Ci sono due buone notizie che mi sono portato a casa dalla trasferta romagnola del 29 luglio. La prima è che a San Marino c’è un eccellente negozio di dischi, che per pochi euro può anche spedire direttamente a casa e che ha un grande assortimento, anche di usato; la seconda è che il Verucchio Festival, dopo la grande incertezza dovuta alla pandemia, è ancora vivo e vegeto, e dà rassicuranti segnali di ritorno alla normalità.
Normalità che un tempo significava ospitare date uniche italiane come i Mercury Rev, Emiliana Torrini ed esclusive per il centro Italia come i Calexico, Yann Tiersen e Kooks, e che nelle due edizioni passate ha quasi esclusivamente visto passare (come la quasi totalità dei festival) artisti italiani. Anche quest’anno grande spazio ad artisti locali e italiani in genere, ma la direzione artistica di Ponderosa Music & Art garantisce anche per il futuro la presenza di nomi di primissimo piano.
Il nome di punta di questa edizione, scelto proprio per chiuderla nella consueta sede del sagrato della Chiesa della Collegiata, è stato quello di Jay-Jay Johanson, cantautore svedese che seguiamo con entusiasmo fin dai tempi dell’uscita del grandioso album di debutto “Whiskey”, che guarda caso sarà il più presente nella set list nonostante “Fetish”, il nuovo e splendido lavoro, sia uscito da pochi mesi.
Ed è proprio con un brano da “Fetish” che Jay-Jay, accompagnato dal suo tastierista e programmatore, comincia il concerto: sulle note di “Finally” e delle sue atmosfere cinematiche inizia anche la proiezione sullo schermo messo a fondo palco di una serie di visual bellissimi che si fondono alla perfezione con i suoni e i ritmi vagamente trip-hop delle canzoni di Johanson, che incanta con la sua delicata voce da crooner.
E mentre si susseguono immagini della follia del capitalismo sfrenato che sta facendo implodere il pianeta, alternate con quelle più rassicuranti del mondo della natura e di chissà quali film che hanno ispirato l’immaginario del cantautore, il pubblico si lascia conquistare da canzoni perfette come “Not time yet” o “She doesn’t live here anymore”, nella quale la platea viene chiamata a partecipare al coro, o addirittura a fischiettare in “Heard somebody whistle”.
Jay-Jay, visibilmente emozionato e felice per l’accoglienza, sorseggia di tanto in tanto qualcosa da un bicchiere, quasi a volersi riprendere anche lui dalle forti emozioni di una serata perfetta, che finisce con il pubblico che lo richiama sul palco per tre bis prima del rituale dei selfie e degli autografi sui vinili e sui cd che i tanti fan si sono portati da casa.
Siamo sicuri che anche la farfalla che durante le ultime canzoni del concerto continuava a posarsi delicatamente sulle mani di Johanson, sia tornata a casa con il ricordo indelebile di un concerto bellissimo. E magari tornerà, come faremo noi, a godersi le prossime edizioni del Verucchio Festival.
Articolo e foto di Michele Faliani
Setlist Jay-Jay Johanson Verucchio
- Finally
- So Tell the Girls That I Am Back in Town
- Why Wait Until Tomorrow
- You’ll Miss Me When I’m Gone
- Not Time Yet
- The Girl I Love Is Gone
- Seine
- Far Away
- She Doesn’t Live Here Anymore
- It Hurts Me So
- She’s Mine but I’m Not Hers
- Milan Madrid Chicago Paris
- Tomorrow
- Heard Somebody Whistle
- On the Other Side
- Whispering Words
- Believe in Us
- I’m Older Now