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I Segreti di Hansel intervista

Il loro ultimo lavoro a pieno titolo può inserirsi tra le migliori uscite del panorama indipendente del 2023

In occasione dell’uscita il 17 novembre del loro secondo album in studio “Tienimi ora” uscito su VREC (la nostra recensione) abbiamo intervistato la band pisana: Massimiliano alla voce, Giulio al basso, Lorenzo alla batteria e Alessandro alle chitarre. Nonostante non amino venire etichettati in un genere specifico, come leggeremo, sono sicuramente una voce che, all’interno del contesto alternative, merita attenzione. Testi schietti incastonati in suoni vintage rivisitati in chiave moderna, “Tienimi ora” può a pieno titolo inserirsi tra le migliori uscite del panorama indipendente del 2023. In questa chiacchierata abbiamo cercato di capire chi si cela dietro a I Segreti di Hansel, e sono certa che, grazie a questo album, sentiremo ancora molto parlare di loro.

Il nome deriva dalla favola dei fratelli Grimm ovviamente, come è stato il processo di scelta che vi ha portato a dire questo è il nome giusto?

Massimiliano:questa è stata una mia idea in quanto mi faceva piacere fare eco al romanzo popolare che simbolicamente rappresenta anche il musicista in qualche modo, quindi per dare importanza sia all’ascolto che alla parola. Da qui è nata l’idea, ma in realtà, ci sono più motivazioni. Un altro esempio è che questa favola è stata la prima che mi ha traumatizzato da piccolo, nelle favole, inoltre, si ritrovano tutti gli insegnamenti, i personaggi che rappresentano dinamiche che si possono trovare nel quotidiano e nella vita.

Volevo chiedere a Lorenzo e ad Alessandro come è stato subentrare in un gruppo che di fatto aveva già un’identità, con un album già alle spalle e quindi delle sonorità precise?

Lorenzo: Lo stile del primo album “Atacama” molto si avvicinava ai miei gusti musicali. Inizialmente mi sono ritrovato anche nelle parti di batteria. Ora le ho un po’ modificate, le ho fatte un po’ più mie. In “Tienimi ora” ho tratto ispirazione da quelli che sono i miei gusti musicali e mettendoci anche le mie influenze, ho trovato più spazio.

Alessandro:Dal mio ingresso ne “I Segreti di Hansel” mi sono trovato molto bene, con Massimiliano ci conoscevamo già da anni. Vengo anch’io da ambienti analoghi, comunque da gruppi metal, hard rock. Le chitarre registrate nell’album non sono le mie, infatti sono entrato dopo che le registrazioni erano già state fatte. Nei live anch’io apporto le mie modifiche, il mio modo di suonare. È stata una sfida in due sensi: sia per “I Segreti”, nell’integrare un chitarrista in più, che faceva comodo a Massimiliano, così da consentirgli di concentrarsi sulla voce, sia per me ad “adattarmi” alla dinamica live del gruppo, e quindi a suonare con un certo stile.

Qual è il vostro retaggio musicale d’origine? Voi che cosa ascoltavate o cosa ascoltate principalmente?

Lorenzo: Io vengo principalmente dal Prog, cioè da Genesis, Pink Floyd, King Crimson, Camel. Poi passo direttamente agli anni 90, Alice in Chains, Nirvana, Soundgarden. Però i gruppi che ho ascoltato di più nella mia vita sono Soundgarden e Pink Floyd.

Alessandro: Ho sempre ascoltato un po’ di tutto, dal Rock italiano al Metal più estremo americano. Poi in realtà ho iniziato a cinque anni con il pianoforte. Mi piacciono anche molto i tanti pianisti russi. Quindi ascolto un po’ di tutto, anche la techno. Ho davvero una scelta molto ampia di generi.

Giulio: Il mio modo di suonare nonché gli ascolti si rintracciano soprattutto nel Rock Alternativo degli anni ’90. Quindi potrei dire Nirvana come punta dell’iceberg, ma potrei citare anche la scena che dal Grunge arriva ai Sonic Youth. Sono anche molto legato a tutta la scena alternativa italiana, soprattutto Marlene e gli Afterhours. Queste due sono il mio punto di riferimento.

Massimiliano: Nel mio retaggio musicale c’è tanto cantautorato, quindi sia Gaber che De André, tutti i classici italiani compreso ovviamente Battiato. Spazio anche nel Punk con, ovviamente, i CCCP ma anche Marlene Kuntz, Afterhours, il Teatro degli Orrori. Di stranieri sicuramente i Velvet Underground sono la mia principale influenza, sia dal punto di vista stilistico e musicale, che per quanto riguarda la scrittura.

Perché i testi li scrivi tu Massimiliano?

Sì, i testi sono miei.

Nella recensione in “Lipstick” ho citato “Mi ami?” dei CCCP, perché sia per il messaggio che nel ritornello ho trovato somiglianze, è stata una casualità o un omaggio scelto?

Massimiliano:Perfetta analisi in quanto è un omaggio ben preciso a Ferretti.

In “Tienimi Ora” trovo che il filo conduttore sia l’amore, per sé stessi, per un figlio o anche semplicemente fisico, è una chiave di lettura corretta?

