci sento, ma molto spesso Jonathan non li conosce, Caterina ci sente tutta un’altra cosa, quindi ti senti libero perché pensi ok, allora non mi sto facendo influenzare.

Caterina: A parte che non si inventa niente, cioè una suggestione ti arriva sempre dall’esterno. Però quella cosa esterna anche se tu provassi a rifarla uguale, non verrebbe mai come l’originale, perché viene sempre e comunque filtrata dalla tua sensibilità e dalla tua personalità. Ovviamente poi, quando questa cosa succede in una band di tre elementi, si mischiano le tre personalità ed esce fuori una cosa che è completamente diversa rispetto al modello, anche se fosse un modello, originale.

Cosa c’è nel futuro di FANALI?

Michele: Intanto c’è il disco che speriamo esca presto, diciamo che a marzo vorremo iniziare i concerti. Poi stiamo continuando a produrre materiale. Abbiamo programmato una batteria di session in cui faremo tutto il lavoro di improvvisazione. Vogliamo produrre musica, fare musica e farla girare il più possibile. Credo che siamo nell’epoca della produttività ed è giusto, in questo momento.

Articolo e foto di Lia Baccelli

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