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Fatoumata Diawara live Firenze

Afropop con geniali contaminazioni funky, blues e sonorità tropicali, in equilibrio tra modernità e sonorità antiche

“H/EARTHbeat, Battiti del cuore e della terra” è il festival fiorentino dedicato alle musiche del mondo, giunto alla sua seconda edizione. Concerti, film, incontri, laboratori con grandi artisti italiani e internazionali in un nuovo viaggio nella World Music che fa tappa in diversi luoghi della città, fino al 10 dicembre. In questo ricchissimo programma trova spazio il 20 novembre il concerto di Fatoumata Diawara al Teatro Puccini.

Fatoumata Diawara è una delle più vitali rappresentanti della musica contemporanea africana. Cantante, autrice, chitarrista e attrice, la sua carriera è ricca di collaborazioni con i grandi nomi della musica internazionale come Herbie Hancock, Bobby Womack e Damon Albarn con cui collabora stabilmente nel progetto Gorillaz. Afropop con geniali contaminazioni funky, leggerezze tropicali e un perfetto equilibrio tra modernità e sonorità antiche, la sua è una musica che ha molto da raccontare. Reinventa con la sua chitarra i ritmi veloci e le melodie blues del Wassoulou, collocando questo patrimonio in una nuova era e affermando una prospettiva decisamente africana al concetto di cantautrice.

Nata in Costa d’Avorio da genitori maliani, ha cantato come corista per Dee Dee Bridgewater e Oumou Sangaré, prima di firmare con l’influente etichetta World Circuit Records per il suo album di debutto nel 2011. Il suo ultimo lavoro, “London Ko” è uscito nel maggio 2023, e Fatoumata Diawara ha dimostrato ancora di essere capace di reinventare la musica africana tradizionale, unendo le sue radici mandinka con influenze afrobeat, jazz, pop, elettroniche e hip hop.  Pur mantenendo le tradizioni, la musica di Fatoumata Diawara offre una visione profetica di ciò che l’Africa può fare per diventare padrona del proprio destino.

Sul palco del teatro, tutto esaurito nonostante fosse un lunedì piovigginoso, insieme a Fatoumata Diawara alla chitarra voce, troviamo Juan Finger al basso e synth, Jurandir Santana alla chitarra, Fernando Tejero alle tastiere e Willy Ombe alla batteria. I cori sono invece registrati.

Una cosa va detta subito: un concertone, oltre due ore di musica, una partecipazione calorosissima del pubblico, difficile da tenere a bada nelle poltrone.

Fatoumata apre il concerto alla chitarra, una Epiphone SG bianca, che suonerà per tutta la prima parte, al termine della quale farà un importante e coraggioso discorso sull’infibulazione perpetrata, tutt’ora, sui corpi delle bambine in alcuni paesi africani. Ne parla senza avere paura delle parole, senza aver paura di denunciare un dramma che è culturale, che provoca danni fisici permanenti ma che menomazioni psicologiche. Fatoumata sottolinea che molte bambine vengono mutilate anche piccolissime, all’età di un anno, per finire dissanguate e in molti casi morirne, e che la cosa più atroce da accettare è che questa violenza viene eseguita nella cerchia familiare, dalle donne stesse, ovvero da chi le bambine dovrebbe proteggere. Parla di tagli, di fiori recisi. È forse l’unico momento in cui la sala resta silenziosissima.

Ci sono vari momenti di stacco nel concerto, riempiti da piccoli intermezzi soltanto strumentali eseguiti da una band davvero bravissima e molto affiatata, che constateremo durante la serata riuscire ad accompagnare Fatoumata in improvvisazioni che spaziano dal Funk al Blues, dal Reggae al Pop, per una miscela “world” davvero intrigante.

Fatoumata non manca di portare e sostenere ovunque il suo messaggio di libertà femminile, e lo riprende più volte durante il concerto, con convinzione I’m a bird, I have to fly, for freedom of the future generations, for all children in the world.

A metà del concerto il pubblico diventa incontenibile, tutti in piedi ma non solo, molti lasciano la propria comoda poltrona per affastellarsi sotto palco, a ballare. Il concerto diventa una festa, Fatoumata chiama i suoi due figli sul palco e poi chiede alla platea di mandare su anche tutti gli altri bambini presenti, trascina il marito (italiano) da dietro le quinte (che ringrazia per il supporto nella vita) e insieme ballano tenendosi per mano, in una dimensione davvero familiare, ma dove la famiglia è fatta da tutti i presenti in sala, dove il sorriso è il fil rouge del mood gioioso che si è creato.

Dopo due ore è il tempo dei saluti, insieme a tutta la band. Mentre molte persone escono, complice l’accensione delle luci in sala, molte altre vanno sotto palco a reclamare il secondo rientro di Fatoumata, che torna, con tutta la band, per un ultimissimo brano, con il teatro mezzo vuoto e senza luce di palco. Un concerto vero e verace, incredibile.

Articolo e foto di Francesca Cecconi

Fatoumata Diawara 20 novembre Firenze

  1. Tolon
  2. Somaw
  3. Mogokan
  4. Seguen
  5. Sété
  6. Dambe
  7. Yada
  8. Ntara
  9. Nsera
  10. Massa Den
  11. Blues
  12. Anisou
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