Massimiliano: Sì correttissima. Alla fine l’uomo si è interrogato sempre sulle solite tematiche riconducibili a tre grandi temi che sono la vita, la morte e l’amore. C’è tanto romanticismo dal mio punto di vista, anche nel suono che tende al passato. Per quanto riguarda le tematiche hai fatto pienamente centro, quindi sì, c’è l’amore, c’è questo senso del tempo, c’è questo malessere ad esempio in “Spleen” che fa riferimento allo Spleen di Baudelaire. Ho letto nella recensione che hai citato la noia che è centrale in quella canzone.

Un’altra cosa che ho trovato curiosa è la scelta della track list, ad esempio lascia spiazzati ascoltare la struggente “Dormi” dopo “Lipstick”. C’è un filo logico nella scelta o è stata casuale?

Massimiliano: Nella scelta della tracklist c’è un punto di vista più musicale che stilistico perché non essendo un concept album non ha un ordine cronologico logico. Semplicemente è stata divisa sia per un discorso di tonalità con cui inizia il brano, che di dinamica. È come se fossero degli incroci casuali, però scelti appositamente per un discorso più musicale.

Vi riconoscete all’interno di un determinato genere musicale come Indie Rock o Alternative, oppure preferite non avere etichette?

Giulio: Questa è una domanda da un milione di dollari. Di base per come concepiamo la musica, le etichette non ci piacciono, però è anche vero che oggi viviamo in un mondo nel quale è tutto catalogato, quindi, anche se non amiamo le etichette capiamo che è quasi normale averle. È chiaro che veniamo catalogati nella definizione Alternative Rock o Indie Rock, anche se ci fa piacere che le persone ascoltino il disco senza voler per forza fare riferimento a qualcosa di ben preciso. Quando abbiamo composto i pezzi, quando Massimiliano ha scritto i testi, quando abbiamo fatto la musica, non ci siamo mai posti grandi limiti. In “Tienimi ora” la title track, ad esempio, ha riferimenti anni ’90, con chitarre molto “sparate”, che è totalmente in contrasto con un pezzo come “Soli”, dove ci sono archi e pianoforte. Adesso vorremmo avere massima libertà creativa, ma quello che ci interessa principalmente è farci ascoltare e che le persone recepiscano il messaggio, che poi ci cataloghino in un modo o un altro, non è un problema. Sicuramente, facciamo parte di quella scena rock alternativa, dire come, quando e perché, forse alla fine non ci interessa nemmeno più di tanto.

Massimiliano:Nel componimento c’è la massima libertà, non bado se il tempo è più forte verso un punk o una ballata. Sicuramente c’è sempre questo pulito distorto che è molto tipico degli anni ’90, però, non ci limitiamo, sicuramente non vogliamo fare un genere precostituito.

Nell’album c’è la produzione di Dome la Muerte, che compare anche in quattro delle vostre tracce, com’è nata la collaborazione con lui?

Massimiliano: Con Dome è nata al tempo del Covid, quando eravamo tutti fermi. Vedevamo spesso Domenico perché abita vicino alla sala prove e avendo un rapporto anche di amicizia decidemmo di suonare, ogni tanto, qualcosa assieme, giusto per fare una jam. Io e Giulio avevamo già l’idea di inserire un’altra chitarra. Quando Dome ha sentito i nostri pezzi si è subito appassionato così come a noi piacque moltissimo il suo sound. Venne naturale decidere, assieme, di fare un featuring. Dal featuring è nata una collaborazione vera e propria per poi lasciargli anche parte della produzione del disco. Quindi, da questa jam session è nato qualcosa di più.

So che avete in cantiere un po’ di concerti, quindi live a parte state già lavorando a qualcosa di futuro oppure ancora non ci pensate?

Giulio: Abbiamo la fortuna che Massimiliano è un creativo che ogni giorno scrive cose nuove. Quindi di fatto siamo sempre un cantiere aperto. Sicuramente c’è già del materiale per il prossimo disco, almeno quattro pezzi. Ovviamente con “Tienimi ora” appena uscito dobbiamo promuoverlo sia dal punto di vista degli ascolti ma soprattutto nel proporlo live. Quindi la priorità ora è questa ma si, abbiamo del materiale a cui stiamo lavorando per il futuro.

Di “Tienimi ora” qual è il pezzo più divertente, per voi, da suonare live?

Giulio: Io e credo “Inout” che è la prima traccia con Dome e che apre il disco. È una traccia strumentale che ha una bella potenza live: corto, sparato, che da un lato vorrebbe far quasi pogare le persone e dall’altro farle ballare, c’è un po’ questa doppia identità che a me piace molto.

Lorenzo: Il pezzo che preferisco suonare live è “Demoni”, che è anche la mia best track dell’album.

Alessandro: Sicuramente posso dire “Tienimi Ora” per l’impatto che sta avendo sul pubblico, per me risulta essere quella più divertente da proporre live. Del disco mi piace anche “Spleen”, per tutto il mood che crea all’interno del brano, per il significato. Però, live “Tienimi Ora” è il pezzo più carico, insieme “Inout”.

Massimiliano: Anche secondo me “Tienimi Ora”, un po’ per i ritornelli urlati, un po’ perché fonde un po’ di tutto, è un pezzo che live ha la sua portata potente.

Per concludere quali sono i prossimi appuntamenti live dove vedervi?

Giulio:Abbiamo un po’ di date ma le prime sono queste: 9 dicembre HeadLiner al Pisa Rock Fest (Pisa), 26 gennaio Dissesto Cult (Roma), 10 febbraio Capanno17 (Prato), 19 febbraio Back Stage Accademy (Pisa)

Articolo di Silvia Ravenda

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