Si può essere poco più che trentenni e avere sulle spalle vent’anni di carriera? Se ci si chiama Eric Steckel e si registra il primo album a undici anni è possibile! La tappa romana al Crossroads di venerdì 3 novembre è un appuntamento immancabile per gli amanti del Blues e della chitarra, tanto che il locale è gremito di persone per assistere a un concerto che promette tanta buona musica.
Il chitarrista americano sale sul palco puntuale come da programma e viene subito accolto calorosamente dagli spettatori. Sul palco con lui ci sono Elia Micheletto alla batteria e Barend Courbois al basso. La sala viene immediatamente riempita dal sound inconfondibile di Steckel che non si risparmia di “tirare” le valvole del suo amplificatore Mezzabarba creato appositamente per lui.
Parlare di Blues è limitante perché Eric Steckel riesce a fondere vari generi assieme creando una miscela sonora di Heavy Blues ricco di contaminazioni. La tecnica e la velocità esecutiva sono incredibili, uniti a una precisione chirurgica che lo porta a non sbagliare mai. Nonostante le qualità, quasi da shredder, non manca di dare anima al suo stile che emoziona a ogni fraseggio.
Il suono della chitarra di Eric Steckel, una Knaggs signature, è davvero caldo e avvolgente eppure, in controtendenza ai moderni rig chitarristici pieni di effetti, tutto è costruito con il solo suono dell’ampli e dal calore delle valvole. Un approccio minimalista. Unico pedale a terra ai piedi del bluesman americano un Wah, un ritorno alle origini a riprova che il vero suono di un chitarrista è nelle mani e non nell’attrezzatura.
Bisogna riconoscere che anche la band di Eric Steckel è composta da veri fuoriclasse. Barend Courbois (bassista del Michael Schenker Group ed ex Blind Guardian per citare qualcosa del suo curriculum) accompagna senza sosta i funambolici assoli di Steckel, mentre il batterista Elia Micheletto picchia le pelli della batteria con potenza e precisione. Data la bravura dei compagni di palco, Steckel lascerà loro lo spazio per farli esibire in due assoli. La performance solista di Courbois è assolutamente impressionante, un assolo di basso pieno di melodia, velocità e tecnica. Giunto il turno di Elia Micheletto ci troveremo di fronte a un assolo pirotecnico molto spettacolare anche sull’aspetto visivo una vera e propria drum machine umana.
Nonostante il repertorio interamente inedito, Eric Steckel non manca di omaggiare la grande musica del passato proponendo una bellissima versione di “Can’t you see” della Marshall Tucker Band e della celebre “Voodoo Child” di Jimi Hendrix. Due omaggi alla musica degli anni Settanta da dove il suono di Steckel trae ispirazione sicuramente, ma che viene riletto con tutta la freschezza dei tempi di oggi regalandoci concerti unici ed emozionanti come quello di stasera.
Articolo e foto di Daniele Bianchini