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Gianna Nannini intervista

L’accoglienza a Gianna nella vip lounge dell’AC Fiorentina arriva al suono di “Bello impossibile”

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Il 30 maggio 2020 Gianna Nannini torna live in Italia con un grande concerto allo Stadio Artemio Franchi di Firenze. A partire da novembre Gianna porterà poi nei palasport italiani l’ultimo album “La differenza”. I biglietti sono disponibili in prevendita su Ticketone.it e nei punti vendita abituali. Gli organizzatori raccomandano di raggiungere il luogo in treno, visto che la Stazione Campo di Marte è vicinissima.

E Gianna Nannini è venuta a Firenze venerdì 10 gennaio a presentare questo concerto. L’accoglienza a Gianna nella vip lounge dell’AC Fiorentina, dentro lo Stadio Artemio Franchi, arriva al suono di “Bello impossibile”, e i padroni di casa delle Fiorentina, Commisso e Antognoni, le consegnano la maglia n. 1 della squadra. Risponde a tutte le domande dei giornalisti in modo rilassato, nessuna impostazione o atteggiamento da diva. Parla a braccio, schietta, in toscano.

Gianna, che squadra tifi?

Fiorentina, naturalmente! Non sono una grande seguace del calcio, ma mi sento viola. E poi Artemio Franchi era amico di mio padre, parlavano di calcio tutto il giorno, e dunque mi fa piacere inaugurare questo tour nello stadio a lui intitolato, il 30 maggio, dopo aver fatto quattro concerti in giro per scaldarsi, a Londra e Parigi. Suonerà con me un musicista incredibile, davvero difficile da avere in tour: è Simon Phillips di The Who alla batteria, ed è per questo che mi ci vuole lo Stadio di Firenze! Perché è la prima volta che lui si esibisce dal vivo con me, insieme anche agli altri musicisti che fanno parte della mia vita, e mi ci vogliono un posto e una città speciali. È un onore averlo con me.

Le amministrazioni di oggi sono più aperte all’organizzazione di grandi concerti, che ne pensi?

Certo, e meno male. C’è bisogno di fare cose straordinarie per la musica. Per me suonare allo stadio è portare un simbolo, un’esperienza che voglio portare, di conoscenza di tanti anni di cultura popolare, che parte da Siena e Firenze, dalla Toscana, perché sono nata qui, e mi sento dentro i canti popolari di questa terra. Credo di averli trasformati in Pop-Rock europeo. La mia filosofia, per me importantissima, è che ognuno possa vivere nella propria diversità ma insieme; ho sempre avuto delle band che hanno suonato con me perché gli piaceva la mia voce, soprattutto, ma anche per le canzoni che avevano uno stile particolare, che non imitavano cose già fatte. La mia voce è di qua, e credo che lo stadio sia il posto giusto dove viene fuori la mia carica emotiva, soprattutto se sono accompagnata da una band come questa, di cui fa parte Simon Philip, che ha già lavorato in studio con me a Londra. E non è semplice anche perché lui ora abita a Los Angeles.

Dicci del nuovo disco … 

Ho deciso di farlo a Nashville, perché è campagna, un po’ a sud nell’America. Non si può parlare degli americani, ci sono Americhe nell’America. Questi di Nashville me li ha presentati David Stewart, avevano una carica nuova … forse perché pensano di continuare il Country trasformandolo in qualcosa di sempre di nuovo, non abbandonando però le radici come abbiamo fatto noi, lasciando la nostra musica popolare nei ristoranti. Questa cosa mi fa molto arrabbiare. Questo disco l’ho fatto per far capire che sono gli americani che hanno bisogno di una voce come la mia, non il contrario. Smettiamo di guardare solo all’America per la musica, qui ci sono dei grandi talenti che non trovano la situazione giusta, il produttore giusto. Cose che io ho cercato tanto, e mi è costato tanto lavorare con i migliori in Europa.

Come sarà il concerto fiorentino?

Vorrei fare un concerto di circa tre ore. Partirà molto, molto rock, con i miei pezzi più potenti e energetici, con questa band che adoro, Simon Phillips alla batteria, Francis Hylton al basso, un ragazzo che ha fatto tutti i miei ultimi dischi, Milton McDonald e Thomas Festa alle chitarre, Will Malone al pianoforte in più tre coriste, di cui Wendy Moten che viene da Memphis e dalla quale prendo lezioni di canto! In questo abbraccio della band si snoderanno anche degli ospiti, che ancora non ho individuato, ma che hanno già collaborato con me, nei miei dischi: ora non so chi potrà, chi ce la farà. Penso che farò nove delle dieci canzoni de “La differenza”, ma anche tutti miei grandi hit, in versione un po’ più soul.

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Il nuovo album di Gianna Nannini, “La differenza”, è uscito il 15 novembre 2019, proprio nei giorni del trentesimo anniversario della caduta del Muro di Berlino, alla quale Gianna Nannini era presente nel 1989: Dopo la caduta di quel muro, purtroppo ne sono nati molti altri, mentali, e con queste canzoni vorrei abbatterli. Ognuno ha la sua differenza, questo è il bello, ha affermato la rocker, fresca vincitrice del Premio Tenco 2019, che ha sempre cantato di libertà e uguaglianza

Articolo di Francesca Cecconi, foto e video di Letizia Mugri

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