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“Andy & The Bowieness” live Firenze

Omaggio artistico alla carriera di David Bowie con performance che intreccia musica e danza

Il 20 gennaio al Teatro Cantiere Florida di Firenze, a cura di Versiliadanza, è andato in scena l’omaggio a Bowie firmato Andy dei Bluvertigo e Lindsay Kemp Company. “Andare in scena” in questo caso non è la solita frase che si usa per raccontare qualcosa che accade in un teatro, o su un palco, ma la scelgo scientemente perché si è trattato di un vero e proprio evento multi-artistico, che ha fatto “scena” nel senso bello del termine.

Di solito sono immune agli inviti che fioccano per vedere tributi, che siano tribute band o spettacoli che omaggiano artisti famosi (vedi i tanti show dedicati ai Queen, che davvero basta, he), ma questa volta accetto la proposta con interesse perché dubito fortemente che un artista poliedrico e talentuoso come Andy Fumagalli ci possa propinare un collage di canzoni giusto per fare un omaggio a un suo “influencer” (parolaccia, lo so).

E infatti, e meno male, che decido di andare – e di questo invito ringrazio ancora l’ufficio stampa che ha curato la promozione – senza particolari aspettative precostituite, che mi permetteranno di godermi uno spettacolo fantastico, dal titolo “Andy & The Bowieness”.

Il Teatro si trova in periferia della città, e non ha parcheggio, ma è tutto esaurito fino all’ultima fila dell’ampia platea; comodo, caldo, il clima è ideale, e il pubblico è incredibilmente composto (così come si deve stare a teatro) e scatenato al tempo stesso (canta a non finire, si sbraccia, balla).

Andrea “Andy” Fumagalli, iconico co-fondatore dei Bluvertigo, propone da tempo, tra i suoi mille impegni, un omaggio alla carriera di David Bowie, con una performance che intreccia musica e danza. Da “Station to Station” a “Space Oddity”, e soprattutto al live “Ziggy Stardust & The Spiders from Mars” quando Bowie si esibì sul palco del Rainbow Theatre di Londra accanto al celebre danzatore britannico Lindsay Kemp.

Sul palco con Andy ci sono musicisti sopraffini, che contribuiranno in modo decisivo alla bellezza dell’evento, con la loro immensa professionalità ma anche con l’immensa gioia che trapelava dai loro volti, dai loro sorrisi: Alberto Linari alle tastiere, Alessandro De Crescenzo alla chitarra, Andrea Squizzato alla batteria, Fabio Massa al basso, Nicole Pellicani a cori e armonizzazioni e Lillya a synth e performance artistiche. Parte integrante e indispensabile di “Andy & The Bowieness” è stata la partecipazione dei danzatori della Lindsay Kemp Company Daniela Maccari e Ivan Ristallo.

Lo show si apre e si chiude con Lillya ai synth, che sarà protagonista per “Life on Mars” anche di una speciale danza “luminosa” in interazione con Andy, bellissima. Andy, pur non necessitando di rinforzi poiché canta meravigliosamente bene, con grande umiltà e senso dello spettacolo, che ha curato in ogni minimo dettaglio per farlo riuscire perfetto e vero al tempo stesso, si fa supportare da Nicole Pellicani, non solo per i cori, ma per veri e propri dialoghi e armonizzazioni, e infine la lascia anche alla voce solista durante i cambi di abito.

Sì, perché questo è uno show che è e deve essere glamorous, e così gli outfit sono diversi, dal completo rosso alla giacca con ricami fioriti, al gilet in raso, alla giacca a pois. Tutto quanto fa spettacolo, e noi ce lo godiamo.

Andy sceglie una scaletta che accontenta tutti – i fan accaniti sono numerosi in sala – e che ci regala due ore intense di musica, con qualche breve chiacchiera, niente che possa interrompere il flusso emozionale che scende dal palco, abbraccia il pubblico, invade ogni angolino del teatro e crea un tutt’uno, come solo i concerti veri e di valore sanno fare.

