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God Is An Astronaut live Torino

Inserite la band irlandese nella lista dei desideri, e andate a vivere un’esperienza che non troverete altrove

Il 21 settembre è per me la data di una esperienza nuova: non ero mai stata prima all’ Hiroshima Mon Amour, storico locale e centro culturale che da oltre 30 anni offre, a Torino, musica, teatro, conferenze, mostre e tanto altro. Nuove persone a cui rompere le scatole chiacchierando, una nuova transenna davanti a un palco molto interessante dove però, stasera, non verrò né spalmata né annaffiata di birra, con mia grande gioia: protagonisti della serata sono i God Is An Astronaut, trio irlandese alla seconda delle loro tre date italiane che li hanno visti raccogliere sold out e pubblico a palate. Nessun opener stasera, saranno loro e soprattutto la loro musica gli indiscussi sovrani del palco.

Questo gruppo strumentale post – rock / space – rock nasce nel 2002 a Glen Of The Downs, Irlanda, per iniziativa dei gemelli Torsten e Niels Kinsella, rispettivamente chitarrista e bassista, a cui si aggiungerà il batterista Lloyd Hanney; dello stesso anno è il loro album di debutto “The End Of The Beginning”, distribuito da Revive Records, etichetta indipendente da loro creata.

La sala, immersa in una luce soffusa, inizia pian piano ad animarsi e riempirsi, compaiono magliette, dischi appena comperati e vinili da far autografare. Poco prima delle 22 compaiono sul palco gli artisti che fanno personalmente poche e rapide verifiche degli strumenti e poi tornano nel backstage facendo cenno ai fonici di five more minutes, mentre le persone si avvicinano il più possibile, ed è chiaro come il sole che stasera non sarà una sera da pogo o crowdsurfing, ma di ascolto attento.

Per i fan dell’accattivante scena post -rock, i God Is An Astronaut non hanno bisogno di presentazioni; per oltre vent’anni, questa band ha esplorato i confini della musica solista per chitarra, introspettiva ed emotiva, forse condividendo più cose in comune con la musica elettronica di quanto molti gli attribuiscono, e si colloca decisamente in cima alla classifica.

I fortunati presenti stasera vivranno l’esperienza unica non solo della celebrazione della loro prolifica carriera, ma del genere stesso. Salgono al buio, senza tanti fronzoli, presentazioni (non servono proprio) o parole di rito: i tre artisti alzano la mano in segno di saluto e ciascuno prende il suo posto.

C’è qualcosa di così puro, così emotivo fino in fondo; la band ha suonato per quasi due ore, un set molto lungo, soprattutto se si considera il fatto che sono guidati principalmente dagli strumenti e dall’ atmosfera, che rapisce i presenti fino all’ultimo secondo, grazie anche a particolari giochi di luce e allo schermo alle spalle che trasmette immagini in bianco e nero, talvolta a colori.

L’interazione con i fan, che sono ipnotizzati,  è ridotta al minimo ed è giusto così: la band non è protagonista, la musica lo è, con brani come  “In Flux ” ed “Echoes” ; motivi ricorrenti si sviluppano in crescendo maestosi in tutto il loro set, dove i vorticosi gemelli si uniscono in un soddisfacente unisono.

Niels, col suo potentissimo quattro corde, ci pettina (vedo fisicamente i miei capelli vibrare, appoggiati sul mio braccio) e sembra completamente immerso nel suo mondo e nella musica, trincerato dietro i capelli; quando il pubblico esplode in applausi e apprezzamenti, alza il braccio quasi a voler confermare di esserci, anche se non sembra. Il gemello Torsten è sempre concentrato a riflettere ed elaborare ogni canzone; durante la performance, non si può non notare quanto sia enorme e ricca di effetti la sua pedaliera.

