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Davide Van De Sfroos live Fiamene

Il cantautore ci ricorda che veniamo da una cultura popolare fatta di magia e riti, e non di fake e credulità

Davide-Van-De-Sfross-foto_Roberto-Fontana2022

Davide Van de Sfroos è una garanzia di qualità. Come la sua musica e la sua poetica e, allo stesso tempo, i suoi concerti live. Se la stagione classica, l’age d’or per intenderci, dei cantautori italiani resta viva lo è anche, oggi, grazie proprio a Davide Van de Sfroos. Lo sappiamo, non è stato facile. La scelta del dialetto e i suoi riferimenti gli hanno dettato un percorso – una gavetta – che lui ha saputo percorrere forte sempre della qualità intrinseca e del peso specifico della sua proposta.

E così, dopo anni di strada fatta e, soprattutto, dopo due anni nei quali non si è mai fermato cercando di trovare formule – tutte ottime – per tornare live appena possibile, è uscito con un nuovo album importante di inediti. Un lavoro che è stato portato in tour nella prima parte dell’anno. Poi è arrivata l’estate e le piazze, i festival e le feste come quella di Fiamene, in Valpolicella, in territorio veronese, dove Van de Sfroos è di casa. Il suo live era in scaletta venerdì 5 agosto alle 22.

Il pubblico è quello delle grandi occasioni; la location splendida (seconda, nel Nord Est, solo al teatro del Venda); l’entusiasmo alle stelle e il cantautore lo sente, lo vive e lo percepisce. Un giusto premio alla sua carriera e che il musicista si merita, dopo tutto il percorso artistico fatto fino a qua. Questa festa è la vera Woodstock del Nord Est, ricorda in apertura del suo show; un concerto vero, con 22 brani in scaletta, band al completo e, soprattutto, ingresso gratuito per tutti.

Il vento fresco della collina veronese porta sollievo nella tenaglia della calura padana e lo show, aperto da Neroluce (bravo nel dare dignità cantautoriale a brani classici e, soprattutto, a “Stavo pensando a te” di Fabri Fibra), ne trae vantaggio.

Neroluce

Van de Sfroos, si diceva, è una garanzia per vari motivi. Il primo è quello della sua proposta poetica che si conferma anche nell’ultimo lavoro “Maader Folk”, album con il quale torna a raccontare storie, come nei primi dischi, e allo stesso tempo sperimenta nuove sonorità che, anche sui brani storici, diventano dominanti. Dal classico folk e blues, si passa, in alcuni casi, al rap-funk come, ad esempio, per “Manicomi” e, soprattutto, per la classica “La Poma”.

Certo, ogni artista – Dylan insegna – può fare delle sue canzoni quello che vuole. Se il Bardo di Duluth può permettersi di stravolgere “Like a Rolling Stones”, Van de Sfroos può fare quello che vuole della sua “La Poma”; però, diciamolo assumendoci la responsabilità di questa affermazione, Guccini “L’Avvelenata” forse non l’avrebbe trasformata in un rap. Ma non lo sapremo mai e, dunque, ha ragione Van de Sfroos tanto quanto l’abbiamo noi nel storcere un poco il naso per questa scelta. Sia chiaro, sarà comunque l’unico appunto possibile a un concerto perfetto.

Il secondo pregio del live di Van de Sfroos, infatti, è che lui sa far ballare un pubblico di fan storici e di avventori, all’interno di un contesto di festa, con tavolate e fiumi di birra (e ottimi gnocchi al burro di malga), dimostrando che l’intrattenimento intelligente esiste. Non solo, il suo concerto mostra a tutti che si può ballare e divertirsi anche senza rincorrere per forza rime come cuore – amore, pistolero – bandolero e così via. Insomma, si balla a suon di folk, blues e funk (ci sono pure questi innesti nella scaletta), come si è sempre fatto d’altronde, e senza scadere nel raggaeton commerciale.

L’ossatura del concerto è l’ultimo album, dal quale vengono suonati 7 brani, e poi c’è spazio per un repertorio di oltre 23 anni di attività con 8 album in studio in discografia. Manca qualche grande classico, ma non è una male, anzi. Questo permette di apprezzare “Oh lord, vaarda giò”, singolo cantato nell’album con Zucchero, che Van de Sfroos esegue con grande trasporto e fa nascere, in chi scrive, una richiesta che potrà apparire strana, ma non per chi ha sentito questa esecuzione: ma un bel progetto di Van de Sfroos su Tom Waits non si potrebbe realizzare? C’è già, in repertorio, un primo felicissimo esperimento…

Allo stesso tempo “Il mitico Thor” dal vivo è una bomba e si allinea ai grandi brani come “Pica” e “La balàda del Genesio”. Su queste storie – le sue, quelle della sua terra e della sua gente – Van de Sfroos è davvero erede del miglior Guccini di “Radici”ma con una qualità musicale decisamente migliore.

Nel mezzo, il racconto. Van de Sfroos tesse una narrazione unica durante tutta la serata e che parte dalla crisi attuale che stiamo vivendo tutti per arrivare – grazie alle sue storie che da local diventano global e, dunque, popolari –  alla ricerca di soluzioni nelle tradizioni e nello sguardo che ognuno dovrebbe recuperare sulla quotidianità che ci circonda.  Allo stesso tempo, Van de Sfroos pone come sempre l’attenzione sui riti e sui rituali che sono l’anima vera della cultura popolare. Ed ecco che se un toscanello può far poesia, come ci insegna nel grande classico “Pulenta e galena fregia” ormai diventato davvero canto popolare – tutti i veneti presenti al concerto la cantano – “Nona Lucia” è la canzone con la quale il cantautore ricorda a tutti che veniamo da una cultura popolare fatta di magia e riti, e non di fake e credulità.

A sigillare questo messaggio c’è l’omaggio al Battiato dell’“Era del cinghiale bianco” che viene innestata sul classico nazional-popolare “Yanez”. Nel Veneto, d’altronde, non si può non omaggiare la famiglia Salgari e questa canzone, ora, eseguita qui in questo contesto, è un ulteriore messaggio di ricerca di autenticità. Ma questo, a ben vedere, è davvero il filo rosso che ha legato insieme questa bella serata di musica e poesia che Van de Sfroos ha regalato a una festa e un pubblico per i quali nutre vero affetto.

Il trittico finale è festa pura, subito dopo la bellissima esecuzione acustica di “Akuuadulza”, altro grande classico estremamente attuale. Serve scrivere il perché? Fa davvero bene sapere che in giro, per piazze e feste, c’è Davide Van de Sfroos con la sua band. È davvero una bella boccata d’aria fresca.

Articolo di Luca Cremonesi, foto di Roberto Fontana

Set list Davide Van De Sfroos 5 agosto 2022 Fiamene (Vr)

  1. Sulla via del Palmir
  2. El carnevaal de Schignan
  3. La balera
  4. Gli spaesati
  5. Fiaada
  6. Pulenta e galena fregia
  7. Nel nomm
  8. Manicomi
  9. Guanto bianco
  10. La poma
  11. Oh lord, vaarda giò
  12. El vagabuund
  13. Nona Lucia
  14. Il mitico Thor
  15. La curiera
  16. De Sfroos
  17. Yanez
  18. Il paradiso dello Scorpione
  19. Agata, il cavaliere senza morte
  20. Akuuadulza
  21. Me Canzun d’amuur en scrivi mai
  22. Cyberfolk
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