Andy interagisce però costantemente con noi, lo sguardo è sempre intenso e concentrato sui suoi musicisti e sulle persone in sala, vicine e lontane dal palco, è profondamente coinvolto, non ha filtri da superstar e si percepisce in modo palpabile.

Le persone per Andy contano, si capisce da tenti piccoli dettagli, Per esempio a fine concerto, oltre a ringraziare uno ad uno i musicisti, e tutto il pubblico, tira fuori un foglietto dal quale legge i nomi di tutte le persone che hanno reso possibile la serata fiorentina.

Dopo il concerto, nonostante l’evidente stanchezza che uno show così non può che procurare, si lascia avvicinare senza problemi da alcuni fan, permette di scattare selfie nonostante il trucco sia colato, se ne sbatte, e nel cortile dietro il backstage lo vedo concedersi senza false gentilezze o finti sorrisi, lo fa sinceramente volentieri.

Ci tiene a dirmi che il pubblico fiorentino è stato davvero fantastico, persone appassionate e prese bene, nonostante non sia uno dei pubblici dei più semplici (confermo), e quanto tiene a questo progetto lo spettacolo è incentrato sulla passione che abbiamo, io e i musicisti che mi accompagnano, per David Bowie. Non è un tributo, non mi metto le parrucche per fare Ziggy Stardust o il completo beige per fare Let’s Dance; è solo il mio modo di condividere l’amore che provo per questo artista e per ciò che ci ha lasciato. Ho iniziato a fare questo spettacolo quando è mancato, perché ci è rimasto un tesoro enorme da godere e continuare a condividere.

La prima volta che ho sentito la musica di David Bowie è stata quando è uscito “Ashes to Ashes”, ero un ragazzino e andavo già a suonare, ne rimasi da un lato folgorato e affascinato e da un lato anche un po’ inquietato; è stato un personaggio che ha aleggiato nella mia vita per parecchio tempo e poi ho iniziato a scendere profondamente e in dettaglio nel suo repertorio, per poi spingermi a imparare di più del mestiere. Ho imparato molto da lui, come per esempio gestire la figura di frontman, o la voce per tutto un concerto, ma anche come comporre materiale mio, e sai, ne ho tanto nel cassetto. Bowie è come un faro che mi aiuta a orientarmi.

Gli dico che durante il concerto anche i suoi musicisti sprizzavano passione sì, sai nello showbiz di solito i personaggi di grido si portano sul palco dei musicisti reclutati dalle agenzie, come carne da macello, e risultano poi soldatini che eseguono il compito, magari anche bene. A me questo non interessa. Il chitarrista per esempio è il direttore artistico di Cesare Cremonini, fa mega tour negli stadi, gestisce centinaia di persone; sono tutti super-turnisti che però scelgono di partecipare a questo mio progetto, scavandosi una propria nicchia. Noi ci divertiamo molto sul palco, fedeli alla parola di Lindsay Kemp che ha riportato Daniela Maccari, che ha ricevuto il testimone dal maestro: “ogni performance va vissuta come fosse la prima volta perché potrebbe anche essere l’ultima”. Noi viviamo il concerto intensamente, può essere in un localino piccolo o in mega festival, ha la stessa profonda importanza. Io come sai faccio mille cose oltra al musicista, faccio il dj, faccio il pittore, scrivo colonne sonore, ma il concerto in sé è sempre un momento prezioso per me, e quando riesce tutto a meraviglia, come stasera, sono felice.

Articolo e foto di Francesca Cecconi

Set list “Andy & The Bowieness” 20 gennaio 2024 Firenze

  1. Hello Spaceboy
  2. Absolute Beginners
  3. Changes
  4. Let’s Dance
  5. Stay
  6. This Is Not America
  7. Life On Mars
  8. Under Pressure
  9. Rebel Rebel
  10. Wild Is The Wind
  11. Starman
  12. China Girl
  13. Fashion
  14. Loving The Alien
  15. The Man Who Sold The World
  16. Ziggy Stardust
  17. Space Oddity
  18. Fame
  19. Ashes To Ashes
  20. Heroes
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