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Big|Brave live Busto Arsizio

Suoni ombrosi e disturbanti noise / sludge sperimentale, in egual misura maestosi e schiaccianti

Quante volte, nel corso della nostra vita, ci siamo ritrovati in una situazione che non ci aspettavamo, o che pensavamo diversa, per poi comunque considerare che non è niente male, tutto sommato? A me è capitato anche di recente, più precisamente il 4 aprile al Circolo Gagarin di Busto Arsizio, nella provincia di Varese: luogo veramente stellare, come richiama il suo nome, gestito da ragazzi e ragazze cordiali e accoglienti. La serata prevede l’esibizione dei canadesi Big|Brave, originari del Quebec alla terza e ultima data italiana;  prima volta in assoluto che vengo a contatto con questa realtà musicale così particolare, magnetica, distorta.

Aicher

Apre il concerto Aicher, eccentrico personaggio che ritroveremo poi come quarto elemento nei Big|Brave, al basso. La sua esibizione è concentrata su suoni al limite dell’ onirico, prodotti da varie attrezzature che aveva attorno a sé ; sensazione amplificata dal fatto che fosse eseguita quasi totalmente al buio, con alcuni rari raggi di luce qua e là, che lo facevano ancor più assomigliare a un abitante di un sogno angosciante.

Finita la sua particolarissima performance, non scende nemmeno dal palco, ma impugna direttamente il suo strumento mentre gli headliner fanno il loro ingresso: accolti dal silenzio del pur numeroso pubblico,  non salutano e non si presentano, accordano chitarre e a un cenno della vocalist, si accendono due bulbi posti sul pavimento, luce calda e soffusa, molto bassa: questa, e le sporadiche luci che da blu assumono anch’esse una tenue tonalità calda, le uniche differenze dal set precente. Anche in questo caso si lavora in una assenza di luce quasi totale, facendo disperare chi come me era lì per un reportage fotografico . Chi avrebbe immaginato che disperazione e sconforto sarebbero state la base di tutta la serata?

I Big|Brave , attivi dal 2012, si distinguono per una musica sanguigna, dissonante, un potente ululato catartico. Purtroppo non è stato possibile recuperare una scaletta, e io non avevo mai ascoltato questi artisti prima d’ora, quindi non so raccontarvi a quale album appartengano i brani presentati, se gli artisti abbiano spaziato tra tutta la loro produzione o se si siano concentrati sul loro recente album, il settimo, intitolato “Nature Morte” uscito il 24 febbraio 2023 per Thrill Jockey Records. Posso raccontarvi, però, che il denominatore comune di questi lavori sono i suoni ombrosi e disturbanti noise / sludge sperimentale, in egual misura maestosi e schiaccianti,  che straziano e portano allo sfinimento con ritmi ossessivi e infiniti. La band ci mette davvero un attimo a scaraventare gli ascoltatori in uno stato altalenante tra strazio, sgomento, disturbo psichico, tristezza dolorosa  e momenti di distensione di alcune tessiture di suono quasi sognanti; stati psicologici quasi inesprimibili, tumultuosi e trascendenti.

Il terzetto canadese, formato da Robin Wattie alla voce e chitarra, Mathieu Ball alla chitarra e Tasy Hudson alla batteria e con la partecipazione di Aicher al basso, sembra non mirare particolarmente all’apprezzamento del pubblico e non se ne preoccupano proprio: non interagiranno mai (il chitarrista Ball suonerà contorcendosi per buona parte del live rivolgendo le spalle ai presenti), come se fossero loro soltanto in sala;  non presenteranno mai il titolo di un brano, non parleranno del loro lavoro più recente o da dove nasce tanta disturbante angoscia. Sembra quasi di osservarli, spiandoli dal buco della serratura, mentre suonano, tra gli scricchiolii della chitarra di Ball, la batteria di Tasy con i suoi schianti furiosi e le impennate di voce di Wattie, persi in chissà quale loro mondo.

L’approccio con i Big|Brave non è per nulla facile, ci vuole del tempo per elaborarli e metabolizzarli.
Il pubblico, davvero numeroso, li ascolta immobile, chi a occhi chiusi, chi facendo ondeggiare la testa, come se fossero in uno stato di trance. Ogni tanto si sente un timido applauso, qualche Bravi! nemmeno urlato più di tanto. Solo alla fine la vocalist userà la sua voce per ringraziare i presenti di esserci, dicendo di essere felice di essersi esibita in Italia. Gli altri non si uniscono a lei nei ringraziamenti e nei rapidi saluti, stanno già iniziando a smontare gli strumenti, ma poi chitarrista e bassista si recheranno, lucidi di sudore, all’area merch anch’essa immersa nella luce tenue di un bulbo simile a quelli del palco. Con me i Big|Brave hanno fatto un lavoro eccellente, lasciandomi in dono una sensazione di irrequietezza che mi ha accompagnata fino al mattino successivo, quando ho iniziato a metabolizzare l’esperienza, trovandola davvero particolare e aggiungendola al mio bagaglio di vita.

Articolo e foto di Simona Isonni








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