Pochissimi musicisti in questo, o qualsiasi altro genere musicale con chitarra solista, utilizzano un kit di questo livello, ancor meno con un così grande talento ed esperienza. Torsten fornisce anche sottili intonazioni vocali in vari brani, dimostrando che la voce è uno strumento strutturato a se stante, riempiendo il live con armonie eteree e oniriche.

A circa metà del set, la band ha aumentato di intensità con brani come ” All Is Violent, All Is Bright”, una traccia che impiega del tempo prima di raggiungere un climax esplosivo, con lo StingRay di Niels che fa vibrare muri e pavimenti, Hanney dietro la batteria lo segue a ruota, e Torsten che si destreggia tra corde e pedali.

Il pubblico quasi non respira, fermo in piedi, attorno a me vedo occhi chiusi oppure fissi e persi in chissà quali pensieri; del resto l’intento dei God Is An Astronaut è proprio questo, da oltre due decadi: accompagnare l’ascoltatore in un viaggio introspettivo, sono un sentimento fatto musica, un sogno a occhi aperti. Sono la colonna sonora di un lungo viaggio quando vuoi stare solo con te stesso, sono la notte prima degli esami, sono i momenti di solitudine in relax, e molto altro ancora. Persino i cellulari sono quasi sempre abbassati, se non in isolati casi: questa musica va ascoltata senza distrazioni.
Le luci erano impressionanti, con colori e motivi che cambiavano per ogni canzone e ogni combinazione di luce si adattava perfettamente al brano riprodotto.

Siamo quasi alla fine del live quando i nostri tre irlandesi escono, come da rito, e senza proferire parola: la sensazione è quella di quando ci si sveglia di botto da un lungo sogno, come quando la sveglia è particolarmente ostica e ti guardi attorno chiedendoti Cosa sta succedendo?

Ci siamo sentiti tutti più o meno così, finché qualcuno non chiede One more song!  e si rumoreggia, un po’ indispettiti, finchè i God Is An Astronaut ritornano ai loro posti in uno scrosciare di applausi: We do have one more song, ci rassicura Torsten, presentando “Spectres”, dall’ album “Ghost Tapes #10”, caratterizzata da bpm raramente ascoltati nel Post – Rock, che sfrecciano in accordi dissonanti e linee di basso rimbombanti: ancora una volta siamo pettinati dalle vibrazioni e dalle sensazioni.

Dopo questa esperienza ai limiti dell’onirico Torsten ci saluta, ringraziandoci di essere stati presenti alla serata; quello che dice dopo non lo capisco, perché l’ovazione del pubblico, per la prima volta scatenato nel festeggiarli, copre la sua voce; non sentiremo mai quella del suo gemello Niels o quella di Lloyd, che ci salutano e ringraziano agitando le mani.

Non si possono descrivere in un report, né raccontati in una manciata di fotografie, perché c’è così tanto in termini di creatività e personalità. Certo, questi sono aspetti che si possono ritrovare nei loro ultimi album concentrati sull’esperienza live, ma è solo un assaggio, la punta dell’ iceberg.

In ogni singolo live, la musica è esaltata da fattori come l’illuminazione, la location, il pubblico, il modo in cui ogni musicista percepisce le canzoni  in quel preciso istante in base all’umore del momento: qualcosa che negli album non si trova, ed è per questo che ogni singolo concerto è qualcosa di unico e irripetibil.
Se vi capita l’occasione, inserite i God is An Astronaut nella lista dei desideri, e andate a vivere un’esperienza che non troverete altrove.

Articolo e foto di Simona Isonni


Set List God Is An Astronaut Torino 21 settembre 2023

  1. Age Of The Fifth Sun
  2. Seance Room
  3. In Flux
  4. Far From Refuge
  5. Fragile
  6. Echoes
  7. The Last March
  8. All Is Violent, All Is Bright
  9. Suicide By Star
  10. Frozen Twilight
  11. Burial
  12. Point Pleasant
  13. From Dust To The Beyond
  14. Spectres
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